Pubblicato il 01/09/2015, 13:01 | Scritto da La Redazione
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Rassegna stampa – Corrado Guzzanti: “La satira politica non mi ispira più ormai è inutile”

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 42, di Arianna Finos.

Corrado Guzzanti: “La satira politica non mi ispira più ormai è inutile”

A dodici anni da “Fascisti su Marte” l’attore al Lido nel film di Guadagnino e sul set della serie Sky “Dov’è Mario?”.

Come tutti i grandi comici Corrado Guzzanti è un carattere timido, serissimo, ipercritico con se stesso. Se i suoi trent’anni sono stati ruggenti e i quaranta smarriti, i cinquanta compiuti a maggio gli hanno regalato una serenità nuova. Così l’attore conserva il buonumore anche se è rimasto chiuso fuori casa, nella Roma deserta e assolata di fine agosto: «Ho perso le chiavi, ho dovuto chiamare la donna delle pulizie», racconta per niente turbato dal contrattempo a poche ore dal set che segna il suo ritorno in televisione, tre anni dopo Aniene 2. Ancora su Sky, stavolta nella serie in otto puntate Dov’è Mario? per la regia di Edoardo Gabbriellini. Nei prossimi giorni farà anche un “tuffo” alla Mostra di Venezia con Tilda Swinton e Ralph Fiennes, attore in A bigger splash di Luca Guadagnino: «L’estate scorsa mi ha chiamato per un provino, mi ha preso subito. Un piccolo ruolo, il poliziotto che segna una svolta in una storia che all’inizio è molto privata: i ricchi protagonisti in vacanza con i loro giochi sadici e seduttivi, d’improvviso si risvegliano nel mondo reale».

Come sono andate le riprese a Pantelleria?

«Non la conoscevo, è un luogo selvaggio, strano e magico. Gli sceneggiatori hanno lavorato in modo coraggioso, cambiando i dialoghi giorno per giorno, seguendo l’istinto del regista. Un metodo simile a quello che uso per i miei personaggi. Per loro era faticoso scrivevano notte e giorno per me era come stare a Disneyland, del resto ho accettato anche per curiosare sul set».

Torna a Venezia dodici anni dopo Fascisti su Marte.

«Sì. Allora la presi come un gioco, presentavo un work in progress del film in una sezione parallela. Una versione di 80 minuti, non il macigno che è uscito dopo. Arrivato al Lido, non dormivo da quattro giorni, mi addormentavo davanti ai fotografi. Diciamo che ho vissuto la Mostra con un occhio aperto e uno chiuso, ma fu divertente».

In questi giorni gira Dov’è Mario?. Che tipo di serie sarà?

«È una cosa piccola e sperimentale. Otto puntate dal format strano: una durata a metà tra la sitcom e la fiction. È una scommessa che solo Sky poteva aver voglia di fare. Ma non sarà una serie satirica che attacca gli intellettuali italiani. È invece una sorta di thriller comico. Scritto per far ridere, ma tenendo alta la tensione: una di quelle serie che a fine puntata resti col fiato sospeso. Posso solo dire che è la storia di un personaggio che si perde, da qui il titolo: Dov’è Mario?».

Il titolo è un omaggio a Dov’è Anna?, lo sceneggiato cult con Mariano Rigillo e Stilla Gabel sulla ricerca di una moglie scomparsa?

«Forse quelli della mia generazione lo assoceranno allo sceneggiato del 1976».

Quindi niente satira politica, niente Renzi?

«Al centro c’è il racconto di una vicenda umana. Poi lo sfondo, anche per deformazione professionale, sarà satirico. Non riguarderà Renzi, ma il Paese in generale».

Nanni Moretti in Mia madre dice: «Io non capisco più il presente».

«Condivido l’angoscia che è il sottotesto di quella frase. Poi a volte si ha il problema opposto: si capisce fin troppo e si vorrebbe capire un po’ meno. Non puoi credere a tutto quello che è successo. C’è un arco di storia contemporanea, dalla caduta di Berlusconi fino al Renzi attuale, che credo abbia scombussolato parecchia gente. Questi sentimenti sono nella serie, ma Renzi fisicamente non c’è. Si gioca sulla rappresentazione di un clima che sì, somiglia a quello evocato da Moretti».

Il 17 maggio ha compiuto 50 anni. Come sono?

«Tranquilli. Ho sofferto molto i 40, mi sembrava di avere già un piede nella fossa. Forse questa è l’età in cui si diventa grandi, si chiudono finalmente i pezzi d’infanzia che cominciano a diventare stantii. Spero di riuscire a lavorare più di quanto abbia fatto negli ultimi anni. Vorrei essere più presente. Ma con cose diverse».

Ha detto che la satira televisiva di oggi le fa malinconia.

«Sono affermazioni delicate, devo stare molto attento. Io parlo principalmente di me. Di satira ne ho fatta tanta. A un certo punto è come se avessi perso il gusto di farla e di guardarla. Non per colpa di chi la fa, ma per la funzione che la satira ha oggi. Ho avuto la fortuna di farla in un momento in cui era una cosa un po’ preziosa e proibita, che aveva un suo torbido fascino. Adesso è un lavoro, non dico come un altro perché ci vuole talento, ma è uno sport nazionale. E, al tempo stesso, sembra che non incida in alcun modo sulla realtà. È una specie di esorcismo verso le cose che ti fanno arrabbiare della politica italiana: rilasci la tensione godendoti una gag».

Lei ha combattuto le sue battaglie contro la censura.

«Oggi sono tutti contenti, l’imitazione è uno status: significa che sei famoso e importante. Prima era perseguitata, oggi è istituzionale. È come la pagina delle barzellette nella Settimana enigmistica. Ce n’è sempre di più. Ma questo ha un sapore, detto senza offesa, del prodotto industriale».

Lei ha cominciato a 20 anni, scrivendo i testi per sua sorella Sabina.

«Lei voleva fare l’attrice, cercava lavoro. Io volevo scrivere. Di nascosto buttavo giù cose comiche, fogli che Sabina andava a scovare nei miei cassetti. Poi ci fu la possibilità di un provino per un programma, era il 1985. Sabina usò i miei personaggi: una suora, una cartomante, passò il provino e iniziammo a lavorare in tv, lei attrice, io autore».

Tornerebbe in Rai? Che pensa della riforma?

«Sulla riforma no comment, anche perché per adesso non c’è. E mi piacerebbe tornare. Ho lavorato a Sky in questi anni perché puntavo a progetti poco adatti alla Rai. Ma qualcosa c’è, anche se l’ultima volta non è andata benissimo».

Già, Il caso Scafroglia e Tremonti. Basta con le imitazioni dei politici?

«I politici non m’ispirano, anche se mi piace ancora lavorare a qualche voce. Ma l’impressione è che le imitazioni abbiano fatto il loro tempo e che questi personaggi nascano già dotati di satira propria. Perché fare un’imitazione, quando l’originale ce l’hai a poco prezzo sotto casa?».

 

(Nella foto di Corrado Guzzanti)