Pubblicato il 15/11/2015, 15:01 | Scritto da Francesco Marchesi
Argomenti:

Usa: meno pubblicità in tv contro la fuga degli spettatori sulle piattaforme digitali

La tv lineare prova ad attrezzarsi e cercare nuove formule per riconquistare gli spettatori sempre più distratti dallo tsumani di contenuti video disponibili sulle diverse piattaforme digitali. I maggiori gruppi americani hanno iniziato, o stanno per farlo , a testare interruzioni pubblicitarie – i «consigli per gli acquisti» come diceva Maurizio Costanzo – più brevi. Lo scopo è quello di riconquistare un pubblico che si sta abituando a dosi minori se non nulle di spot pubblicitari consumando sempre più video e contenuti in streaming. In particolar modo le nuove generazioni non accettano lunghe pause pubblicitarie, sono nati e cresciuti in eco-sistemi con regole diverse.

Anche questo è effetto Netflix? Forse. Certo è che dal 2009, secondo i dati Nielsen, in America le pause pubblicitarie sono aumentate passando da 14, 37 a 15 38 minuti ogni ora,  di media, per le pay tv. Per i broadcast si è passati da 13, 25 minuti a 14,15. Ora i grandi gruppi tv vogliono invertire il trend. Il prossimo anno la Time Warner inizia con la sua tv per giovani truTV.  Se l’esperimento dovesse funzionare potrebbe essere esteso ad altri canali come TBS, TNT e CNN. Viacom invece ha già iniziato a ridurre i tempi delle pause commerciali su Comedy Central e MTV. Anche Fox sta cercando soluzioni nuove. Tutti i gruppi media sono consapevoli che da un lato tagliare gli spazi pubblicitari significa rischiare di perdere milioni di dollari, la speranza è però che meno pubblicità ma con un numero maggiore di spettatori possa rendere le prime le stesse più efficaci e quindi alla fine più interessanti per chi si deve occupare della pianificazione sui media.

 

Francesco Marchesi