Pubblicato il 15/10/2015, 11:33 | Scritto da La Redazione
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Giletti: “Senza quei numeri faremmo programmi peggiori”. Comazzi: “Senza Auditel la tv sarà più divertente?”

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 26, di Paolo Scotti.

Massimo Giletti: “Senza quei dannati numeri faremmo programmi peggiori”

Incredibile, non doversi svegliare e prendere nelle mani tremanti quei numerini che hanno fatto venire molti mal di pancia, decretato successi e insuccessi, fatto saltare direttori e gettare in prostrazione conduttori e attori che si sono visti chiudere gli show o le serie. Per due settimane non si conosceranno i dati Auditel. «Che meraviglia, per noi tutti poveri conduttori!», esclama Massimo Giletti al sentire la notizia. E lo afferma uno che in 25 anni di carriera (da quando giovane praticante controllava gli share di Mixer di Giovanni Minoli, a oggi che con L’Arena ne conquista una gloriosa media del 20 per cento) coi famigerati «dati d’ ascolto» ha sempre avuto un buon rapporto. Ma è inutile negarlo, dopo quanto successo in Auditel (che potrebbe portare anche a una sospensione della rilevazione): «Se mi dicessero che l’annoso rito delle dieci del mattino, quando noi tutti controlliamo chi ha vinto e chi ha perso, non esistesse più, sarebbe più che la fine di un incubo. Sarebbe una resurrezione». Soprattutto a livello umano: «E chissà quanti conduttori in difficoltà correrebbero subito ad accendere due o tre ceri alla Madonna».

Ma non basta: «Si verificherebbe un immediato calo nella vendita di digestivi, amari, ansiolitici». E la liberazione non risolleverebbe solo chi solitamente combatte con percentuali in picchiata: «Io stesso che sono stato fortunato, e l’ultima clamorosa sconfitta l’ho subita solo cinque, sei anni fa, mi sentirei molto più sereno. All’ansia che mi piglia dal momento stesso in cui finisce ogni puntata dell’Arena, fino a quando l’Auditel del lunedì mattina mi tranquillizza, non mi sono mai potuto abituare». Anche se pare che non a tutti il terrificante rito faccia lo stesso effetto: «Non potrò mai dimenticare la telefonata che Maria De Filippi mi fece quando, un paio d’anni fa, una mia serata musicale su Mino Reitano battè di poco la semifinale di Amici. Lei mi chiamò e si complimentò. Generosità alquanto rara».

Ma, se non ci fosse più l’Auditel, lei cosa manderebbe in onda in prima serata? «Una nuova edizione di Indietro tutta di Arbore». Il miglioramento, riflette con più calma Giletti, sarebbe però solo psicologico.«Non credo a chi imputa all’Auditel l’abbassamento qualitativo dei programmi tv. Anzi: senza quel pungolo malefico quanto si vuole, ma utile la qualità peggiorerebbe». Ma come? Se sono anni che tutti accusano l’Auditel di svilire in tv creatività e cultura? «È vero il contrario. L’assenza dell’Auditel sarebbe come il sei politico a scuola. Quando andavo al liceo la legge Misasi stabilì che non si poteva dare meno di sei. Risultato: nessuno di noi studiava più». E se all’Auditel si sostituisse, come molti invocano, il leggendario «indice di gradimento»? «Mai i pubblicitari investirebbero milioni basandosi solo sul “gradimento” di un programma». Dunque, «meglio l’Auditel che niente…»

 

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 37, di Anonimo Rai.

Addio Auditel, non ci mancherai: “È l’occasione per cambiare tutto”

La gente della tv non piange per il blackout: “Finita un’epoca”.

La notizia è fantastica. E arriva, guarda caso, pochi giorni prima che sbarchi in Italia Netflix, la più grande Internet-tv del mondo: per quindici giorni niente dati di ascolto, niente capestro-audience. I dati continueranno a essere rilevati, ma non diffusi. Lo ha deciso il Cda di Auditel dopo che si erano saputi i nomi di quattromila famiglie-meter, «divulgati per errore». Come se si fosse scassinata la cassaforte di casa. Nei prossimi mesi verrà sostituito l’attuale campione, allargato a 15.600 famiglie, cosa che si chiedeva da tempo e non era mai stata fatta.

