Pubblicato il 17/11/2015, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini
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Barbara Foria: “Sto vivendo il miglior periodo della mia carriera. I vegani? Accetto le critiche, non le offese”

Barbara Foria: “Sto vivendo il miglior periodo della mia carriera. I vegani? Accetto le critiche, non le offese”
La comica di "Colorado" traccia un bilancio, tra presente e futuro, non scordando di fare alcune precisazioni sulla polemica social scaturita dopo un suo monologo in cui ironizzava sulla militanza "vegan".

Mai come nell’era social, la satira diventa metro di misura della qualità argomentativa di un Paese. Se ne è accorta Barbara Foria, che sta vivendo il momento più florido della sua carriera, strappando consensi sul palco di Colorado, in onda su Italia 1, in attesa di approdare a dicembre su Comedy Central nello spazio Palco doppio Palco con Eu…foria, one woman show di un’ora in cui sfodererà il suo repertorio di monologhista attenta alle sfaccettature antropologiche della contingenza. Che sono beffarde, spietate. Perché la comicità spaventa chi non ha l’acume per comprenderla. Se il comico ironizza sul tuo vicino, ridi. Se lo fa su di te e tu sei un livoroso, magari ti incazzi.

«Nelle scorse puntate di Colorado, ho scelto di ironizzare sulla moda vegan quando diventa militanza cieca: ne ho parlato non certo per celebrare il maltrattamento degli animali, ma per raccontare con leggerezza alcune forme di esaltazione della nostra società», dice la biondissima attrice napoletana. «Non l’avessi mai fatto. La mia pagina Facebook è stata presa di mira da minacce di ogni genere. Un piccolo gruppo che non ha compreso l’intento sdrammatizzante del mio spettacolo. Da un lato, è un fatto positivo. Significa che la comicità ha una portata mediatica efficace. Dall’altro, mi fa riflettere su come i social siano diventati lo sfogatoio di frustrazioni nascoste dietro al paravento della tastiera».

I suoi colleghi anglosassoni della stand up comedy cercano di far ridere il pubblico scivolando non su una buccia di banana, ma su una merda di cane, portando alla luce la consistenza escrementizia dei meandri della nostra società.

La stand up ha tratti ben più cattivi dei miei. Comici gay che prendono di mira l’universo gay. Ebrei che ironizzano sui luoghi comuni intorno agli ebrei. La mia satira sociale non ha intenti così abrasivi: prendo spunto da ciò che vedo attorno a me e lo rielaboro con ironia. Raccontandolo e, nel contempo, mettendolo a fuoco nei suoi lati grotteschi. Fa parte del mestiere del comico. Ma reazioni così violente non me le sarei mai aspettate.

Come l’ha presa?

Su Facebook rispondo personalmente a chi mi scrive. Il numero di fan è in crescita e ciò mi rende felice. Le minacce e gli insulti di un piccolo gruppo di sedicenti vegani sono arrivate d’un colpo, poche ore dopo la messa in onda. Sulle prime, ho tentato di rispondere. Quando ho capito che il loro intento non era dialogare, ma offendere, ho reso pubblici alcuni messaggi tra i più eclatanti e ho bloccato alcuni utenti. Che ognuno si prenda le sue responsabilità.

Crede si tratti di un problema culturale?

Da un lato, è l’arma a doppio taglio dei social quando diventano contenitori di frustrazioni. Dietro la tastiera ci si nasconde e si possono svelare gli aspetti più beceri del nostro essere. Mi è capitato di parlarne di recente anche in Chi c’è c’è chi non c’è non parla, ogni sabato mattina su RTL 102.5, nuova esperienza bellissima che mi è capitata. Dall’altro lato, credo che l’Italia debba ancora crescere culturalmente, accettando la satira come strumento di racconto intelligente. L’ironia, del resto, è il metro di misura del grado di evoluzione di un Paese.

Un comico va sul sicuro solo quando parla di relazioni amorose interpersonali, perché generalizza e non colpisce categorie precise. Quando invece si focalizza sui dettagli, la musica cambia.

Anche quando, durante un monologo, avevo parlato di sesso ironizzando su alcune mancanze maschili, c’era chi non l’aveva presa bene. Delle reazioni veementi c’erano state, ma non della stessa portata di quelle recenti.

