Pubblicato il 14/08/2015, 15:01 | Scritto da Gabriele Gambini
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“Paso Doble – Una Vita per il Ballo”: ballerini alla prova su Real Time agli ordini del maestro Gianni Scandiffio

I campioni di ballo tirano, in tv. Chi lo nega è un campione di balle. Il rapporto maieutico maestro-allievo, l’allusività coreografica delle coppie in scena, gli aspetti competitivi e quelli estetici, gli sforzi e le rinunce abbinati ai lustrini e alle pailettes, le dinamiche interpersonali. Proprio questi sono gli ingredienti di Paso Doble – Una vita per il ballo (Real Time, dal 19 agosto, ogni mercoledì alle 23 per sei settimane), docu-reality prodotto da Yam 112003 che racconta i dettagli della vita, in equilibrio tra impegno e quotidianità, di undici ballerini in lizza nelle rispettive categorie di danza latino americana. Agli ordini del maestro Gianni Scandiffio, titolare assieme alla sorella Eleonora della scuola Dance Dance Dance di Trezzano sul Naviglio (www.dancedancedance.it) i protagonisti hanno messo un anno della loro esistenza al servizio delle telecamere.

Ne sono usciti dettagli inediti anche agli occhi di chi possiede già delle nozioni di danza latino-americana, dico bene, Gianni?

Soprattutto il dietro le quinte di un’esibizione: tutto ciò che si nasconde dietro l’estetica della competizione, gli aspetti propedeutici, la preparazione meticolosa. Ciascuna coppia di questo docu-reality ha degli obiettivi precisi: mostreremo il percorso per conseguirli, fermo restando che non tutti ce la faranno. Ciò consente un’esplorazione anche delle componenti psicologiche dell’arte della danza.

La difficoltà maggiore del rendere i passaggi salienti del percorso davanti a una telecamera?

Le 6 puntate che vedrete sono costate un anno di lavoro. Proprio le telecamere, in principio, hanno costituito un elemento di difficoltà, rendendo meno spontanei gli allenamenti. Ma, a poco a poco, la confidenza è cresciuta. La posta in gioco personale dei ragazzi e delle ragazze, del resto, era alta.

Ciascuna coppia di concorrenti aveva obiettivi personali precisi. Quali?

Obiettivi personali precisi e distinti. C’era chi iniziava, chi voleva passare di categoria, chi si prefiggeva la vittoria in competizioni difficili, chi puntava al titolo mondiale. Non tutti gli obiettivi sono stati conseguiti e, lo sottolineo, sarà un passaggio cruciale del programma: lo scoramento, l’attaccamento alla disciplina nonostante una sconfitta, sono il contraltare al divertimento e all’aspetto ludico.

Lei è un campione a livello internazionale. Come è approdato a questo programma?

Il team di Discovery ha effettuato delle ricerche tra le più importanti scuole di ballo in Italia affiliate alla Federazione Italiana Danza Sportiva. Alla fine hanno contattato la scuola gestita da mia sorella e da me e abbiamo accettato volentieri la proposta.

Che cosa ne pensa dei tanti talent televisivi dedicati alla danza?

Sono un ottimo veicolo promozionale. Grazie a essi, confidiamo che nuove persone si appassionino a questa disciplina: non c’è niente di più empatico di ballare e non lo dico perché sono di parte.

Come è diventato ballerino professionista?

Ero molto giovane, quando ho intrapreso questo percorso. Per un po’, parallelamente alla danza, ho praticato arti marziali, motociclismo, altri sport considerati minori, distanti dalla religione calcistica imperante in Italia, che non ho mai sopportato. La passione per il ballo è nata quando mia sorella, già iscritta a una scuola, mi ha chiesto se avessi voluto provare. Mancava un ballerino per un allenamento. Provai io. Fu un colpo di fulmine. Dopo qualche anno di preparazione, iniziai a gareggiare.

L’aspetto più duro per diventare agonista?

Agli inizi, devi essere disposto a fare tanti sacrifici, come in tutte le discipline competitive. Devi seguire le lezioni ed essere pronto a viaggiare molto per gareggiare.

Sfatiamo il luogo comune della vulgata viriloide che vorrebbe i ballerini maschi come femminucce mancate poco inclini alla fatica.

Con gli amici, a scuola, non era facile, agli inizi. Mi prendevano in giro, facendo leva proprio su quel luogo comune, del tutto infondato. Un buon ballerino deve essere forte, tenace, nutrirsi di costanza e determinazione, oltre che imparare il rispetto per il partner e sviluppare capacità di ascolto e di empatia.

Si dice poi che con la danza latino-americana si cucchi un sacco.

Per quanto mi riguarda, posso confermare che le donne apprezzano un uomo capace di ballare bene (ride, ndr).

Soprattutto perché, agonismo a parte, il latino-americano imperversa tra le coppie di ogni estrazione sociale, in cerca di stimoli ludici da condividere.

Nella nostra scuola non insegniamo solo agli agonisti. Abbiamo tantissimi allievi amatoriali che si iscrivono per trovare momenti di evasione assieme al partner o, perché no, in solitaria. Anche per mantenersi in forma provando qualcosa di nuovo e suggestivo. Parlo di persone di tutte le età: tra gli iscritti, ci sono bambini di 6 anni e persone di 80 anni. Le barriere anagrafiche non esistono, tanto meno quelle fisiche, programmando un percorso personalizzato.

Gabriele Gambini
(nella foto, il logo del programma)