Pubblicato il 14/08/2015, 16:21 | Scritto da La Redazione
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Tg Rai, piano Maggioni: «Meglio una sola testata»

RASSEGNA STAMPA: Il Messaggero, pagina 8, di Claudio Marincola

 

Tg Rai, piano Maggioni: «meglio una sola testata»

La road map della presidente illustratata in Vigilanza: ma la Bbc ci ha messo 6 anni

In preparazione la prima uscita pubblica al Meeting di Rimini domenica 23 agosto

 

L’INFORMAZIONE

ROMA La Rai ai tempi di Renzi. Come sarà? Suggestioni, ipotesi, qualche idea filtra dalle prime

impressioni che il nuovo direttore generale Campo Dall’Orto e il presidente Monica Maggioni si sono scambiati nei primi incontri. Il nuovo tandem s’è messo a lavoro. Il dg ha voluto vedere le carte, si sta dedicando a questo. La Maggioni per intepretare fino in fondo il suo ruolo di garante metterà invece a frutto l’esperienza maturata sul campo. La prima uscita pubblica, salvo ripensamenti, potrebbe esserci il prossimo 23 agosto al meeting di Cl a Rimini. L’invito è già partito. Sulla riforma dell’informazione ha le idee chiare. Le ha esposte nel novembre dello scorso anno nel corso di una audizione a San Macuto, rispondendo alle domande dei membri della commissione parlamentare di Vigilanza in qualità di direttrice di RaiNews24. All’epoca mai forse avrebbe immaginato che quelle sue parole sarebbero diventate il manifesto della “sua” Rai.

PAR CONDICIO? UN INCUBO

Quando i parlamentari della Commissione le chiesero cosa ne pensasse della par condicio, la Maggioni non esitò molto liberamente a prenderne le distanze. O meglio a spiegare perché «il rispetto cronometrico delle parole» nella sua redazione venisse vissuto come «un incubo». Non è con l’orologio che si garantisce il pluralismo, anzi. E rivolgendosi al presidente Fico, un deputato 5 Stelle, e dunque devoto a Internet, la Maggioni pose un problema a cui Beppe Grillo sul blog non si è ancora applicato: «Come misureremo la par condicio sul web?». L’unico modo per uscire dall’impasse, secondo la neopresidente è tornare alla «responsabilità editoriale». Ma questo vuol dire ridare credibilità e indipendenza al servizio pubblico.

IL NUCLEO INCHIESTE

Per spezzare il legame tra servizio pubblico e i palazzi della politica la Rai deve innanzitutto recuperare terreno sul piano della “accountability”. Farlo anche tramate le inchieste che sono da sempre il fiore all’occhiello del giornalismo, la parte più nobile. «Se dipendesse da me farei un canale dedicato e un nucleo-inchieste per andare a cercare le storie nascoste, illuminare le periferie del mondo».

Ridare affidabilità al servizio pubblico vuol dire rimettere la Rai «al centro dei discorsi degli italiani». Esattamente come avveniva al tempo del maestro Manzi, il mantra di Renzi. La credibilità come nuova mission. Che vuol dire mettersi in gioco e applicare il fact checking, (la verifica delle notizie).

Quanto alla riforma, al progetto di accorpamento delle testate già approvato dalla Vigilanza e dal vecchio cda, l’ex direttrice di Rainews24 lo ha detto: «Non è mia, e non è forse come l’avevo pensata io. Perché raccogliere le varie testate in due newsroom? Perché non provare subito con una testata unica? Fare il salto in un colpo solo non è immaginabile: alla Bbc hanno impiegato 6 anni per passare da un sistema concorrenziale al suo interno ad un sistema che non lo fosse o lo fosse meno». E ancora: «Ma almeno ci si muove, in questo momento è fondamentale uscire dall’immobilismo, stare fermi vorrebbe dire avere una Rai sempre più residuale, utilizzare le risorse dei cittadini per farsi concorrenza al suo interno con 4 strutture distinte che producono news in maniera non coordinata». Riferimento quest’ultimo alla moltiplicazione dei tg, le sigle Tg1, Tg2, Tg3 che rimangono «un elemento di chiara riconoscibilità per gli italiani e devono restare tali. Rappresentano risorse, spettatori e certezza di risultato». Via il “pastone” dal telegiornale ma solo “il racconto”, un racconto «plurale, inclusivo, aperto». E puntare sulle storie, investire risorse «per andare a sentire le persone che non corrispondono allo stereotipo del “lo dicono tutti”».

PIU’ STORIE

I rapporti tra la Maggioni e l’ex dg Gubitosi sono sempre stati buoni. E lo sono rimasti anche

quando infuriava la polemica per i 5 microfoni Rai compreso l’inviato di Rainews24 piazzati sotto il mento di Matteo Renzi a Brisbane nella trasferta austrialianà del premier. Se ci sono 9 troupe impegnate sullo stesso servizio, è la tesi della Maggioni, «vuol dire che ci sono 8 storie non raccontante malgrado i cittadini abbiano messo a disposizione le risorse per farlo. Ecco questa è la Rai immobile: poi però non lamentiamoci della Rai carrozzone, non sfuggirà che in questo momento ci sono competitor stranieri più veloci e aggressivi che si stanno muovendo con una spregiudicatezza senza precedenti». Sono le idee base da cui la Maggioni partirà per rilanciare l’azienda, in cui entrò per la prima volta da stagista. «La Rai di oggi ha fatto un grande balzo in avanti, ha introdotto meccanismi di digitalizzazione che fino a 10 anni fa sembrano impensabili, nei corridoi si navigava tra le cassette». Bisogna continuare su questa strada «far convergere alla Rai per l’approfondimento tutte le piattaforme» e «attingere molto di più ai giornalisti in rete». Perché «si parte dall’informazione ma anche le reti andranno coinvolte».