Pubblicato il 17/12/2015, 14:31 | Scritto da La Redazione
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Scialpi accusa: “Bocciato da Conti a Sanremo perché sono gay” – Dalla P2 al programma in tv: “Le logge segrete esistono ancora”

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 26, di Andrea Biondi.

Scialpi accusa: “Bocciato da Conti perché sono gay”

«L’anno scorso ho presentato un brano che era piaciuto tantissimo a Conti, anche se i giochi erano fatti mi aveva detto di presentarlo comunque perché non si sa mai. Poi l’anno scorso ci siamo visti, ci siamo sentiti su whatsapp. Quest’anno ingenuamente l’ho ripresentato dicendogli via messaggio che «quest’anno lo vorrei fare, visto il consenso popolare, con mio marito». Ma nulla di fatto. L’accusa contro il Festival di Sanremo e il suo conduttore-direttore artistico la lancia Scialpi dai microfoni di Un giorno da pecora su Rai Radio2. Come le ha risposto? «Eh, praticamente non mi ha cagato di pezza». L’accusa sarebbe che a Sanremo non vi hanno voluto perché siete una coppia omosessuale? «Lo lascio decidere agli altri», ha allusivamente risposto Scialpi alla domanda dei due conduttori Geppi Cucciari e Giorgio Lauro.

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 12, di Claudia Guasco.

Dalla P2 all’ultimo programma in tv: “Le logge segrete? Esistono ancora”

Fino a novant’anni è sempre stato in movimento. Conduceva un programma televisivo su Odeon dall’ammiccante titolo Venerabile Italia, combatteva una personale battaglia per riavere «cento milioni di dollari del tesoro Gelli-Tassan Din di cui sono stato derubato», scriveva poesie e dispensava consigli di vita: «Meglio burattinaio che burattino», diceva a proposito del suo passato. Di cui non rinnegava nulla: «La P2? La rifarei tranquillamente». NOMI MISTERIOSI Ora che Licio Gelli è sdraiato in una bara con il rosario in mano, sono in molti a spostare lo sguardo su Villa Wanda, la dimora di fine ottocento adagiata su un versante della collina di Santa Maria delle Grazie, a Castiglion Fibocchi, frazione di Arezzo. Per lui era più di una casa, era un rifugio, il forziere dei suoi segreti. Il 17 marzo 1981 i magistrati milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo, che indagavano sul crac Sindona, varcarono i cancelli e nella perquisizione trovarono una valigetta: dentro c’erano il Piano di rinascita democratica e una lista di 962 iscritti alla P2. Forse un elenco incompleto e si è molto favoleggiato di altri quaranta nomi misteriosi registrati in documenti tute ora custoditi in qualche anfratto della casa.

LE RISPOSTE Alla domanda Gelli non ha mai risposto davvero, piuttosto ha svicolato allusivo: «I nomi sono quelli eventualmente dichiarati. Il resto è nell’oblio. Certo, può darsi che un giorno, chissà, col tempo, riemerga qualcosa…». Probabilmente sarà uno dei tanti misteri che Gelli porterà con sé nella tomba, a cominciare dal primo: come è riuscito un uomo con la licenza di terza media, direttore di una fabbrica di materassi, arruolato a 18 anni con le camicie nere partite per la guerra in Spagna, la cui dichiarazione di fede era «sono nato fascista e morirò fascista», diventare uno dei personaggi più potenti dell’Italia repubblicana? Chi gli è stato accanto spiega che è su alcune precise caratteristiche che ha costruito il suo potere: il coraggio di osare, la forza delle informazioni, i rapporti con la politica. Amava gestirli dal salotto di Villa Wanda. Gelli faceva accomodare i suoi ospiti su poltrone in pelle marrone, in una stanza arredata con quadri e porcellane cinesi. Nel 2006 la dimora venne pignorata, a ottobre 2013 sequestrata, ma pochi mesi dopo i reati andarono in prescrizione e la magione tornò in pieno possesso di Gelli, che comunque aveva continuato a viverci. E qui si è spento, anche se «la morte era l’ultimo dei sui pensieri», racconta uno dei suoi legali, l’avvocato Gianfranco Ricci Albergotti. «Era tranquillo, i suoi pensieri erano non di guerra ma di pace. Il grande cruccio in realtà era non avere i figli vicini». Raffaello, Maria Rosa e Maurizio l’hanno rivisto nella camera ardente insieme alla madre Gabriella Vasile, seconda moglie di Gelli. La prima, Wanda Vannacci, è morta nel ’93, negli anni Ottanta hanno perso una figlia.

LE TELEFONATE Lo scorso 21 aprile il «gran burattinaio» ha compiuto 96 anni. «Ho ricevuto cento telefonate e molte visite», ha riferito soddisfatto. Fino all’ultimo ha seguito con attenzione le vicende nazionali ed estere: «Sono rimasto molto colpito dalla tragedia dei migranti nel Mediterraneo». Geopolitica e raccolta dei dati erano il suo pallino. L’11 febbraio 2006 ha regalato al Comune di Pistoia il proprio “archivio non segreto”, con una discussa cerimonia ufficiale patrocinata dal municipio ma disertata dagli amministratori locali. Restano segreti, e nella sola disponibilità del Venerabile, i numerosi archivi sparsi tra Montevideo, la Svizzera, Castiglion Fibocchi, l’Argentina e Montecarlo. E la cosiddetta «rubrica dei 500», i fascicoli intestati da Gelli a politici e uomini di chiesa, società e banche, non è stata mai trovata. In compenso durante una perquisizione dai vasi del giardino di casa sono spuntati lingotti d’oro che si sospetta facessero parte del tesoro di re Pietro di Jugoslavia. Lui ha sempre negato, con la stessa sicurezza con cui affermava che le logge coperte esistono ancora. «C’è sempre una grande richiesta di adesioni alla massoneria», diceva. «Ma non a tutti coloro che bussano viene aperto. E c’è un “contenitore” riservato a persone le cui identità per l’incarico o la professione che svolgono sono conservate solo dal Gran Maestro. Le logge coperte esistono, e sono necessarie».

 

(Nella foto Scialpi)