Pubblicato il 10/12/2015, 13:35 | Scritto da La Redazione

Il cinema salvato dalla rete e dalla tv – Il mercato televisivo torna a crescere con l’offerta pay

Il cinema salvato dalla rete e dalla tv – Il mercato televisivo torna a crescere con l’offerta pay
Come cambia la produzione: piattaforme digitali, big dell'e-commerce e canali satellitari finanziano sempre più film. E la lunga serialità rinnova il linguaggio del grande schermo. E poi i dati dell’indagine It Media Consulting 2015-17.

Rassegna stampa: Il Mattino, pagina 14, di Gloria Satta.

Il cinema salvato dalla rete e dalla tv

Come cambia la produzione: piattaforme digitali, big dell’e-commerce e canali satellitari finanziano sempre più film. E la lunga serialità rinnova il linguaggio del grande schermo.

Alibaba, il gigante cinese dell’e-commerce, finanzia Mission: impossible-Rogue Nation, ultimo capitolo della saga d’azione interpretata da Tom Cruise. Netflix, la piattaforma digitale appena sbarcata in Italia, produce Beasts of No Nation, lo sconvolgente film di Cary Fukunaga sui bambini-soldato africani, e coprodurrà in tandem con Brad Pitt Okja del regista coreano Bong Joon-ho (Snowpiercer), mentre realizza la sua prima produzione originale italiana con la società Cattleya: la serie Suburra dal best seller di Bonini e De Cataldo. E se Sky Europa produce The Last Panthers, Sky Italia (che ha all’attivo successi come Romanzo Criminale, Gomorra venduto in 170 Paesi, In Treatment il cui secondo ciclo sta ottenendo ascolti sorprendenti mentre è in lavorazione The Young Pope di Sorrentino) su spinta del capo di programmi Andrea Scrosati ha appena mandato nelle sale il suo primo film per il cinema, il thriller In fondo al bosco, e investirà in quattro ulteriori produzioni a basso budget. Non è finita. Amazon, altro big del commercio elettronico, produce La tigre e il Dragone 2, mette sotto contratto Woody Allen per sei puntate tv e finanzierà 12 film all’anno. All’appello non manca YouTube, il canale video di Google, che ha iniziato a contattare produttori e studios di Hollywood per investire in una decina di film e fiction solo nel 2016.

RIVOLUZIONE Il cinema cambia pelle. Ed è oggi protagonista di un’autentica rivoluzione che lo porta a intersecarsi inesorabilmente e definitivamente con le piattaforme tv e con la rete. Mentre le major, che dominano il 90 per cento del mercato nordamericano, continuano a sfornare blockbuster a base di effetti speciali, i nuovi produttori (e distributori) puntano sulle illimitate potenzialità offerte da Internet che moltiplica in misura esponenziale il numero degli spettatori spalmandoli nel mondo intero. Il mercato globale oggi deve dunque vedersela con player inediti che appaiono destinati ad avere un peso crescente. E soprattutto considerano il cinema un tutt’uno con la lunga serialità tv che punta ormai sui grandi registi, gli sceneggiatori di nome e le star, aggiudicandosi poi premi prestigiosi. «Non si può capire la portata dell’attuale rivoluzione se non parla delle serie tv che stanno cambiando per sempre il linguaggio del cinema e i gusti del pubblico», spiega il produttore Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica e il primo a intuire le potenzialità della fiction di qualità (già dieci anni fa, quando realizzò con Sky Romanzo criminale). «Il cinema, se vuole sopravvivere, deve ritrovare una sua forza specifica: la gente ormai è disposta a uscire solo per vedere film, piccoli o grandi che siano, dotati di una forte identità. Le buone fiction hanno aiutato il cinema americano a rinnovarsi, mentre il nostro deve ancora mettersi al passo».

