Pubblicato il 15/07/2015, 18:33 | Scritto da Gabriele Gambini
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Fabio De Vivo: “A ‘Comedy Central Tour’ ho un ruolo crossover. Vedrei bene Fedez come conduttore di un talk. Selvaggia Lucarelli? Una Re Mida”

Una piazza cittadina. Al centro della scena, tre ambienti complementari: un palco, un red carpet e un’area lounge provvista di console. Cinque comici a serata, da Marco Baz Bazzoni a Beppe Braida, da Giobbe Covatta a Barbara Foria, non scordando Gene Gnocchi, Antonio Giuliani, Daniele Raco e tanti altri, si alternano di fronte alla platea, introdotti da Flora Canto. Trait d’union tra il pubblico e i protagonisti, Fabio De Vivo, deus ex machina alla console e co-conduttore. Benvenuti a Comedy Central Tour (dal 15 luglio alle 21, ogni mercoledì su Comedy Central fino al 19 agosto), disimpegnato caravanserraglio estivo che punta a rivitalizzare il formato cabaret.

Avete registrato a Ladispoli le prime due puntate, ora state per andare a Giulianova e a Agerola. Prime impressioni?

Te lo dirò dopo la messa in onda della puntata (ride, ndr). In realtà sono curioso. Il responso con la piazza è stato molto buono, ho visto poco del montato ma le riprese sono curatissime. Divertente è anche l’ambientazione, che consente un’interazione live costante.

Si tratta della sua prima volta alle prese col formato cabaret.

Non mi ero mai cimentato con la comicità, la mia curiosità nasce anche da questo: vediamo che cosa salta fuori. Soprattutto alla luce del mio ruolo nel programma, che è un po’ crossover. Mi muovo all’interno di un cheringuito in cui si serve davvero da bere, alternando il mio ruolo di dj che copre i momenti di nero, a intrattenitore con un contatto diretto con la platea.

Il ritorno alla piazza è una pecularità delle formule televisive estive dedicate all’entertainment.

Io arrivo dalle piazze, col mio mestiere di dj. Sono un banco di prova efficace, perché consentono di saggiare da subito la reazione della gente. Nel caso di Comedy Central Tour, abbiamo sfruttato l’interazione social, sollecitando il pubblico a essere co-protagonista dello show attraverso instagram, facebook e twitter.

Qualche difficoltà di approccio iniziale?

All’inizio, qualche timore c’era. Durante la prima serata registrata, l’affluenza di un pubblico adulto, in maggioranza rispetto ai teenager, avrebbe potuto mettere a repentaglio l’interazione. Per fortuna mi sono dovuto ricredere.

La sua esperienza radiofonica le sarà servita per sviluppare il dialogo da co-conduttore.

La mia esperienza radiofonica fa da croce e delizia. Delizia perché ben si sposa con la necessità di sintesi, funzionale ai tagli registici. Per intenderci, non sono uno che sbrodola, so stare nei tempi previsti. Poi c’è il rovescio della medaglia. Risultando sintetico, devo puntare sull’incisività.

Comedy Central Tour rappresenta un nuovo approdo per la sua carriera, divisa su più fronti. Ora che succederà?

Vuoi che parta dai sogni utopici o realistici?

Entrambi.

L’utopia che spero diventi realtà: io provengo da quella scuola di trentenni che sognavano di condurre il Festivalbar o di lavorare a un programma su Radio Deejay. Per questo sogno un’esperienza televisiva da conduttore che abbia a che fare con la musica, come X Factor o The Voice. Ho un approccio piramidale al lavoro. Penso nell’ottica dello “step by step”. Dunque non mi sento mai arrivato e guardo sempre in alto, alla ricerca di stimoli.

E la realtà di oggi?

Mi piacerebbe condurre un programma tutto mio in radio. Oggi non sono a Radio Deejay, ma ci sono vicino, a M2o. Mi sono misurato anche come autore in occasione del programma Fattore Umano, su Italia1. È un altro aspetto stimolante. Mi piace scrivere testi al servizio di qualcuno. Un punto d’arrivo, come stile, lo ritrovo in Albertino, grande innovatore. O in Alessandro Cattelan. Un giorno mi piacerebbe fare ciò che fa lui. Ma anche essere, perché no, un suo autore.

A proposito di Albertino, un mix interessante tra musica e tv è individuabile in format come Top Deejay.

Top Deejay si è rivelato un ottimo programma. A proposito del mondo del clubbing, avendo avuto l’occasione di intervistare alcuni tra i deejay più popolari al mondo, sto proponendo ad alcune reti il progetto di una serie di documentari tematici che abbiano la console e i loro protagonisti al centro del racconto.

Qualcosa di simile al Party People Ibiza di Rai 2?

Ho visto Party People Ibiza. Mi è piaciuto, ma si trattava di un documentario classico, senza un conduttore o tratti distintivi marcati. Ho in mente qualcosa di diverso.

Pensa che la musica in tv abbia un futuro in senso tradizionale o un’evoluzione sarà inevitabile?

A parte l’avvento dei nuovi strumenti tecnologici che cambiano i meccanismi di fruizione della musica, credo che il linguaggio del rap, contraddistinto da parolieri di talento, possa legarsi a esperimenti di format televisivi. A patto, beninteso, che sia capace di affrancarsi da certi cliché macchiettistici.

Chi vedrebbe bene per la tv, tra i protagonisti di quella scena culturale?

Fedez catalizza con forza l’attenzione dell’immaginario collettivo. Credo abbia molto da dire e possa dirlo anche da conduttore – azzardo – di un formato talk show. Chiariamo: io non sono un fan di quel genere musicale, ma ne intuisco le potenzialità comunicative.

A proposito di potenzialità comunicative: mi dica qualcosa sulla sua compagna di viaggio in radio, Selvaggia Lucarelli.

Selvaggia è come Re Mida. Trasforma in oro quel che tocca, da un po’ di anni a questa parte. Non si ferma mai, gestisce se stessa in tutto e per tutto, non so nemmeno come faccia. Ha una personalità forte ed è sempre alla ricerca della perfezione professionale. Mi ha aiutato a migliorare nei dettagli del mio lavoro.

Ora invece ci fornisca un motivo valido per non perdere Comedy Central Tour.

Facile. Perché siamo in estate ed è lecito volersi divertire con una comicità leggera, arguta, senza satira politica, più adatta al periodo invernale. E poi, perché d’estate la tv offre repliche trite e ritrite, mentre con Comedy Central Tour, ve lo assicuro, sperimenterete il cabaret in una formula dai tratti innovativi.

Gabriele Gambini
(Nella foto Fabio De Vivo)