Pubblicato il 01/10/2015, 11:34 | Scritto da La Redazione

Renzi al Tg3: “Nessun editto bulgaro”. Fico: “Inaccettabile che si facciano liste di gente da cacciare”

Renzi al Tg3: “Nessun editto bulgaro”. Fico: “Inaccettabile che si facciano liste di gente da cacciare”
Lo scontro sulla Rai. Dopo l'affondo del deputato del Pd il premier intervistato dalla Berlinguer: “Ma alla Vigilanza spetta il controllo”.

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 10, di Marco Mele.

Renzi al Tg3: “Nessun editto bulgaro”

Lo scontro sulla Rai. Dopo l’affondo del deputato del Pd il premier intervistato dalla Berlinguer: “Ma alla Vigilanza spetta il controllo”. Anzaldi insiste: “I dati mostrano un Governo sottostimato a favore della minoranza Pd”.

«L’editto bulgaro l’ha fatto Berlusconi. Non c’è alcuna volontà di mandare a casa nessuno». Matteo Renzi sceglie di parlare della corda direttamente a casa dell’impiccato, con un’intervista al direttore del Tg3, Bianca Berlinguer. «La Rai e il sistema dell’informazione – sottolinea il presidente del Consiglio – devono essere liberi e indipendenti e raggiungere dei risultati. Il primo è far sì che i cittadini siano sempre più orgogliosi delle cose che vanno e critici delle cose che non vanno. Senza nessuna lista di proscrizione». Un ramoscello d’ulivo teso al Tg3, a Rai 3 e alla stessa Rai, che aveva reagito con un secco comunicato alle dichiarazioni del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Così come ha reagito il comitato di redazione del Tg3 alle critiche di Michele Anzaldi, Pd, segretario della commissione di Vigilanza.

Una frase detta da Matteo Renzi merita attenzione: «Finché la legge prevede che la commissione di Vigilanza Rai abbia il ruolo che ha, è sacrosanto che i suoi membri esprimano le proprie opinioni». Nessun “richiamo” ad Anzaldi, insomma. «I Cinquestelle mi dovrebbero fare un monumento – commenta il diretto interessato – invece mi paragonano a Goebbels. Sto difendendo il pluralismo in base ai dati dell’Osservatorio di Pavia: è il compito della Vigilanza Rai. Abbiamo l’obbligo di controllare: la Rai non è un giornale, è un servizio pubblico che riscuote oltre due miliardi di canone. Deve garantire il pluralismo». I dati sui quali si basano le critiche di Anzaldi a quella che, un tempo, era la “rete Rai vicina al principale partito della sinistra”, si basano sui dati relativi al tempo gestito direttamente dai soggetti politici, in particolare quelli di Pd e Governo. A luglio, il tempo assegnato al Pd, nelle edizioni di prima serata, è stato del 21,9% al Tg1, del 19,3% al Tg2 e del 35,1% al Tg3. Considerando il tempo gestito dai soggetti politici, a luglio, nelle edizioni di prima serata, il Governo ha avuto il 35,7% di spazio al Tg1, il 34,9% al Tg e “solo” il 21,3% al Tg3.

«Al Tg3, insomma – commenta Anzaldi – più spazio al Pd che significa sovrastimare la minoranza, mentre viene sottratto spazio al Governo. L’immagine data è sempre quella di un partito spaccato in due. Questa scelta del Tg3, inoltre, penalizza l’opposizione reale: ad agosto, il Movimento 5 stelle è quasi dimezzato rispetto agli altri Tg Rai». La minoranza Pd non ci sta: «I giudizi di Anzaldi – replica Miguel Gotor – sono lesivi della dignità professionale di tanti lavoratori della principale azienda culturale italiana».

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 11, di Alessandro Trocino.

