Pubblicato il 17/10/2015, 18:31 | Scritto da Gabriele Gambini

“Mr. Dinamite” arriva su Explora: è Danilo Coppe, il più preparato esplosivista italiano

“Mr. Dinamite” arriva su Explora: è Danilo Coppe, il più preparato esplosivista italiano
Ha maneggiato in carriera più di 80 tonnellate di esplosivi. Le sue competenze vanno dalle demolizioni civili all'esplosivistica a fini militari. Collabora coi Ris di Parma. Su Explora, presenterà i lati nascosti del suo mestiere in un factual spettacolare, ogni lunedì alle 21.50.

Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo. Era il motto di Clint Eastwood nel film Gunny e potrebbe calzare a pennello col ruolo dell’esplosivista, reso celebre dai factual americani ad alto tasso di spettacolarizzazione, ma mai raccontato nei dettagli tecnici del mestiere. Qui entra in gioco Mr. Dinamite (produzione Pink Flamingo, tutti i lunedì alle 21.50 su Explora, canale 415 Sky) prima produzione italiana dedicata agli aspetti scientifici delle demolizioni esplosive. Otto puntate che mostreranno i lati meno noti delle esplosioni controllate: torri, acquedotti, eco-mostri, messa in sicurezza di montagne che franano, ma anche indagini investigative e consulenze. A guidare l’esperienza tv, che si preannuncia immersiva e in bilico tra certezze analitiche e rischi imprevisti, Danilo Coppe, geominerario, massimo esperto italiano in esplosivistica, 80 tonnellate di esplosivo maneggiate in carriera, già collaboratore dei Ris di Parma.

Mr. Dinamite è un titolo esplosivo.

Il titolo ideale è il sottotitolo: professione esplosivista. Con la produzione abbiamo deciso di raccontare l’utilità sociale di questo mestiere in ambito civile, militare e nell’applicazione alle indagini forensi.

Tante le situazioni raccontate.

Dalle demolizioni di edifici, in Italia popolari soltanto grazie ai factual americani, al nostro ruolo nella formazione dei reparti speciali delle Forze Armate. Verranno mostrati spunti inediti tutti correlati a situazioni reali, per raccontare come si svolge realmente la professione in Italia.

I factual americani sul tema non lesinano sull’alto tasso di spettacolarizzazione delle situazioni.

Vogliamo affrancarci dall’eccessiva portata di fiction tipica di quei programmi. Quando vedo un format d’oltreoceano dedicato al tema, mi viene voglia di commentarlo con lo stile della Gialappa’s Band. Questo perché l’aspetto narrativo e sensazionalistico troppo spesso prende il sopravvento sulle dinamiche scientifiche reali.

Il pubblico identifica questo mestiere soprattutto con la narrativa televisiva internazionale.

Spero di tranquillizzare quanti ogni tanto mi avvicinano dicendomi: “Ah, ma queste cose le fate anche in Italia?”.

Gli aspetti di girato e produzione applicati a situazione anche pericolose, non devono essere stati semplici.

Raccontare il mestiere dell’esplosivista non è come raccontare quello del pescatore o del meccanico, dove esiste la possibilità di replicare un’azione più volte a uso e consumo delle telecamere.

Quindi?

In alcune situazioni, il mio team si è ritrovato con una strada transennata e messa in sicurezza, un edificio da far saltare, polizia e carabinieri che pendevano dalle nostre labbra in attesa di un riscontro. Le telecamere ci hanno seguito nei dettagli delle operazioni ma l’aspetto più complicato era l’impossibilità di girare le scene una seconda volta.

Parliamo di un rischio reale.

Se ti ritrovi a demolire una torre, è sufficiente sbagliare i calcoli di pochi millimetri per fare dei danni e giocarti la carriera. Nel corso delle puntate, non mostreremo soltanto situazioni ad alto impatto. Racconteremo dettagli tecnici, come l’individuazione sul campo delle mine anti-uomo e gli aspetti investigativi delle indagini forensi.

Quando ha deciso che avrebbe svolto nella vita un mestiere tanto particolare?

A 8 anni. Tutta colpa di un film di John Wayne, Hell’s Fighter, da noi intitolato Uomini d’amianto contro l’inferno che, tra parentesi, è un titolo orrendo. Poi mi hanno regalato una confezione de Il piccolo chimico.

Il Piccolo Chimico. Chissà che casino, coi primi esperimenti.

Mi sono bruciato le sopracciglia più volte ma ho iniziato a scoprire che esistevano esplosivi usati per scopi pratici e pacifici.

Da lì è scattata la molla che l’ha portata a frequentare scuole specifiche.

Alle superiori ho frequentato la Scuola Mineraria di Agordo, sulle Dolomiti Bellunesi. Dedicavamo 4 ore alla settimana allo scavo di galleria attraverso l’uso degli esplosivi. Studiavamo i materiali, in equilibrio tra teoria e applicazioni pratiche. Poi mi sono iscritto a Geotecnica. Successivamente, mi sono laureato anche in Scienze criminologiche.

Perché?

I Ris hanno iniziato a interpellarmi quando si trovavano alle prese con indagini su materiali esplosivi. Come nel famigerato caso di UnaBomber. Mi rendevo conto che a me domandavano soltanto specifiche tecniche sui materiali utilizzati, ma non mi coinvolgevano nell’aspetto forense. Ho così deciso di laurearmi in quell’ambito per approfondire il tema.

Il caso di UnaBomber ha colpito l’immaginario di cronaca.

L’indiziato numero uno è stato prosciolto perché incastrato con una falsa prova. Da quel momento UnaBomber ha però smesso di colpire, ma ciò non significa che fosse davvero quell’indiziato. Già in passato, UnaBomber si era preso diverse pause, anche di anni, tra un’azione e l’altra.

UnaBomber era un esplosivista votato al crimine?

Non c’è niente di più sbagliato di una definizione del genere. Lui è stato tutto fuorché un genio del male. I suoi tentativi di applicazione di esplosivi per compiere attentati erano spesso errati, frutto di calcoli inesatti.

Poi però correggeva il tiro.

Purtroppo le gole profonde dei Tribunali, quelle che informavano la stampa con fughe di notizie, diffondevano anche informazioni sui suoi sbagli, così lui poteva correggere il tiro.

Quali sono le doti indispensabili per fare il suo mestiere?

Tanta preparazione. Essere multitasking. È ciò che richiedo ai ragazzi del mio team. Sapersi adattare alle situazioni e improvvisare con una buona dose di fantasia. La preparazione e i calcoli perfetti a volte non sono sufficienti.

Ogni azione non è uguale all’altra.

Nella mia carriera, ho buttato giù più di 100 ciminiere e mai una situazione è stata uguale all’altra.

A che cosa ha rinunciato per essere ciò che è oggi?

A una vita comoda e sedentaria. Dunque noiosa.

La dica tutta: a volte non ha paura?

Non posso permettermela. Diceva Vernon: il coraggio è l’arte di aver paura senza mostrarla. Un aforisma perfetto per chi fa il mio mestiere.

Gabriele Gambini