Si fermerà? Cambierà target?

Al contrario. Continuerò per la mia strada. Questo mese di novembre mi ha portato in dote tante sorprese positive. Proprio in questi giorni, sto girando a Napoli un film con Maurizio Battista e Enzo Salvi. Sono contentissima di girare nella mia città. Questa è la mia prima commedia per il cinema. Sto raccogliendo i frutti di anni di gavetta.

I frutti televisivi mainstream sono su Colorado, quest’anno con una conduzione rinnovata e con qualche polemica sull’effettiva portata del formato cabaret.

Trovo che la presenza di Luca e Paolo alla conduzione sia un valore aggiunto potentissimo. Sono attori che hanno fatto la storia della televisione, hanno tempi comici consolidati e possono farti da spalla in qualsiasi momento con capacità di improvvisazione incredibile. Per alcuni colleghi, questa è l’edizione più bella e credo di essere d’accordo, pur ricordando con piacere tutte le precedenti. Colorado conserva due punti di forza, per me.

Quali?

La varietà di repertorio. Siamo davvero tanti e possiamo accontentare palati di pubblico diversi. Per ciò che riguarda me da vicino poi, essendo monologhista, dunque abituata a tempi dilatati per entrare in palla con le battute, esibirmi con solo 4 minuti di tempo è una palestra formidabile. Mi consente di affinare le mie qualità.

Il 14 dicembre invece sarà in onda su Comedy Central.

Ho appena finito di registrare lo show. Sarà qualcosa di ampio, partirò dalla consapevolezza dei miei quarant’anni e come fil rouge parlerò dell’amore in tutte le sue forme comiche: l’amore per se stessi, l’amore nelle relazioni interpersonali. Mi sono ritrovata a lavorare col regista Riccardo Recchia, che conosco da una vita, perché con lui ho debuttato tanti anni fa a Martina Franca. A quei tempi, muovevo i primi passi. Ricordo con piacere il periodo in cui andavo in onda anche su Antenna 3 con Gepi Cucciari e Teresa Mannino. Il più bel complimento ricevuto dopo la registrazione è stato: “Meriti di ottenere il loro successo”.

A che cosa ha rinunciato, per inseguirlo, quel successo?

A tante cose. A una carriera da avvocato. A delle progettualità amorose con lieto fine, probabilmente.

A 40 anni, del resto, come ribadisce nei suoi monologhi, è tempo di bilanci.

Intanto spero di raggiungere il doppio dei 40 anni (ride, nda). Però è vero, a 40 anni si inizia la raccolta. C’è un po’ di paura, che coincide con qualche acciacco e qualche ruga in più. Non puoi permetterti di fare l’alba in discoteca senza pagarne le conseguenze. Sei costretta a montare sul motorino un bauletto, tipo armadio portatile, per portarti appresso giacche e maglioni coprenti.

E i bilanci amorosi?

Ho amici maschi quarantenni che sono diventati padri. A quarant’anni, un uomo diventa ipocondriaco ma conserva lo spirito del ragazzino. Quando parlo di loro nei miei monologhi, li cito sempre come contraltare indispensabile al racconto delle donne. Perché il racconto delle donne è diventato un topic dei miei spettacoli, grazie al successo che riscuote. Mi ispiro alle mie amiche. E poi penso a me. Ho delle relazioni importanti alle spalle. Non cerco niente, se un amore dovesse arrivare, arriverà spontaneamente.

Alla maternità non pensa?

Due anni fa mi è capitato di pensarci intensamente. Ora meno. Anche lì, se dovesse arrivare, bene, altrimenti, non me ne farò un cruccio. Essere madre per una donna è una cosa bellissima, ma non è l’unica.

C’è il lavoro, come dicevamo.

C’è il lavoro. Voglio insistere su questa strada. Il mio difetto è che a volte sono eccessivamente critica nei miei confronti. Lo sono perché voglio costantemente migliorarmi. Sono affamata di novità. Oltre a Colorado, Comedy Central e al film che sto girando, con alcuni amici sto preparando una serie per il web. Un esperimento divertente, un nuovo terreno da sondare.

 

Gabriele Gambini
(Nella foto Barbara Foria)