Pubblicato il 13/01/2016, 11:31 | Scritto da La Redazione

Azzalini: “Non voglio fare il capro espiatorio” – Aldo Grasso: “Bowie e la distanza che separa la Rai dalla contemporaneità”

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 13, di Marco Castoro.

Ma Azzalini: “Io non ci sto a fare il capro espiatorio”

Il capostruttura non ci sta a diventare il capro espiatorio di una situazione che a suo giudizio non è certo una novità per la Rai. In cuor suo spera che qualcuno riguardi attentamente le tabelle sugli orari dei veglioni di Capodanno trasmessi dalla Rai negli anni passati. Magari si scoprirebbe che la puntualità non è di casa a Viale Mazzini. Tuttavia resta il fatto che Antonio Azzalini ha consegnato la sua difesa alla contestazione disciplinare che l’azienda ha avviato nei suoi confronti. Ha ammesso le sue responsabilità e ora ne pagherà le conseguenze. Salvo sorprese verrà sospeso per 8 o 10 giorni, ma la punizione più grave sarà quella della rimozione dall’attuale incarico, con tanto di addio a Rai 1. Una batosta tra capo e collo per uno che considera “sue” trasmissioni tipo Tale e Quale Show, Affari tuoi, i Festival di Sanremo con Antonella Clerici e il primo Fabio Fazio, il concerto all’Arena di Al Bano e Romina.

NON SONO UN BANDITO «Potete immaginare il mio stato d’animo -confessa – frutto di una situazione assai spiacevole, molto delicata, che coinvolge il mio lavoro, la mia famiglia, i miei affetti. Ritengo di essere una persona perbene, non ho mai operato facendo del male all’azienda, non sono un incosciente o un bandito come mi stanno dipingendo». E poi c’è un’altra cosa che ha mandato Azzalini su tutte le furie. È stato scritto che la sua decisione di accelerare i battiti dell’orologio sia stata presa in un momento di irrazionale euforia. NIENTE ALCOL «Ma quale euforia spiega il diretto interessato a leggere i giornali sembra che avessi bevuto litri di champagne. Io ho il morbo di Crohn, una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che mi tiene a dieta forzata da 18 anni. Mangio solamente petti di pollo, pasta in bianco, poca insalata, uova sode e condisco con olio crudo. Mi è vietato ogni tipo di alcolici e non posso prendere nemmeno le medicine, a eccezione di qualche aspirina. Non faccio uso di cocaina, non fumo e non potrei farmi neanche una canna. L’euforia la lascio ai giovani. L’unica mia gioia è stata quella di sapere che Claudio Lippi era fuori pericolo, dopo lo spavento che ci siamo presi per il malore sul palco durante le prove».

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 51, di Aldo Grasso.

Bowie e la distanza che separa la Rai dalla contemporaneità

David Bowie e la Rai. La morte della star che ha rivoluzionato il rock si è meritata persino un commento dell’Osservatore romano: «Una personalità musicale mai banale, via via costruita grazie alle frequenti incursioni in altre forme artistiche prima tra tutte la pittura, ma anche cinema e teatro e grazie all’apertura a innumerevoli suggestioni». E la Rai come l’ha trattata? Proviamo a ragionare su questo caso proprio per capire come dovrebbe comportarsi in prima serata una tv generalista, meglio ancora se di servizio pubblico. La Rai ha dato ampio spazio alla notizia nei suoi tg, ha reso omaggio a Bowie con Blob (Rai 3, ore 20), ha trasmesso su Rai 5 il concerto Ziggy Stardust (21.15) e infine ha trasmesso il film Furyo, 1983, diretto da Nagisa Oshima (23). È poco, è tanto? Premesso che la modernità di una tv generalista si misura anche dalla capacità di stravolgere il palinsesto (anzi, proprio dal tipo di stravolgimento si comprende l’importanza dell’evento), diciamo che la Rai ha fatto il minimo sindacale. E dire che la Rai aveva un debito con Bowie, anche solo per cancellare l’imbarazzante ospitata a Francamente me ne infischio (1999).

Se togliamo Rai 5 (i cui ascolti sono, diciamo così, di nicchia), se pensiamo che nessuna delle tre reti generaliste ha indirizzato il proprio pubblico verso la medesima Rai 5, ci accorgiamo che la Rai ha fatto ben poco. Non ha nessuna importanza cercare di chi è la colpa, è molto più utile capire la distanza che separa oggi Viale Mazzini da un’accettabile contemporaneità. La Rai pensa che il proprio pubblico sia più interessato ai ritocchini estetici di Simona Izzo che alla morte del Duca Bianco? Beh, sarebbe una bella sconfitta dal punto di vista culturale. La Rai non è in grado di spostare ad altra data un documentario di Alberto Angela per far posto a uno speciale su Bowie? Allora meglio Mediaset. Duro il lavoro che attende il dg Campo Dall’Orto.

 

(Nella foto David Bowie)