Pubblicato il 07/07/2015, 17:03 | Scritto da Gabriele Gambini
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Alessio Sakara: “In pochi minuti vi racconto l’essenza delle arti marziali miste”

Ci sono i comandamenti religiosi. Poi ci sono quelli sportivo/pagani. Che non avranno un demiurgo di riferimento, ma un profeta sì. Si chiama Alessio Sakara. Lui sta alle MMA, le arti marziali miste diventate un trend nelle palestre di mezza Europa, come Mick Jagger al rock’n’roll. Dal lunedì al venerdì alle ore 19:30 e alle 23:45 (e dal 13 al 20 luglio anche alle ore 13:20) su DMax, il pluricampione condurrà Sakara: i comandamenti del legionario, serie di clip quotidiane da 3 minuti l’una in cui mostrerà l’essenza della sua disciplina: le regole, le tecniche, le figure, gli allenamenti specifici di un atleta da ring. Un tutorial incisivo, nell’ottica editoriale del canale, realizzato con il bullet time, modalità di ripresa cinematografica resa celebre dalla saga di Matrix. L’effetto speciale è ottenuto posizionando più di 100 fotocamere intorno al soggetto e fotografando l’azione da varie angolazioni. Sakara gongola. E afferma: “Grazie al mio successo nelle MMA, posso contribuire alla realizzazione di programmi come questo anche nelle vesti di produttore”.

Ci sono dei comandamenti da seguire, per applicarsi con profitto nelle MMA.

Il primo e più importante, alla base di tutto. Essere tenaci. Se non sei tenace, se non sai perseverare, le arti marziali miste non fanno per te. Campioni si diventa, non si nasce. Con spirito di sacrificio.

Un esempio di spirito di sacrificio che la riguarda personalmente?

Mettersi in gioco rinunciando a qualcosa. Per quanto mi riguarda, la dieta ferrea prima di un incontro è una regola alla quale non posso trasgredire. In quei periodi, devo rinunciare al mio junk food preferito: il gelato.

Dunque Sakara: i comandamenti del legionario mostrerà agli spettatori come si diventa campioni di MMA?

No, lo scopo non è questo. Ho realizzato i tutorial assieme ai miei allievi per presentare la disciplina a chi non la conosce, sfatando qualche luogo comune e incentivando i giovani ad avvicinarsi a essa con equilibrio, non necessariamente con fini agonistici. In ogni clip, girata con spirito didattico, mostrerò le regole essenziali di questo sport. Con una raccomandazione: non si tratta di azioni da replicare in casa propria.

Mi dica un luogo comune sulle MMA.

Che esaltano la violenza. Falso. Come ogni sport da combattimento, prevedono disciplina, allenamenti, rispetto dei compagni e degli avversari. Aiutano a mantenersi in forma e ad acquisire fiducia in se stessi. Forgiano la psiche, rendendo consapevoli dei propri mezzi. Quando penso alla violenza, mi viene in mente il calcio e le tifoserie organizzate: si annida lì, la violenza, non certo nelle palestre di MMA.

Perché uno spettatore non appassionato dovrebbe avvicinarsi al suo programma?

Ricordo un tutorial simile sul rugby. Grazie a esso, molti spettatori non informati hanno imparato a conoscerne le regole, approfondendone vari aspetti. Magari qualcuno ha cambiato canale, perché non è rimasto colpito. Ma almeno tutti hanno capito davvero di cosa si trattava.

Perché lei, invece, si è appassionato alle MMA?

Perché da adolescente mi piaceva praticare la boxe. Solo che i tempi di Nino Benvenuti erano finiti. Non c’erano i margini per proseguire una carriera solida, il pugilato non offriva le opportunità di qualche decennio prima. Allora ho scoperto il brazilian jujitsu grazie ad alcune vhs, mi sono trasferito in Brasile e ho iniziato ad allenarmi coi più grandi campioni del settore. Da lì, ho cominciato gli incontri di MMA, che è un sincretismo di varie discipline. Cercavo qualcosa che desse una scossa alla mia esistenza.

Uno sport come il suo alimenta l’individualismo o lo spirito di squadra?

Entrambi gli aspetti. Per prepararti a un incontro, fosse anche amatoriale, sei assistito da un team di allenatori e compagni. Ma sul ring, sei da solo. Una bella prova psicologica.

Il ricordo più bello del Brasile. E il più brutto.

Il più bello, l’aver conosciuto gli allenatori più celebri della mia disciplina. Assieme al momento in cui ho iniziato ad acquisire popolarità vincendo i primi incontri. Una grande iniezione di fiducia. Il più brutto, un’aggressione a mano armata subita in casa a scopo di rapina.

Ormai la tv fa parte della sua carriera, specie dopo l’avventura di Pechino Express.

Di Pechino Express ho ricordi splendidi. Lo rifarei volentieri. Anzi, è l’unico reality a cui parteciperei ancora, allenamenti permettendo. Per il resto, sono felice che la tv mi permetta di divulgare le basi del mio sport. Sono socio della Valetudo, la casa di produzione che ha realizzato questo format. Se non fossi diventato un atleta popolare, non avrei mai avuto le risorse per potermi calare anche nella veste di produttore.

Mai stato tentato dallo show del wrestling? Alcuni campioni di MMA sono diventati wrestler perché attratti dal suo carrozzone spettacolare.

Quando ero a Miami, alcuni organizzatori me l’hanno proposto. Ma è qualcosa di troppo distante da ciò che faccio io, non mi interessa.

Ha detto “allenamenti permettendo”. Mi dica una sua giornata tipo, pre-competizione.

Lunedì-mercoledì-venerdì: pesi e circuiti alla mattina, brazilian jujistu, muay thai o lotta greco-romana alla sera.
Martedì – giovedì: ripetute e allenamento aerobico alla mattina – ring alla sera.
Sabato: simulazione di incontri alla mattina – bicicletta, piscina o arrampicate alla sera.
Domenica: riposo assoluto.

Poco tempo per la vita privata.

Vedo poco i miei figli. Questo è un grosso dispiacere. Stanno crescendo, sono interessati alla disciplina del papà. Lascerò loro libera scelta. Potranno intraprendere la carriera che vorranno.

I momenti di scoramento esistono anche nella carriera di un campione?

Tantissimi. Non sai quanti. Sono un atleta poco assistito dalla sorte, mi sono capitati spesso infortuni in momenti delicati della mia carriera. Diverse volte ho pensato di mollare tutto. Ma il giorno dopo, l’umore è sempre tornato sereno. Perché, in fondo, è tutta una questione mentale.

Gabriele Gambini
(nella foto, Alessio Sakara)