Pubblicato il 30/10/2015, 11:33 | Scritto da La Redazione

Dai vip al milionario Fazio. La Rai strapaga 170 esterni – Freccero: “Basta con la retorica, è stato un investimento”

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 11, di Paolo Bracalini.

Dai vip al milionario Fazio. La Rai strapaga 170 esterni

Dopo l’ospitata d’oro di Varoufakis, Viale Mazzini corre ai ripari e vieta i compensi ai politici. Ma la regola esiste da quindici anni.

Se non fosse stato per l’ex ministro Varoufakis, costretto da una campagna dei giornali greci a pubblicare sul suo blog la lista di inviti e compensi ricevuti negli ultimi mesi come «star» internazionale, non si sarebbe mai saputo dei 24mila euro più volo in business pagati da Che tempo che fa (Rai 3) per averlo ospite 22 minuti in trasmissione. E la Rai (coi vertici freschi di nomina renziana) si sarebbe risparmiata una polemica che certo non aiuta gli italiani a digerire meglio il nuovo canone in bolletta. Dopo aver scaricato la palla su Endemol, la società che produce Fazio e che in serata si difende («Attacchi strumentali ed eccessivi. La scelta dell’ospite condivisa con la Rai») Viale Mazzini prova a chiudere il caso con una direttiva sollecitata, si dice, dalla presidente Maggioni che rafforza ed estende alle società di produzione esterna «il divieto di erogare compensi a politici che partecipano a trasmissioni televisive e radiofoniche», regoletta risalente a una circolare di quindici anni fa.

«Una toppa ridicola, peggiore del buco» contrattacca il capogruppo azzurro Renato Brunetta, gran fustigatore degli sprechi Rai, tornando a chiedere (dopo una ventina di tentativi senza risposta) la total disclosure della Rai, la trasparenza totale dei compensi nella tv di Stato. In effetti la Rai è una società pubblica quando si tratta di finanziarla con un’imposta, ma lo è molto meno quando deve seguire gli obblighi che per legge spettano alle amministrazioni pubbliche. Quello dei tetti agli stipendi dei dirigenti fissato a 240mila euro, ad esempio, ma raggirato dalla Rai col trucco dell’emissione di bond, come se fosse una banca e non una tv. Ma soprattutto gli obblighi di trasparenza sui compensi di top manager, artisti e appunto ospiti dei programmi, cifre invece avvolte in una fitta nebbia (essenziali, sostiene la Rai, per stare sul mercato e non dare un ingiusto vantaggio competitivo alle tv concorrenti).

Il sito creato appositamente nel 2007, e cioè contrattidiconsulenza.rai.it, non è mai stato funzionante (provate a cliccarlo, non si apre neppure). Non tutti gli obblighi di legge sono però eludibili dalla tv di Stato e un resoconto dei contratti artistici e di consulenza, sebbene senza nominativi e aggregato per fasce, la Rai è costretta a renderlo pubblico. Ed eccole qui le cifre contenute nel documento: «Compensi concernenti gli artisti e i titolari di incarichi di collaborazione o consulenza aggregati per fasce, anno solare 2014». Scorrendo la tabella si legge che sono 170 gli artisti e i collaboratori con un contratto superiore agli 80mila euro, la fascia più alta che ha una forbice molto ampia: si va appunto da un minimo di 80.186 euro a un massimo di 1.897.445 euro, con una media a contratto di 215mila euro circa. Nella zona top, quella sopra il milione di euro, si trovano le star del servizio pubblico, presentatori e artisti pagati a peso d’oro. In cima su tutti c’è Fabio Fazio, che starebbe (usiamo il condizionale perché le cifre sono top secret) poco sotto i 2 milioni di euro l’anno, tanto da pensare che il tetto massimo di 1,9 milioni in tabella corrisponda proprio al suo stipendio. La sua spalla comica, Luciana Littizzetto, si accontenta di 20mila euro a puntata.

Poi ci sono altre star Rai come Carlo Conti e Antonella Clerici, entrambi sul milione e mezzo di euro. Quindi giornalisti come Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, e Massimo Giletti, attorno ai 400-500mila euro. Cifre stimate, non dichiarate da Viale Mazzini con la precisione di Varoufakis. Ingaggiato, già che c’erano, anche come opinionista dal programma di Rai 2 2Next. Gratis però stavolta, «neppure un bicchiere d’acqua» assicurano.

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 10, di Annalisa Cuzzocrea.

Carlo Freccero: “Basta con la retorica, né casta né spreco è stato un investimento”

«La retorica della casta e dello spreco è una retorica ottusa. Bisognerebbe cancellare questi termini dal vocabolario e reintrodurre la parola “investimenti”». Il consigliere Rai Carlo Freccero votato dal Movimento 5 Stelle e da Sel nel cda di viale Mazzini difende senza esitazioni Che tempo che fa e la scelta di pagare l’ex ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis.

Mille euro al minuto, non è troppo?

«Attualmente la Rai non si sostiene col canone, ma con la pubblicità. Ci sono programmi che con i loro introiti pagano tutti gli altri. Quello di Fazio è uno di questi, per questo i suoi costi non possono essere considerati uscite o sprechi, ma investimenti. Nel mondo reale si investe per guadagnare. È nel campo della finanza che si pensa solo a tagliare i costi».

I 5 stelle la pensano diversamente. La imbarazza?

«Assolutamente no. Sono stato spesso in polemica con gli autori di Che tempo che fa, mi considerano troppo di sinistra. Quello che hanno fatto con Varoufakis, però, è servizio pubblico. È l’informazione che il momento attuale di crisi richiede».

Non sprecano i soldi del canone?

«In Rai ho sempre professato un modello misto di profitto e cultura. Varoufakis non è un politico, è una rockstar, ed è molto più nello spirito del tempo di Brunetta o Gasparri».

Trova strumentale la polemica del centrodestra?

«Un impresario teatrale mi ha invitato a fare un processo alla Rai dal 2001 al 2013. Se tirassimo fuori le carte su quel che ha fatto la destra, dalla struttura Delta alle marchette nelle fiction, fino a nomine, assunzioni e stipendi discutibili, ne vedremmo delle belle. Altro che trasparenza!».

Hanno senso così tante produzioni esterne?

«Sa perché esistono? Per aggirare il partito Rai e la censura. La produzione Endemol per Fazio è stata un’idea geniale di Marco Bassetti: Fazio era in difficoltà perché considerato di sinistra e Bassetti ebbe l’idea: gli disse “ti produco io, ti copro sul piano politico, e tu puoi fare il programma”».

Quando il centrodestra era al governo?

«Esatto. Io per poter fare Satyricon l’ho coprodotto con Bibi Ballandi, ultra cattolico amico di Casini. Il partito Rai ha un sistema di regole che uccidono la creatività. Per questo negli anni si è usata questa tecnica. Per evitare la burocrazia e la censura».

Crede che i vertici Rai non abbiano difeso abbastanza il programma?

«Mi sembra che ci sia poca conoscenza di come funziona la Rai. Per gestirla non bisogna avere in mente solo il futuro, ma anche il passato».

La Bbc, però, Varoufakis non l’ha pagato.

«Perché ha un brand forte. La televisione è matematica. Se Rai avesse il brand della Bbc, sarebbe venuto gratis anche da noi».

 

(Nella foto, da sinistra, Fabio Fazio e Yanis Varoufakis)