Pubblicato il 30/09/2015, 11:32 | Scritto da La Redazione

Polito: “Se l’attacco a Rai 3 arriva dai compagni” – Il Pd contro Rai 3. L’ira dei giornalisti: è un editto bulgaro

Polito: “Se l’attacco a Rai 3 arriva dai compagni” – Il Pd contro Rai 3. L’ira dei giornalisti: è un editto bulgaro
Rai 3 e Tg3 il rebus della sinistra televisiva. Bufera dopo l'attacco del renziano Anzaldi. Sinistra dem e opposizioni: vogliono una tv asservita.

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 37, di Antonio Polito.

Se l’attacco a Rai 3 arriva dai compagni

Rai 3 e Tg 3 il rebus della sinistra televisiva.

Annoiati dallo scontro sul Senato elettivo? Stufi dei primi piani di Gotor e Chiti? Niente paura. La prossima «guerra culturale» della sinistra si preannuncia molto più eccitante e fotogenica, quasi berlusconiana; perché si combatterà, come ai vecchi tempi, per la televisione e le sue star. In gioco c’è il destino di Rai 3, molto più di una rete, vera e propria chiave d’accesso al cuore e alle menti del popolo di sinistra, resistenza catodica di un mondo che fu, a metà strada tra Guccini e Ingrao, e ne fu orgoglioso. Prima Renzi, col fioretto del sarcasmo sull’audience dei talk show, poi il suo uomo in Vigilanza Michele Anzaldi, con la mazza ferrata di un minieditto bulgaro, e infine l’ineffabile governatore della Campania De Luca, con il kalashnikov dell’accusa di «camorrismo giornalistico», hanno reso chiaro che il Pd ripudia la «sua» rete, della quale non si sente più amato e rispettato «editore di riferimento».

L’accusa, esplicitata da Anzaldi, è molto chiara: a Rai3 e al Tg3 non hanno ancora capito chi è il nuovo padrone, cioè chi comanda nel partito che comanda. E in effetti Rai 3 è un bel rompicapo fin dai tempi del Pci. Va benissimo quando la sinistra è all’opposizione, e anzi ne diventa il simbolo: quante carriere, quanti martirologi, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, si sono costruiti in quegli studi cantando Bella Ciao contro il regime berlusconiano! Ma, non appena la sinistra va al governo, Rai 3 diventa indigesta, perché alla fine i media sono fatti dai loro lettori prima ancora che dai loro direttori, e il telespettatore di Rai 3 vuole sapere ciò che non va, non ciò che funziona; vuole la denuncia, non l’agiografia; affida all’inchiesta, al talk show, alla satira il compito esorbitante di vendicare i torti della società; sogna giornalisti che si tramutino in pubblici ministeri dell’informazione (e molti aderiscono di buon grado). Non per niente la chiamavano TeleKabul.

Il mito della spina nel fianco del potere. E chi è al potere, comprensibilmente, non gradisce. E lo dice ad Anzaldi. Che non è certo Goebbels, come scrive Grillo, ma gli pare strano se un Tg critica il governo. È una storia vecchia come il cavallo di via Mazzini. Solo che Renzi aveva promesso, con grande giubilo collettivo, di mettervi fine, annunciando una rivoluzione: «fuori i partiti dalla Rai», la «più grande azienda culturale del Paese» che si libera di tessere e padroni, che non prende più ordini, cari giornalisti e programmisti sentitevi liberi di pensare solo al pubblico, e all’interesse generale. Poi, si sa come è andata. La riforma si è arenata, il nuovo cda è stato eletto esattamente come ai tempi di Gasparri, gli uomini di partito sono tornati a fare i consiglieri, basta con questa bufala della società civile, e gli uomini di partito della Vigilanza sono tornati a comandare, un po’ meno urbanamente di un tempo. L’unica differenza è che, stavolta, non si sente volare una mosca. Neanche un girotondo, un ottavo nano da salvare, un articolo 21 da invocare. Perfino la sinistra televisiva cambia. Solo la Rai, quella no, resta sempre la stessa.

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 19, di A.Cuz.

Il Pd contro Rai 3. L’ira dei giornalisti: è un editto bulgaro

Bufera dopo l’attacco del renziano Anzaldi. Sinistra dem e opposizioni: vogliono una tv asservita.

In un crescendo di paradossi il Pd, che aveva promesso di cacciare i partiti dalla Rai, mette sotto accusa Rai 3 e il Tg3 considerandoli ostili. E il Movimento 5 stelle, che i giornalisti aveva finito per metterli alla gogna sul blog, si erge a difesa della libera informazione attaccando il segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (ritratto con un fotomontaggio nelle vesti del nazista Goebbels). Non bastasse l’inversione dei ruoli, la minoranza Pd si affretta a dire che il deputato renziano sbaglia (lo fanno Alfredo D’Attorre e Federico Fornaro). Mentre i parlamentari più vicini al premier, silenti a inizio giornata, accorrono in difesa del collega dopo gli attacchi del blog di Grillo. Ci sono molta confusione e molto nervosismo, a viale Mazzini e dintorni. Le dichiarazioni di Anzaldi al Corriere della Sera («C’è un problema con Rai 3 e il Tg3, purtroppo non hanno seguito il percorso del partito democratico, non si sono accorti che c’è un nuovo segretario», o anche «Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana») hanno sollevato la reazione della Federazione Nazionale della Stampa, che con l’Usigrai – il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico – parla di «parole gravissime che rivelano la visione di una Rai totalmente asservita al potere di turno».

Del Cdr di Rai 3: «Parole inaccettabili che ricordano nei toni editti bulgari di berlusconiana memoria». Di Sel: «Dopo Renzi e gli insulti di De Luca – dice il coordinatore Nicola Fratoianni – ora è la volta di un deputato di fede renziana. Il succo del discorso è semplice: nessuno si permetta di criticare il governo o il Pd. Roba che nemmeno Berlusconi e i berlusconiani più accesi avrebbero espresso pubblicamente negli anni del loro strapotere». Infine, del Movimento 5 stelle: «La bulimia lottizzatrice priva di pudore del Pd è di una gravità inaudita. Quelle parole puzzano di intimidazione». A replicare contro i grillini, arrivano le dichiarazioni del senatore Pd Andrea Marcucci: «Il Movimento 5 stelle che parla di censura contro Rai 3 è lo stesso che lanciò sul blog la caccia al giornalista ostile?». E di Lorenza Bonaccorsi: «Paragonare Michele Anzaldi a Goebbels è inaccettabile, un’azione misera, l’ennesima, da parte di una forza politica abituata a denigrare, infamare e che reagisce con violenza contro gli avversari politici», attacca l’esponente della segreteria Pd. Ma il presidente della commissione di Vigilanza Roberto Fico insiste: «Il servizio pubblico deve essere tale, pubblico e indipendente. Chi non rispetta questo principio non rispetta i valori della Costituzione e, secondo me, non può fare il parlamentare. D’altra parte, anche la Rai deve essere capace di cambiare e di ribellarsi». «Abbiamo avuto un periodo di tregua, prima con i tecnici, poi col governo Letta – racconta un dirigente di viale Mazzini a taccuino chiuso -, ma è chiaro che le cose in Rai ora cambieranno, e che questo è solo l’inizio».

 

(Nella foto Matteo Renzi)