Pubblicato il 22/12/2015, 17:34 | Scritto da Andrea Amato
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“Boss in incognito”: la forza di un format a prescindere da chi lo conduce

“Boss in incognito”: la forza di un format a prescindere da chi lo conduce
Il programma di Rai 2, con Flavio Insinna al posto di Costantino della Gherardesca, cambiando quindi radicalmente genere e personalità, ha fotocopiato gli ascolti dell’anno scorso. Ecco perché.

L’anno scorso Boss in Incognito aveva debuttato il 23 dicembre nella sua seconda edizione con Costantino della Gherardesca alla conduzione, registrando il 9,59% di share media con 2,470 milioni di spettatori. Ieri sera, invece, Rai 2 ha portato in onda la terza stagione, ma con un cambio sostanziale, mettendo Flavio Insinna (leggi qui) a narrare le storie al centro del programma. Il risultato è stato molto simile: 9,15% con 2,320 milioni di italiani collegati, con picchi del 12% di share e 2,9 milioni di contatti. Questo significa una cosa sola: il format è forte a prescindere da chi timona. La scrittura del canovaccio, il montaggio e la scelta delle storie sono gli ingredienti principali, poi il conduttore è un accessorio a disposizione dello storytelling.

Non ci sono due talent così differenti come Costantino, cool e fortemente vocato a un pubblico giovane, e Insinna, nazionalpopolare, amato dal pubblico anziano di Rai 1 ipnotizzato dai pacchi di Affari Tuoi. Entrambi bravi, sia chiaro. Eppure, cambiando così tanto la personalità e le caratteristiche del conduttore, Boss in incognito non perde pubblico. Un applauso quindi a Endemol e Rai 2 che hanno ragionato esclusivamente sul prodotto, dinamica non comune nella tv generalista e soprattutto in Rai, dove ancora la dipendenza dai volti televisivi (e dai loro implacabili manager) è molto forte. E molto anacronistica.

 

twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto Flavio Insinna in Boss in incognito)