Pubblicato il 08/01/2016, 16:35 | Scritto da Tiziana Leone
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Con “Cose nostre” Rai 1 sperimenta un modo nuovo di raccontare. Che sia un’alternativa al talk show?

Non solo il talk show. Rai 1 prova un’altra strada per fare informazione, quella dei documentari: con Cose nostre, al via sabato 9 gennaio in seconda serata, la rete diretta da Giancarlo Leone racconta la storia di cinque giornalisti minacciati di morte dalle mafie e lo fa con un programma a metà tra inchiesta e documentario. «Cerchiamo di affiancare al talk show un prodotto che sul piano del racconto ha una grande forza – spiega Leone –. Questo non vuol dire che diminuiremo i talk, visto che vanno molto bene, ma solo che il dovere di Rai 1 è di sperimentare ogni forma di racconto». Le cinque storie non saranno incentrate sul lavoro del Saviano di turno, ma su quello di giornalisti sconosciuti, capaci di inserirsi nel loro territorio con la forza delle loro parole, scritte su giornali minori, ma scomodi, tanto da accendere la miccia delle minacce di cui ogni mafia detiene il fiammifero.

Racconta Arnaldo Capezzuto, blogger a ilfattoquotidiano.it dove descrive la camorra senza fare sconti: « Di minacce ne ho ricevute tante, hanno inviato anche una lettera alla Chiesa del quartiere per dire che avrei fatto “la fine di Siano”. Neanche il nome corretto sanno scrivere». La sua sarà la prima delle cinque storie di Cose nostre, nelle puntate successive arriveranno quella di Michele Albanese giornalista de Il Quotidiano del Sud, di Amalia De Simone giornalista del Corriere.it, di Pino Maniaci direttore di Telejato e di Giovanni Tizian, giornalista de L’Espresso. «Queste cinque puntate sono capaci di offrire un linguaggio televisivo nuovo che non fa sconti a nessuno – sottolinea Claudio Fava, Vicepresidente della Commissione Antimafia –. Sono storie dolorose, dove non c’è un eroe, ma percorsi di vita. In Italia ci sono molti giornalisti che ricevano continuamente minacce da parte delle mafie, con un eclettismo nel linguaggio che non conoscevamo prima. Sono diventati abili anche nell’uso degli strumenti del diritto».

Per realizzare le cinque puntate, gli autori, tra cui Emilia Brandi, si sono infilati nei vicoli dove la mafia vive e si rigenera, ricevendo un’accoglienza non troppo calorosa. «La sensazione di essere seguiti, anche fisicamente, l’ho percepita particolarmente in Calabria – ammette l’autrice -. A Polissena abbiamo fatto una sorta di terapia d’urto, siamo entrati in paese con due furgoni con la scritta Rai ovunque e seguendo i consigli delle forze dell’ordine siamo riusciti a portare a casa il servizio». Alla fine delle prime cinque puntate in seconda serata, Cose nostre tornerà in onda il sabato su Rai 1 nel day time, «un modo per diversificare il pubblico», spiega Leone pronto a continuare il progetto con altre puntate.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Pino Maniaci di Telejato)