Pubblicato il 03/03/2016, 15:32 | Scritto da La Redazione

Dipollina: “Modernità e ironia nel gioco delle coppie 2.0” – Grasso: “Quella lacrima di Bobby Solo e il sorriso cinico di Safiria”

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 50, di Antonio Dipollina.

Modernità e ironia nel gioco delle coppie 2.0

Chiedere per credere. Se sono giovani in buona parte risponderanno che in giro si parla molto di Take me out. E che cos’è? Siamo su Real Time e da martedì è promosso in prima serata con appuntamento settimanale il gioco in questione. Si cade in stile anni Ottanta Mediaset, ma c’è della modernità in agguato. Trenta ragazze in studio, a turno entrano dei pretendenti, maschi c’è modernità ma non esageriamo. Lì per un’ora va in scena il programma e anche dopo una approfondita visione non è che si riesca a raccontare cosa diavolo succeda davvero si tratta di combinare unioni più o meno civili e quelle cose lì. Però c’è una quota di ironia e autoironia superiore rispetto al previsto. Ed è merito soprattutto di Gabriele Corsi, conduttore, estratto dal Trio Medusa, che impedisce degenerazioni. Nel gruppo di autori ci sono alcuni tra i più bei nomi dei social e insomma, può andare. La versione quotidiana è in onda alle 20.10.

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 55, di Aldo Grasso.

Quella lacrima di Bobby Solo e il sorriso cinico di Safiria

«Quella lacrima sul viso è un miracolo d’amore che si avvera in questo istante…». Con un testo così, Bobby Solo non poteva non partecipare a La strada dei miracoli, il programma di intrattenimento religioso condotto da Safiria Leccese (il nome Safiria deriva dal greco e significa «come uno zaffiro»; e dire che Benedetto XVI raccomandava ai genitori di non dare ai propri figli nomi che non siano compresi nel martirologio cristiano). Torniamo a Bobby che a 67 anni ha avuto un figlio, Ryan (il nome non esiste nel martirologio). Ne aveva già 4, ma dalla moglie precedente. Ha raccontato episodi della sua vita nei quali avrebbe avvertito da vicino la presenza della spiritualità e della religione (quando uno ha un guaio invoca il miracolo). È molto difficile parlare di un programma come La strada dei miracoli (Rete 4, martedì, 21.20) perché il discorso puramente tecnico è sempre sovrastato da ragioni più alte.

Se uno per esempio pensasse che il servizio sul Papa e i bambini era girato in puro «stile Povia» («i bambini fanno ooh…»), rischierebbe di fare la fine di Franti. Se uno scrivesse che Paolo Brosio con la sua conversione un po’ ci marcia (immagino che dal programma riceva un compenso professionale), si esporrebbe a metaforici linciaggi. Se uno dicesse che Mario Adinolfi (che combatte con vigore per le radici cristiane del Natale e della Pasqua) si è sposato presso il presso il Cosmopolitan Hotel di Las Vegas, si esporrebbe agli insulti del medesimo. Per questo non pensiamo, non scriviamo, non diciamo. Il programma ha anche raccontato la storia di Santa Maria Goretti (con sequenze prese dalla fiction di Giulio Base e dal bellissimo Cielo sulla palude di Augusto Genina, senza però dichiarare che le immagini erano tratte da questo film del 1949), morta a in anni per difendersi da un tentativo di stupro da parte di un vicino di casa. Intanto, su ogni discussione regna il sorriso luminoso e cinico di Safiria.

 

(Nella foto Gabriele Corsi)