Fico: “Inaccettabile che si facciano liste di gente da cacciare”

«La cosa più fastidiosa è il silenzio di Renzi. Se condivide è complice. Se non prende una posizione forte, è complice». Così diceva Roberto Fico, presidente M5S della Commissione Vigilanza, prima che il premier parlasse al Tg3. Dove, in riferimento alle critiche del deputato pd Michele Anzaldi («Forse a Rai 3 non sanno chi ha vinto le elezioni») ha spiegato che «non c’è nessuna volontà di fare editti bulgari».

Soddisfatto della risposta?

«No, non mi sembra che abbia criticato le parole di Anzaldi. E non credo che la Vigilanza debba fare i nomi di chi si vuole cacciare».

Per Renzi la Rai deve essere indipendente e libera.

«Benissimo, siamo d’accordo. Ma allora deve cambiare la riforma. Secondo la quale, l’amministratore delegato con pieni poteri viene nominato dal Tesoro, ovvero dal governo, ovvero dal premier. Solo due Paesi in Europa hanno una legislazione simile, e sono stati richiamati dalle istituzioni: la Moldavia e l’Ungheria».

C’è chi dice che il pluralismo non c’è, perché ormai ci siete sempre voi in tv.

«Questa è un’emerita stupidaggine. Basta vedere i dati Agcom. C’è piuttosto da notare come il blocco maggioranza-governo sia molto sovrarappresentato. Qualche settimana fa abbiamo fatto tre ricorsi per violazione del pluralismo, contro il Tg3, Mediaset e Sky».

Alle prime due puntate di Ballarò c’erano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Ma i talk non erano la tana del nemico?

«I talk sono gestiti in modo sicuramente più pluralista. Anche se resta difficile far passare un messaggio informativo in programmi dove ci si scanna come in un pollaio».

Non sono troppi due M5S in due puntate?

«Uno dei due, Di Maio, è un rappresentante istituzionale. Ma comunque non c’è alcuna violazione. Il pluralismo fuori dai periodi elettorali si calcola in un periodo più lungo. Ballarò ha 42 puntate. Non a caso il Pd non ha presentato alcun ricorso».

Vianello come si sta comportando? E la Berlinguer?

«Non do giudizi personali. Dico solo che Andrea Vianello e Bianca Berlinguer non si devono far intimidire».

È strano sentirvi difendere esponenti di sinistra.

«Difendiamo il principio di una Rai indipendente».

E come si fa?

«Devi approvare una legge che consenta di mettere nel consiglio di amministrazione persone competenti e indipendenti. E di uscire dalla lottizzazione».

Protestate perché non ci siete dentro anche voi?

«Al contrario. Sarebbero ben contenti di farci diventare come loro. La tv pubblica deve essere diversa».

Diversa come?

«La tv commerciale produce consumatori, la tv pubblica deve produrre persone più sane, con una visione migliore del mondo. Cittadini di migliore qualità».

Anzaldi non è un esponente di punta del Pd.

«Sono messaggi chiari, il suo e quello di De Luca che addirittura ha dato dei camorristi ai giornalisti del Tg3. Certo, ho sentito anche alcuni del Pd prendere le distanze da Anzaldi, come Peluffo e Fornaro. Ma non basta».

Anzaldi come Goebbels, dice Grillo. Non è un filo esagerato?

«Ma quello è il modo di parlare di Beppe, che con una forte estremizzazione ti facilita la comprensione di alcuni concetti. È la sua forza».

Come nel blog, con la rubrica “Il giornalista del giorno”: una black list con tanto di foto del reprobo.

«Bisogna distinguere. Quello è il blog. Dalle nostre bocche non è mai uscito un atto intimidatorio verso un giornalista».

Grillo, i cronisti parlamentari li vorrebbe fuori dal Parlamento. Alla faccia della libertà di informazione.

«Se è per questo, ha anche detto a un cronista che gli servirà presto il reddito di cittadinanza. Ma in Parlamento non ci sono galoppini che minacciano i giornalisti. Noi vogliamo la libertà di stampa e della Rai con i fatti».

 

(Nella foto Matteo Renzi)