Pubblicato il 27/02/2016, 12:01 | Scritto da La Redazione

Rassegna Stampa – Antonino Cannavacciuolo: “Ma quale stress, in cucina regna la felicità”

Rassegna Stampa – Antonino Cannavacciuolo: “Ma quale stress, in cucina regna la felicità”
L’uomo è proprio come appare in tv: grande, grosso, con i capelli così neri che sembrano lustrati col lucido da scarpe. La moglie Cinzia, minuta, carina, mostra ridendo una foto che sembra scattata in altra vita. «Il suo primo giorno a Villa Crespi; 17 anni e 35 kg fa». Così in una intervista a Repubblica.

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 43, di Lucia Granello

Antonino Cannavacciuolo: “Ma quale stress, in cucina regna la felicità”

L’uomo è proprio come appare in tv: grande, grosso, con i capelli così neri che sembrano lustrati col lucido da scarpe. La moglie Cinzia, minuta, carina, mostra ridendo una foto che sembra scattata in altra vita. «Il suo primo giorno a Villa Crespi; 17 anni e 35 kg fa» Cannavacciuolo sbuffa da un anno non fuma, beve pochissimi alcolici, «perché la televisione richiede una certa disciplina.. La vera battaglia da vincere adesso riguarda la pancia. Lui ci prova, ci mancherebbe: la salute, l’immagine e tutto il resto. Purtroppo c’è chi rema contro. «Ogni volta che provo a mettermi a dieta, i ragazzi della cucina mi accolgono con un casatiello appena sformato, un calzone fritto. E io come faccio? Chilli song mascalzoni veri!.. Villa Crespi, il castelluccio incantato che si specchia nelle acque placide del lago d’Orta, è un cantiere: dalle tubazioni dell’acqua ai tendaggi, tutto sottosopra, messo a nudo. Tra l’umidità del lago e la complessità della struttura, gli interventi di manutenzione più che aggiornamenti ordinari sano operazioni a cuore aperto, E tra un mese esatto, si riapre. Camere tres charmant comprese. «Se sono preoccupato? Il primo week end di apertura abbiamo trecento prenotati. Sarà meglio che sia tutto pronto». Burbero quanto basta, sveglio e determinato come pochi suoi colleghi sanno essere, Cannavacciuolo non è certamente un tipo ansioso. «Tutto merito della mia famiglia», spiega convinto. «Qualsiasi cosa ti succeda sul lavoro, quando torni a casa devi poterti rigenerare. Se questo non succede, allora sono guai». Cavalca l’onda maestosa della notorietà con la sicurezza di un campione di surf, in equilibrio perfetto tra abilità e gigioneria. Governa tutto con il piglio del condottiero: il relais, gli impegni televisivi, i rapporti con gli sponsor, la divulgazione con la Cannavacciuolo Academy , e perfino i dettagli del nuovo libro, che esce martedì per Einaudi, «e quella è una casa editrice tosta, è la prima volta che fanno un libro di cucina.

Habitué delle uscite editoriali (prima de “B piatto forte è l’emozione” ha firmato un libro di ricette e un’autobiografia) , “lo chef che ha unito l’Italia”, come recita la quarta di copertina, ha voluto fare un manuale dal sud a nord. Essere un napoletano amato urbi et orbi gli piace moltissimo. «Mi scrivono da ovunque, perché sentono che sono uno vero, che rispetta i colleghi e non ha mai smesso di fare il cuoco. Io continuo a cucinare. Da questo punto di vista, trentotto puntate di Cucine da Incubo sono un allenamento fantastico”. Gli hanno appena mandato un video del suo arrivo a Taranto per registrare una puntata di Master Chef. Una folla vociante assiepata lungo tutta la strada, i commenti dei passanti, “Ma chi arriva, il Papa?”. Hanno dovuto chiamare carabinieri. «Io le faccio volentieri, le foto, ma quando ci sono centinaia di persone ad aspettarti diventa complicato.. Eppure, all’inizio il rapporto tra Cannavacciuolo e la televisione è stato piuttosto controverso. «A me proprio non interessava. È tutta colpa di Cinzia». Guarda la moglie, che annuisce. Se li avesse, riderebbe sotto i baffi. «Un giorno mi chiamano da MasterChef. Rispondo, Grazie non mi interessa. Mi richiamano. Niente. La terza volta si spazientiscono, Almeno venga a sentire cosa abbiamo da proporle. La trasmissione comincia, ha successo, Cracco diventa il cuoco più famoso d’Italia. E Cinzia mi bacchetta. Vedi, potevi esserci tu. Ma io stavo bene dov’ero, ero concentrato sulla cucina, a caccia della terza stella Michelin, avevo appena comprato casa, aperto un posto bellissimo a Meta di Sorrento, sei camere e una terrazza da sogno. Poi è stata la volta di Cucine da incubo. Io manco sapevo di cosa parlavano, sono andato a cercare notizie su Internet. Volevano che andassi a fare un provino a Roma. Ho detto di no. E Cinzia, sempre lei!, mi dice: ma se vengono loro qui? Allora arrivano, mi visionario, mi dicono “le faremo sapere”. E io: invece facciamo così, voi dite a mia moglie che non vado bene e la chiudiamo qui». Non è andata esattamente così, se è vero che le repliche di Cucine da Incubo continuano a primeggiare nelle classifiche degli ascolti e che, scritturato lo scorso anno come quarto giurato di MasterChef, ne è diventato rapidamente protagonista amatissimo.

