Pubblicato il 11/09/2015, 13:34 | Scritto da La Redazione
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Mtv, la raccolta a Sky pubblicità – Film e fiction in crisi il governo batte cassa con Google e Netflix

Rassegna stampa: Italia Oggi, pagina 21, di Claudio Plazzotta.

Mtv, la raccolta a Sky pubblicità

Cambia la concessionaria del canale all’lcn 8 del digitale terrestre, ora del broadcaster di Murdoch. Nei primi sette mesi del 2015 spot per 40 milioni di euro.

In base alle stime di mercato, Mtv ha raccolto circa 40 milioni di euro di investimenti pubblicitari nei primi sette mesi del 2015, con un balzo del 14,1% rispetto allo stesso periodo 2014. Un bel risultato per la concessionaria Vimn advertising and brand solutions guidata da Paolo Romano. Che, tuttavia, dal primo settembre ha dovuto consegnare l’intero malloppo a Sky Pubblicità, visto che la raccolta è passata al broadcaster di Rupert Murdoch, nuovo editore del canale Mtv all’lcn 8 del digitale terrestre. Sarà a questo punto interessante verificare le dinamiche di ascolto e di investimenti pubblicitari sul nuovo palinsesto di Mtv. Prima, nella gestione Viacom, le audience non erano magari altissime sul totale individui, ma avevano forti picchi sul target di riferimento, quello 15-34 anni, con medie attorno al 3% di share. L’Mtv all’Icn 8, quindi, evocando ancora quel mondo «giovane» della Mtv musicale vecchia maniera, pur essendo cambiati i programmi verso format più generalisti, aveva una sua specificità che piaceva molto agli investitori pubblicitari. Ora, sotto le cure di Sky, è probabile che gli ascolti si amplieranno sul target individui e su quello commerciale 15-64 anni (i contenuti di Sky sono molto più popolari rispetto a quelli di cui poteva disporre Viacom), così come è già accaduto per Deejay tv gestita da Discovery. Si tratterà, però, di capire se verrà conservata quella specificità che da sempre è la vera forza del brand Mtv. O se anche Mtv all’lcn 8 del digitale terrestre finirà nel mare magnum di canali generalisti senza un vera e propria anima distinta.

Secondo le previsioni, Mtv avrebbe dovuto chiudere il 2015 con una raccolta complessiva vicina ai 60 milioni di euro. Vedremo se con Sky pubblicità, che nei primi sette mesi del 2015 ha raccolto circa 228 milioni di euro (-10,8% sullo stesso periodo 2014), saprà centrare gli obiettivi in questi ultimi quattro mesi dell’anno. Da ricordare, comunque, che la concessionaria Vimn advertising and brand solutions continuerà a mantenere l’esclusiva per la raccolta pubblicitaria dei grandi eventi brandizzati Mtv (il brand Mtv, infatti, non è passato a Sky, ma solo il canale all’lcn 8 del digitale terrestre): uno su tutti, per esempio, gli Mtv Europe Music Awards in programma a Milano il prossimo 25 ottobre. Ma pure gli Mtv digital days in cartellone oggi e domani alla Villa Reale di Monza (Tim e Seat main partner, Samsung e Tuborg official partner), con workshop, eventi e un villaggio tutti dedicati alla musica elettronica e al mondo dell’innovazione digitale, ed elettro night con i migliori dj internazionali, da Robin Schulz a Benny Benassi, da Claudio Coccoluto a Julio Bashmore o Vitalic.

 

Rassegna stampa: Italia Oggi, pagina 21, di Claudio Plazzotta.

Film e fiction in crisi il governo batte cassa con Google e Netflix

I ministeri dello Sviluppo economico e della Cultura delineano la strategia per rilanciare la nostra industria del video “Facciamo peggio anche dei danesi”. I colossi del web dovranno finanziare il nostro cinema. Tv, alt alle deroghe. E diritti sulle opere solo “a tempo”.

Il governo Renzi vuole mettere nuova benzina, nuovi soldi dentro il serbatoio dei nostri produttori indipendenti di film e fiction, che sono in riserva E il carburante-insegnano i tedeschi, che hanno avuto l’idea per primi può arrivare dalle aziende più effervescenti ma anche più privilegiate del Pianeta. A finanziare il nostro cinema e le nostre fiction saranno i giganti di Internet. Gente come Google, Amazon e Netflix (la tv via cavo attesa qui in Italia ad ottobre).

IL MODELLO TEDESCO La parola magica “tassa di scopo” è scritta nel documento sul “Rafforzamento del settore audiovisivo” che il ministro Franceschini e il sottosegretario Giacomelli hanno presentato alle nostre televisioni e alle associazioni dei produttori questo lunedì. La Germania, dunque. In Germania, i giganti della Rete verseranno allo Stato una “fettina” del fatturato che realizzano nel Paese. Questi soldi saranno poi investiti (per il 70%) nella produzione di film e fiction tedesche, e nella loro distribuzione attraverso canali classici (la televisione, le sale cinematografiche). E per il 30% nella loro promozione in la Rete. «La Germania ricorda il documento del governo Renzi prevede introiti per 13 milioni l’anno». Una cifra ragionevole che Google e compagnia forti di un regime fiscale di favore in Europa sopporterebbero come niente. Il modello tedesco attende il via libera della Commissione Ue per diventare operativo.

GLI AIUTI PUBBLICI Ma la parolina “tassa di scopo” torna una seconda volta nel documento del nostro esecutivo. Lo Stato, ovvio, deve garantire dei contributi alla nostra industria dei sogni, del cinema e della fiction. Tra aiuti regionali, nazionali ed esenzioni fiscali, l’assegno è stato di 247,5 milioni nel 2014. Un quarto di quello garantito dai francesi. Bene, il documento del governo spiega ora che le risorse pubbliche vanno «sganciate dalle legge annuale di bilancio». Non ci sarà più un assegno fisso, per quanto misero. Si pensa semmai aduna “tassa di scopo” che graverebbe sull’intero comparto dell’audiovisivo. In Francia, dove l’imposta già esiste, capita a esempio che le tv versino il 5,5% del loro fatturato per finanziare cinema e fiction. Esborso mitigato da un’Iva agevolata al 10%. L’altra ipotesi, più probabile, è che l’assegno italiano sia legato «al gettito e all’Iva che il settore del cinema e dell’audiovisivo generano per l’erario».

IL LOCALISMO Il documento del governo descrive il momento di sofferenza delle nostre industrie. Che fatturano la metà delle cugine tedesche o inglesi; che esportano film meno «dei danesi o norvegesi»; e confezionano fiction «localistiche», di quelle che piacciono solo a noi italiani. Il sistema va ripensato, dunque, e ogni euro speso dovrà avere un senso (si promettono più risorse alla Mostra del Cinema e al Centro Sperimentale, molte meno a convegni e pubblicazioni inutili).

LA TELEVISIONE E le televisioni? Per loro ci sono discreti sacrifici all’orizzonte. Le emittenti non potranno più sperare in deroghe ai loro obblighi di produzione e programmazione di opere indipendenti. Dovranno poi sfruttare il film che acquistano mettiamo entro 3 anni. Pena la perdita dei diritti (norma molto controversa). Dovranno proporre la fiction su tutte le piattaforme (dall’etere fino al web), pena la perdita dell’esclusiva (altra norma che farà discutere). Le super emittenti dovranno infine sottoporre al produttore dei contratti «standard», pieni di clausole a garanzia dei piccoli soggetti che vendono la loro opera.