Pubblicato il 25/10/2015, 15:35 | Scritto da La Redazione

Meno investimenti sulla fibra ottica, governo spiazzato

 

 

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 22, di Alessandra Longo

 

Meno investimenti sulla fibra ottica governo spiazzato

Gli operatori riducono i progetti fino al 2018 mancano 1,4 miliardi di incentivi agli utenti

I privati “rinunciano” a cablare 1,4 milioni di case per le scarse prospettive di guadagno

La rete di Enel sui nuovi contatori diventa decisiva. Renzi: piano imminente

 

Il governo prende atto che gli operatori investiranno meno sulla nuova rete in fibra ottica, da qui al 2018. È il senso dei risultati della consultazione pubblica 2015 pubblicati qualche giorno fa da Infratel, la società del ministero dello Sviluppo economico che ha il compito di attuare la strategia sulla banda ultra larga. Quella con cui l’Italia intende recuperare i ritardi infrastrutturali entro il 2020, con circa 7 miliardi di euro di fondi pubblici.

Tutti gli operatori telefonici hanno detto a Infratel dove intendono costruire la rete in fibra nei prossimi tre anni. Informazione preziosa perché gli investimenti pubblici vanno là dove il privato non vuole spendere soldi con le sole proprie forze. Il piano approvato dal consiglio dei ministri a marzo scorso rifletteva appunto le previsioni governative sugli investimenti degli operatori 2015- 2020. I risultati della consultazione rivelano che quelle previsioni erano ottimistiche.

Il piano individua quattro cluster (gruppi di unità immobiliari): quelli più pregiati (A e B), dove gli operatori investiranno di più, e quelli meno interessanti per i privati (C e D), dove il ruolo dei fondi pubblici sarà maggiore. Alla luce dei risultati della consultazione, rispetto al piano di marzo, ora 1,4 milioni di unità immobiliari passano dai cluster A e B al C, mentre sono soltanto 415 mila quelli che da C e D passano ad A e B. Insomma, un milione di famiglie in più finiscono nelle aree giudicate non interessanti dagli operatori. La percezione di molti addetti ai lavori è che «gli operatori siano stati scoraggiati, nelle dichiarazioni di investimento, dalle incertezze che permangono sui piani del Governo per la banda ultra larga», dice (al Corcom) Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente dell’università Bocconi di Milano.

Lo confermerebbe l’assenza, nella Legge di Stabilità 2016, dei voucher da 1,4 miliardi di euro che il Governo aveva promesso per sostenere gli abbonamenti alla nuova rete in fibra. È vero che sono già stati stanziati 4,7 miliardi di euro (2 sono europei, 2,2 nazionali e 500 milioni regionali), ma gli operatori temono che senza un adeguato sostegno alla domanda pochi si abboneranno alla fibra. Ora lo è solo l’8,5 per cento degli utenti coperti dalla fibra, contro una media europea del 30 per cento. Gli operatori non hanno ancora, nemmeno, il Catasto delle Infrastrutture, che permetterebbe di razionalizzare gli investimenti. Il Governo lo promette da oltre un anno (era una delle misure previste nel Decreto Comunicazioni saltato prima della pausa estiva). Né sappiamo se ci saranno fondi pubblici per i cluster A e B (i 4,7 miliardi sono per C e D): il Governo aveva annunciato 1,3 miliardi di euro, a riguardo, ma si attende un complicato via libera dalla Commissione europea (che teme una distorsione della concorrenza, perché queste sono zone dove gli operatori intendono già in qualche modo investire). L’Europa per altro non ha ancora autorizzato nemmeno il piano italiano nelle altre aree .

Una schiarita sembra venire almeno da Enel, ieri Renzi con l’ad Starace in Cile, ha rassicurato: «La banda larga è strategica e imminente». Infatti Enel a metà novembre presenterà un piano di cablatura in fibra nelle case, per contatori di nuova generazione. Ne verrà una infrastruttura utilizzabile anche dagli operatori telefonici. Ma anche in questo caso non è chiaro in quale misura Enel potrà avvalersi di fondi pubblici (nel caso, dovrebbe comunque passare da un bando di gara) e di accordi con gli operatori per un eventuale intervento comune ( in alternativa, venderà loro l’accesso alla rete, a tariffe regolate dall’Agcom). In questo clima sembra sempre più difficile che i primi bandi per la nuova rete arrivino entro fine anno, come aveva promesso il ministero.