REGISTI Ted Hope, vicepresidente di Amazon, ha dichiarato che il budget dei film che intende produrre sarà basso: dai 5 ai 25 milioni di dollari. E, a parte Woody, ha assoldato registi acclamati come Ridley Scott, Paul Weitz, Guillermo Del Toro. «Dopo Mission: impossible abbiamo intenzione di investire in altri film insieme con gli studios», ha rilanciato Zhang Qiang, presidente di Alibaba Pictures. «Il kolossal interpretato da Tom Cruise è il primo passo della nostra collaborazione con il gruppo cinese», conferma Rob Moore, vicepresidente di Paramount. Netflix, che vanta serie-cult come House of Cards sugli intrighi della politica americana e Orange is the new black ambientato in un carcere femminile, investirà nel 2016 ben 3,3 miliardi di dollari nella produzione. Come tutte le rivoluzioni, l’entrata in scena dei nuovi player scatena perplessità e qualche protesta: gli esercenti americani si sono arrabbiati con Netflix che ha ridotto l’intervallo tra l’uscita di un film nelle sale e il suo sfruttamento sul web. C’è chi si preoccupa che la rete possa condizionare i contenuti del cinema o, peggio, decretarne la morte. I dati, per ora, danno ragione al nuovo che avanza: dal 2009 al 2014 gli incassi mondiali nelle sale sono aumentati del 33 per cento.

 

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 21, di A.Bio.

Il mercato televisivo torna a crescere con l’offerta pay

Indagine It Media Consulting 2015-17.

Timidi segnali di ripresa per il mercato televisivo italiano, con ricavi che nel 2015 sono attesi in aumento dello 0,6 per cento. E dovrebbe andare anche meglio nei prossimi anni: tasso di crescita medio annuo dell’1,8% da qui al 2017. Le prime anticipazioni del rapporto annuale sul mercato televisivo italiano-redatto da It Media Consulting e che sarà diffuso martedì prossimo certificano un sospiro di sollievo molto atteso, dopo gli oltre 200 milioni di euro persi nel 2014. Calo dei ricavi pubblicitari, ma anche contrazione delle entrate da pay tv e prelievo operato dal Governo sul canone avevano lasciato il segno. Secondo le elaborazioni di It Media Consulting il peggio però a questo punto dovrebbe essere alle spalle. Certo, si è ancora ben lontani dagli 8 miliardi di euro di giro d’affari, visto che i ricavi del settore tv in Italia dovrebbero attestarsi a 7,6 miliardi a fine 2015 e a poco meno di 7,9 nel 2017. Però si tratta di un trend crescente. E in questo senso le aumentate possibilità di fruizione non lineare hanno portato acqua al mulino del business televisivo. I dati indicano un miglioramento trainato soprattutto dalla pay tv (3,45% di tasso di crescita medio annuo) a fronte di una sostanziale stabilità del canone (+0,2%) e di un aumento della pubblicità a un tasso annuo dello 0,95 per cento.

Non una cavalcata quindi per l’advertising, appesantito ancora da una congiuntura incerta. Dall’altra parte il segmento della tv a pagamento guarda invece l’alto, grazie allo sviluppo dell’offerta digitale terrestre e soprattutto della broadband tv. Le proposte che vanno da Sky Online a Infinity (Mediaset), a Timvision, a Chili, a Netflix (e dall’anno prossimo arriverà anche la Vodafone Tv) sono dunque attese in grande ascesa: triplicheranno i propri accessi (prime abitazioni) diventando la modalità primaria 900mila abitazioni rispetto alle 300mila attuali. Guardando poi all’interno della stessa tv a pagamento, se è vero che It Media Consulting valuta con maggiore ottimismo le performance del digitale terrestre (e quindi Mediaset Premium) rispetto a quelle del satellite (Sky), i dati evidenziano comunque una leadership di Sky sul mercato non attaccabile con quota del 75 per cento (rispetto al 79% del 2015).

In generale nel mercato televisivo Mediaset, Rai e Sky Italia si spartiscono la quasi totalità del mercato, con una quota combinata di circa il 94 per cento. Questa quota calerà di un punto percentuale nel 2017, in conseguenza allo sviluppo degli operatori di broadband tv. Sky Italia, pur confermandosi ancora il principale attore (35,02% di quota nel 2015 e 34,31% nel 2017) vedrà però ridursi il divario da Mediaset (30,05% nel 2015 e 32,96% nel 2017) con Rai più indietro e sostanzialmente stabile (29,03% di quota nel 2015 e 2947% nel 2017).

 

(Nella foto la locandina di Suburra)