Pubblicato il 17/12/2015, 17:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Tamara Donà: “‘Hashtag’ è una piccola finestra sul mondo, all’insegna della condivisione”

Tamara Donà: “‘Hashtag’ è una piccola finestra sul mondo, all’insegna della condivisione”
Il programma che descrive la contemporaneità attraverso le parole aggreganti dei social network torna su LaEffe per tre puntate: si parte sabato 19 dicembre alle 18.15. Abbiamo incontrato la conduttrice, che si è raccontata in quest'intervista.

È il nuovo trend televisivo: sfruttare la contaminazione argomentativa col web e costruirci sopra il racconto della contemporaneità. Avviene anche in Hashtag (LaEffe, in collaborazione con Eni, da sabato 19 dicembre alle 18.15 per tre puntate), condotto da Tamara Donà, dove l’aggregatore tematico di parole più popolare sui social network diventa leva per incontrare volti noti delle arti e dei mestieri e descrivere, tramite le loro esperienze dirette, un pezzetto di mondo che ci riguarda da vicino. Si parte con #scatto, hashtag attorno a cui ruota la prima puntata, il cui significato viene analizzato all’interno di quattro discipline (fotografia, lo sport, la cultura e l’economia), si prosegue con #realtà e si finisce con #commedia. Al termine di ogni episodio, un intervento dal sapore metafisico di quel funambolo della parola di Alessandro Bergonzoni. «Sviscerare ogni parola da tanti punti di vista e incontrare i personaggi che ci hanno aiutato a farlo in diversi luoghi d’Italia rende il programma itinerante e lo diversifica dalle classiche interviste in studio», commenta Tamara.

#hashtag segna il ritorno a un certo tipo di tv che forse le era mancata, visto che negli ultimi periodi si era concentrata maggiormente sulla moda e sul beauty.

Essere chiamata per la conduzione è stata una sorpresa e mi ha fatto molto piacere. Un po’, è un desiderio che si avvera, perché in passato avevo in mente progetti più o meno simili. Posso dimostrare che questo genere di programmi sono nelle mie corde e posso farlo in una realtà moderna e curata come LaEffe, dai tempi rilassati, umani, mai frenetici.

Il tratto distintivo del programma sono le classiche interviste ad ampio respiro. Solo che gli ospiti non vi raggiungono in studio, andate voi a trovarli. E non si raccontano in prima persona, raccontano la loro professione e il loro mondo.

Esatto. L’aspetto itinerante ha reso coinvolgente la realizzazione del programma. Nella prima puntata siamo partiti dall’hashtag #scatto, scelto perché ha significati multiformi. Uno scatto fotografico, uno scatto fisico nello sport, uno scatto culturale, inteso come passo in avanti.

Qualche incontro che l’ha colpita?

Tantissimi. Rocco Moliterni, giornalista sportivo che nella prima puntata ha usato l’hashtag #scatto per raccontare piccole istantanee inedite della sua città, Torino. Gene Gnocchi, dall’intelligenza brillante e poliedrica. Marinella Levi, docente del Politecnico di Milano che, nella puntata dedicata a #realtà, ci ha mostrato le meraviglie delle stampanti 3D.

Un #hashtag che contraddistingue il presente di Tamara Donà?

Sceglierei la parola “condivisione”. In un momento di grande paura nei confronti del diverso, abbattere le barriere interpersonali è un modo per evitare il rischio dell’individualismo esasperato.

Il mondo dello spettacolo, per esempio, è molto individualista.

Forse sotto certi aspetti, ma tutte le volte che mi sono chiusa in me stessa, mi sono sentita persa. Condividere le idee fa bene.

Una parola che invece contraddistingue il suo passato?

Direi “viaggio”. C’è stato un tempo in cui viaggiare era per me un’urgenza vitale come il respirare. Ho iniziato da adolescente a capire che avrei voluto fare questo mestiere. Per poterlo fare, viaggiare era una prerogativa essenziale.

Quando ripensa al suo viaggio professionale, ha qualche rimpianto?

Rifarei le stesse cose, ma con un approccio diverso. Sono sempre stata molto ansiosa. Forse mi sentivo inadeguata e per questo mi stressavo nel tentativo di risultare all’altezza delle sfide professionali che mi capitavano. Ricordo i tempi di Night Express

Night Express ha segnato un periodo importante della sua carriera.

Avevo un’ansia pazzesca, prima di condurlo. Poi mi lasciavo andare. Ottenendo grande soddisfazione. Per questo dico che le cose fatte, le rifarei tutte. Il mio percorso è stato coerente.

Una parola che suggerirebbe in caso di prossima stagione di Hashtag?

#attesa. Un termine con cui si possono aprire mondi infiniti. Anche in ambito femminile, perché l’attesa più dolce coincide con la maternità.

Un tempo mi aveva confidato di essere poco tecnologica. Ora, con un programma che richiama in modo evidente i social network, si è adeguata?

Sono diventata social un po’ per curiosità, un po’ per necessità. Ho instagram, twitter, uno smartphone, un ipad. Ricordo quando, verso la fine degli anni ’90, curavamo la rassegna stampa su Italia 1 attingendo solo dai cartacei. Poi un giorno ci dissero che avremmo dovuto iniziare a farla dal web. Fu una rivoluzione copernicana.

Una rivoluzione che la diverte?

Mi diverte il mondo della rete. Ma punto a salvaguardare sempre il mio privato. Quello non si tocca. Col tempo, ho capito che non esiste soltanto la carriera e se vuoi star bene davvero, hai bisogno di altro: i sentimenti, la famiglia, aspetti da tutelare e da tenere separati da tutto il resto.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Tamara Donà)