«Lo dico sinceramente: metà di me continua a dire “chi me l’ha fatto fare?”. L’altra meta ringrazia Cinzia per avermi spinto a farlo». I tre anni che hanno sconvolto il mondo della famiglia Cannavacciuolo sono racchiusi in un numero: 1.700, ovvero il numero degli scontrini emessi il primo giorno di vita del Cafè Bistrò Cannavacciuolo a Novara. «A metà giornata, mi telefona la cassiera, disperata: Non ce la faccio più, c’è una fila allucinante e la gente si lamenta che aspetta venti minuti per bere un caffè! Lì ho capito che la televisione richiede disciplina e organizzazione anche per tutto quello che succede dopo e intorno. Quando aprirò il prossimo bistrot – nel centro storico di Torino ndr – ci starò più attento». Un progetto via l’altro, il più ambizioso riguarda l’acquisto di Villa Crespi, oggi in affitto, il più sentimentale l’apertura di un ristorante contadino sulla montagna di Vico Equense, il posto dov’è nato e dove suo padre, insegnante del locale Istituto Alberghiero, ha formato generazioni di cuochi. Tonino è stato tra i suoi allievi migliori, insieme all’amico di sempre, Gennaro Esposito, anche lui bistellato. «Voglio fare un posto dove si cucina senza mediazioni tra la terra e la tavola, con lo spiedo, la brace e gli odori dell’orto, quello vero». È il rapporto con le radici a non fargli perdere il senso delle dimensioni: «La televisione è un volano incredibile. Ci sono gli sponsor, i contratti che ti danno tanti soldi, come da cuoco e basta non vedresti mai. Ma crescono anche la pressione e il numero delle persone che vogliono qualcosa da te. Devi imparare a difenderti. lo non credo che lo chef che si è sparato qualche settimana fa in Svizzera – Benoit Violier ndr – si sia suicidato in quanto cuoco. Ci sono un sacco di mestieri stressanti e guai se ci pensiamo come una casta a parte. Però il ruolo dei cuochi è cambiato, quando diventi famoso tutto ti si stringe un po’ addosso, vieni giudicato ogni giorno, ogni servizio. E se sbagli, passare dalla star del momento allo status di incapace è un attimo. A me, per esempio, dopo la televisione è venuta più voglia di stare a casa. Sia come contatto umano, mia moglie, i miei figli, sia proprio come posto. Ci faccio più attenzione, come se fosse una cuccia che mi deve dare conforto».

L’altro conforto è la cucina. «Il 20 marzo chiudiamo il cantiere, rimettiamo in funzione la cucina e fino a fine aprile sto blindato dentro con i miei ragazzi. Ne ho ventiquattro, quest’anno, molti giovanissimi. Qualcuno si perderà per strada, gli altri resteranno tutto l’anno. E non saranno mai da soli, perché la televisione è importante, ma i clienti devono sapere che sono ai fornelli, che mi occupo di loro, che cerco di non mancare mai un servizio». Ingombrante e un po’ guascone, come sempre. La televisione ha costruito tanti personaggi, ma Cannavacciuolo se l’è trovato già pronto, ciuffo ingellato e mani grandi. Dalla Campania con amore. E una sconfinata passione per il casatiello.

 

(Nella foto Antonino Cannavacciuolo)