Pubblicato il 28/10/2015, 13:32 | Scritto da La Redazione

Aldo Grasso boccia il reporter Massimo Giletti, Antonio Dipollina stronca Tiziana Panella

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 51, di Aldo Grasso.

Il soldato Giletti al fronte e la retorica delle missioni di pace

II soldato Giletti al fronte: in testa un specie di bandana, elmetto e giubbotto antiproiettile nelle zone più a rischio, giornalista embedded al seguito dei nostri soldati nel Kurdistan. Massimo Giletti si è dato al reportage nelle zone di guerra. Forse per lasciarsi alle spalle le liti domenicali dell’Arena, forse perché gli uffici stampa del ministero della Difesa hanno una concezione tutta loro di autorevolezza. Naturalmente i nostri soldati non vengono mai mostrati in faccia (anche se la soluzione tecnica adottata non sempre è efficace) perché «loro, in quelle terre lontane, non devono poter essere riconosciuti. Sono lì solo per aiutare, per insegnare, per sorvegliare». Uomini senza volto, regia di Roberto Campagna, racconta, sotto forma di reportage, il lavoro che i nostri soldati fanno per addestrare i peshmerga che combattono l’Isis (Rai 1 lunedì, 23.50).

In una recente intervista, Giletti ha spiegato che la Rai non può abdicare alla logica del racconto: «Monica Maggioni, attuale presidente della Rai, ha fatto del racconto la sua cifra professionale e sono convinto che sia su questa linea. Lo stesso direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, è uno che conosce il prodotto. Spero che il reportage di lunedì sera sia uno stimolo anche per loro». Ecco, la presidente e il direttore generale sono avvertiti. Secondo una strategia militare ben sperimentata in Viale Mazzini, Giletti ha già dettato le regole: la sua vera cifra professionale è il racconto, pure lui conosce il prodotto. Uomini senza volto si offre come un atto di accusa contro l’Isis (e questo è un bene), commenta la strategia mediatica dei fondamentalisti e la mediatizzazione del terrore. Ma il reportage appartiene in pieno alla retorica delle missioni di pace, del «peacekeeping», del «nascondiamo la faccia»: quando ci decideremo ad affrontare il «fascismo islamico»? Abbiamo i mezzi per affrontarlo? Per ora abbiamo solo i racconti del soldato Giletti.

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 58, di Antonio Dipollina.

Nel “talk che non c’era” ci sono le solite facce

Anche noi talk show. Sembra questa l’unica spinta propulsiva ancora in vigore, a vedere per esempio il nuovo Tagadà, su La7 dalle 14, Tiziana Panella in conduzione. Già alla seconda si è visto qualche alleggerimento, ma il nucleo delle due ore rimane quello: il trecentesimo salotto giornaliero sui casi principali, tra politica e alta cronaca, con gli ospiti soliti. E dire che nei propositi si annunciava: il talk che non c’era. Forse ci stanno lavorando. Ma le urla scomposte di molti telespettatori ritrovandosi le solite facce che si dividono sui soliti temi si sentono fin da qui. Tiziana Panella gioca una sua legittima partita per obiettivi futuri. Ieri c’era anche il faccia a faccia con il grillino Di Battista (una coppia fichissima): che ha aperto il solito libro dei sogni, ma almeno quando gli hanno chiesto se sta con Valentino o Marquez aveva l’aria di pensare di essere capitato in un posto di matti.

 

(Nella foto Massimo Giletti)