Pubblicato il 23/03/2016, 15:33 | Scritto da Gabriele Gambini

Matteo Cambi: “L’Isola ha svelato le mie fragilità, ma la vita facile oggi non mi incanta più”

Matteo Cambi: “L’Isola ha svelato le mie fragilità, ma la vita facile oggi non mi incanta più”
La parabola umana, descritta nel libro "Margherita di Spine". I 6 giorni vissuti a Playa Desnuda, area più hot de "L'isola dei famosi". La scelta di abbandonare il reality di Magnolia prima del tempo. L'imprenditore si racconta a TvZoom.

Icaro bruciato al sole di un successo imprenditoriale mal gestito, Matteo Cambi ha definito i contorni dorati e sulfurei della sua parabola umana nel libro Margherita di Spine (Mondadori), scritto col giornalista Gabriele Parpiglia, raccontandosi e analizzandosi. Dalla creazione del marchio Guru – 100 milioni di euro di fatturato – agli eccessi di droga e alcol, dalla vita smeralda al carcere per bancarotta fraudolenta. La decisione di approdare a Playa Desnuda, in quel gioco affabulatorio un po’ cialtrone che è L’isola dei Famosi, su Canale 5, più che una conferma di redenzione, per lui ha rappresentato un’opportunità lavorativa: «Ho accettato di partecipare più per fame che per fama. Dopo molte riflessioni, ho pensato fosse un modo per mettermi in discussione e ripartire». Fino all’abbandono, al sesto giorno di permanenza sull’arcipelago dell’Honduras: «Mi sono sentito fragile, talvolta imbarazzato. Ho legato molto con Giacobbe Fragomeni, meno con altri compagni d’avventura. Troppa differenza d’età e di mentalità. Sotto stress, in condizioni anomale, ho pensato a mia moglie e a mia figlia. E sono tornato a casa».

Più difficile mettersi a nudo umanamente scrivendo un’autobiografia o fisicamente, andando a Playa Desnuda?

Sono due cose diverse. Nel libro racconto con precisione il mio percorso di vita, concentrandomi sui miei errori e su ciò che mi ha portato a compierli. Sull’Isola mi sono messo a nudo in senso fisico, e non è stato facile, ma per altre ragioni. Ho quarant’anni, rimanere senza vestiti in un contesto che è sicuramente giocoso, ma che sottopone corpo e mente a condizioni di stress elevato, mi ha imbarazzato e ha svelato le mie fragilità. Ci ho riflettuto, stabilendo che abbandonare il programma sarebbe stata la scelta migliore.

Accettando di partecipare al reality show, sapeva a che cosa sarebbe andato incontro.

Vero. Sono partito con un po’ di presunzione di troppo. Ho vissuto il carcere, so che cosa significhi essere privato della libertà. Per questo ho sottovalutato l’impatto psicologico dell’Isola. Che, per certi versi, ha rappresentato una sorta di seduta psicanalitica: sono emerse delle fragilità difficili da gestire. All’inizio ero disposto ad accettare le regole del gioco, poi, giocando, ho capito che non era così facile.

Vuol dirmi che ci sono analogie tra la privazione di libertà che avviene in un carcere e quella dell’Isola?

Ovviamente sono esperienze diverse. Il carcere ha costituito una prova durissima per ragioni serie, nel libro lo racconto bene. L’Isola, ribadisco, nasce in un contesto giocoso. Ma quando non sei più disposto ad accettare le regole di quel gioco, ti senti fuori luogo.

Le differenze maggiori con i suoi compagni di avventura a Playa Desnuda?

Con alcuni ho legato, con altri, no. Ho trovato impari il confronto con i concorrenti molto più giovani di me. Ho 40 anni e ho scritto diversi capitoli della mia vita. Molti di loro ne hanno meno di 30 e un percorso tutto da scrivere. Mi sono detto: ma io che c’entro, con loro?

Con chi ha legato di più?

Soprattutto con Giacobbe Fragomeni. Lui ha un passato per certi versi affine al mio. Ha vissuto drammi personali, ha commesso errori, ha saputo risollevarsi grazie allo sport. Quando gli ho confidato il desiderio di abbandonare l’Isola, mi ha detto: “Fregatene di quel che pensa la gente, fai quel che ti senti”. Una risposta di cuore, da persona vera. Anche con Andrea ho legato molto.

La difficoltà maggiore invece l’ha trovata con…?

Con la componente femminile di Playa Desnuda. Il loro modo di pensare, i loro contenuti, non sono i miei. Lo dico senza spirito polemico.

La prima cosa fatta tornando a casa?

Abbracciare mia moglie in aeroporto. E prendermi due giorni tutti per me, senza nemmeno seguire l’andamento del programma in tv. Guarderò l’Isola da settimana prossima. Spero che Giacobbe possa andare avanti.

Ora che cosa la aspetta?

Voglio concentrarmi prima di tutto sulla promozione del libro. Per me rappresenta davvero qualcosa di prezioso. Non solo perché mi metto a nudo raccontandomi in tutto e per tutto. Ma anche per mandare un messaggio: tutti hanno diritto a una seconda possibilità nella vita. Specialmente chi, pur avendo commesso errori, è abituato a lavorare sodo.

Lei ha lavorato sodo per arrivare in alto?

Il pubblico ricorda Matteo Cambi per i viaggi sul jet privato e le feste con le modelle, ma pochi rammentano che ho creato il marchio Guru da zero, raggiungendo un fatturato elevatissimo a prezzo di sgobbare tante notti in un garage, spedendo personalmente i primi capi d’abbigliamento realizzati.

L’imprenditoria è un settore che potrebbe ancora far parte della sua vita?

Sono nato in mezzo alla stoffa e ai cenci, i miei genitori erano a loro volta imprenditori del settore. Non saprei fare altro. Dunque, sì, penserò a rimettermi in gioco in quel campo. Ma con molta cautela, prendendomi il tempo necessario e ponderando le mie decisioni.

Oggi i tempi sono molto diversi, rispetto a dieci anni fa.

C’è una crisi economica palpabile, sono cambiati i meccanismi di diffusione e promozione dei brand. Quando ho iniziato io, i social erano inesistenti. Oggi sono parte integrante dell’iniziativa imprenditoriale. La gente, però, è molto più attenta a spendere, nel paniere Istat sono entrati beni di consumo inediti, come i tatuaggi. Da una cosa non si può prescindere, però: la concretezza.

Che messaggio lancerebbe a un giovane desideroso di emergere, alla luce della sua esperienza personale?

Gli direi di credere in se stesso al cento per cento, di osare, confidando anche in un po’ di fortuna, e di non subire il fascino di facili abbagli.

Abbagli come quelli del mondo dello spettacolo.

Ho conosciuto quel mondo, sono stato rapito dai suoi tratti più insidiosi. Proprio perché lo conosco, oggi sono molto severo nell’approcciarmi ad esso. Il desiderio di fama mi ha rovinato, ma ora non mi incanta più.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Matteo Cambi)