Pubblicato il 07/01/2016, 19:34 | Scritto da La Redazione
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“Fuga dall’Isis”: la condizione femminile ai tempi dello Stato Islamico, stasera su SkyTg24

“Fuga dall’Isis”: la condizione femminile ai tempi dello Stato Islamico, stasera su SkyTg24
In onda stasera alle 21, il documentario è un racconto approfondito e dettagliato di che cosa significhi essere una donna prigioniera dell'oscurantismo religioso, realizzato grazie ai reportage di Khaleel al-Dakhi, avvocato, e Abu Mohammed, giornalista.

Quello dell‘Isis è uno dei regimi più brutali al mondo, specialmente con chi è considerato prigioniero, infedele o peccatore. Le donne cristiane Yazide sono fatte oggetto di vera e propria schiavitù. Così, mentre il mondo esita a salvare le migliaia di persone cadute nella rete del sedicente Stato Islamico, un gruppo di uomini coraggiosi ha deciso di rischiare e andare a salvare una a una queste donne. È questo il tema al centro del reportage Fuga dall’Isis, in prima visione per l’Italia, oggi giovedì 7 gennaio alle 21.10 su Sky Tg 24 (canali 100 e 500 di Sky), e in chiaro sul canale 27 del Digitale Terrestre. Il documentario è un racconto approfondito e dettagliato di che cosa significhi essere una donna prigioniera dell’oscurantismo religioso, attraverso le storie di Khaleel al-Dakhi, avvocato, e Abu Mohammed, giornalista, due persone che ogni giorno rischiano la vita perché non vogliono arrendersi al terrore.

Al confine con l’Iraq, le donne yazide vengono rapite in massa dai guerriglieri dell’Isis e poi vendute e trattate come schiave, subendo ogni giorno stupri e sevizie. Khaleel al-Dakhi, avvocato yazida, ha creato una vera e propria rete clandestina per aiutare le donne del suo popolo a fuggire dai territori dello Stato Islamico. Grazie al lavoro di questi uomini coraggiosi, centinaia di ragazze sono state salvate: il gruppo corre ogni giorno rischi incredibili per portare le prigioniere lontano dai loro rapitori, guidandole nel territorio del Califfato verso luoghi sicuri, a volte spostandosi a piedi per due giorni e due notti, senza pause. Chi riesce a fuggire racconta di un vero e proprio inferno: donne, ma anche bambine e anziane, violentate dai terroristi. Le ex prigioniere soffrono di un enorme stress psicologico e portano tutti i segni di un trauma che non svanisce facilmente. Abu Mohammed conduce invece un’altra lotta sotterranea contro l’Isis. Le sue armi sono una fotocamera e internet. Rischiando ogni giorno di essere arrestato o ucciso, con il suo gruppo di attivisti Raqqa Is Being Slaughtered Silently, combatte la propaganda del Califfato diffondendo immagini clandestine di Raqqa, ed è divenuto un punto di riferimento nel mondo dell’informazione per comprendere come si vive davvero nel Califfato Islamico. Dai suoi documenti si può capire che cosa significhi per una donna vivere sotto la legge degli estremisti: costrette a non uscire di casa se non accompagnate da un parente maschio e a coprirsi integralmente con tre veli, lasciando celati anche gli occhi, obbligate a parlare solo a voce bassa in pubblico, frustate o lapidate per adulterio senza possibilità di difesa.

 

(Nella foto un momento del documentario)