Del resto non si poteva fare altrimenti: sospendere, ripensare, rivedere l’Auditel con criteri al passo con i tempi. E vai a vedere che la traversia non si riveli un’opportunità, chiedendo perdono a Giambattista Vico per l’accostamento. In fondo, poco cambia visto che i dati della società vengono rilevati ugualmente e distribuiti agli addetti ai lavori. Però l’occasione potrebbe fare l’uomo di tv più ardito. Con un tweet il direttore di Rai 1 Giancarlo Leone ironizza: «Da domani dovremo essere riservati ed esultare o meno solo tra di noi. E per due settimane i media che cosa scriveranno?». Scriveranno, pregheranno, di non perdere l’occasione come fa Renzo Arbore: «Auspico che parta un vero rinnovamento, tenendo conto della tv generalista ma anche dell’altra tv che sta guadagnando punti. Come operatore e appassionato mi auguro che la nuova composizione tenga conto di età e livello culturale delle famiglie Auditel. Tanti anni fa scoprii che faceva parte delle famiglie campione solo il 9% di laureati e il 9% di giovani. Spero che le cose siano cambiate. In più aggiungerei un bottone per premiare da 1 a 10 il gradimento della trasmissione. Io ho avuto grandissimi successi con programmi di poco ascolto e programmi dimenticati che hanno fatto ascolti enormi. Per me vale la soddisfazione di essere scelto da un pubblico di qualità e non da quello che segue distratto per mancanza di offerta. Questo riguarda soprattutto l’intrattenimento».

Magari poi succede che l’Auditel porta a chiudere fiction che non hanno incontrato il favore del grande pubblico come Non uccidere, serie di punta di Rai 3. Chiude ma si dice sia una scelta narrativa finire a sei puntate. Le altre 6, in data da destinarsi. Andrea Vianello direttore di Rai 3 non commenta ma sottolinea: «Per quanto ci riguarda non cambia niente, i rilevamenti Auditel non saranno diffusi ma a noi daranno lo stesso le indicazioni che servono, non penso ci possa essere alcun condizionamento». E mentre Mediaset lamenta il vuoto grave che la mancanza di dati costituisce per il mercato e per gli investitori pubblicitari e invita a non protrarre oltre le due settimane lo stop annunciato, chi ci mette costantemente la faccia non si scompone. Massimo Giletti per esempio: «Chi va male stapperà champagne ma è fantascienza che non venga ripristinata immediatamente, l’indotto pubblicitario è enorme. Il sistema certo è perfezionabile ma è anche da stimolo per chi fa il mio lavoro. Magari si può approfittare per sperimentare ma temo che il tempo a disposizione non sia sufficiente».

Franca Leosini con Storie maledette ha sposato ascolto e gradimento: «Anche se si esula dalla scoperta sinistra penso che l’ascolto tv sia altro rispetto al passato. L’Auditel è inattendibile, punitivo, arbitrario, il rapporto qualità-prodotto si gioca su altri parametri. I giovani vedono in differita, registrano, seguono sul tablet. Bisognerebbe ripensarlo adottando parametri di oggi». Se Enrico Mentana, da direttore del Tg La7 «per 365 giorni l’anno», dice che «senza Auditel ci saranno suicidi ma io non sarò tra questi», Cinzia Th. Torrini da regista regina degli ascolti auspica un nuovo sistema «che tenga conto anche della qualità e non di famiglie che accendono e poi neanche guardano. Sarebbe interessante fosse inserito un pubblico variegato e che si tenesse conto dell’ondemand. Io il mio Auditel lo faccio al mercato, nei negozi, lì capisci quanto e come si parla di un prodotto. Ho scoperto che per la miniserie Anna e Yusef ci ha seguito un pubblico che normalmente non guarda la tv e che va stimolato».

 

(Nella foto Massimo Giletti)