Pubblicato il 27/06/2015, 13:30 | Scritto da La Redazione

Slitta all’autunno il piano banda larga

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 41, di Massimo Sideri

Slitta all’autunno il piano banda larga

Giacomelli: non ci sarà decreto del governo, tra settembre e ottobre riunione del Cipe per gli incentivi. Recchi (Telecom): presto un incontro con Bolloré e Vivendi. Generali ha ceduto il 4% sul mercato.

Il decreto legge sulla banda larga è stato fatto a pezzi. Letteralmente e ufficialmente. Come ha chiarito ieri il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che pure si era speso sull’ urgenza di procedere con decreto, il governo punterà ora a una doppia exit strategy: alcuni strumenti come la partnership pubblico-privata, l’ intervento diretto e quello a incentivo, dovranno essere autorizzati dal Cipe in autunno, più precisamente tra settembre e ottobre quando «si sarà conclusa la consultazione con gli operatori e sarà stato messo a punto il piano operativo». Per altri strumenti come credito d’ imposta, voucher per le famiglie e fondo di garanzia si ricorrerà a un disegno di legge. Forse.

Di fatto il governo di Matteo Renzi ha dovuto fare marcia indietro, non solo perché in questa maniera il piano per fornire agli italiani una banda ultralarga, in linea con l’ agenda europea 2020 e con le esigenze di innovazione del Paese, perde di massa critica rendendo molto più incerto il raggiungimento degli obiettivi. Ma anche perché senza un decreto legge viene a mancare il forte endorsement politico di cui la materia di cui si dibatte da anni aveva onestamente bisogno. Ora si tratterà di capire cosa potrebbe rimanere dell’ impianto iniziale. La prima riunione del coordinamento a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione si svolgerà martedì prossimo, ha annunciato ancora Giacomelli: «Il governo conferma il suo impegno per la realizzazione delle infrastrutture e conferma anche gli strumenti che saranno usati». In realtà alcune fonti del governo stesso considerano lo stop una sorta di arretramento di fronte alle pressioni di Telecom Italia. Nella sua formulazione iniziale il documento favoriva difatti la distribuzione di risorse verso la tecnologia Ftth, la fibra a casa, laddove il gruppo telefonico ha scelto di procedere in parte con il Fttc, la fibra fino agli armadi per preservare l’ ultimo miglio in rame.

Tra le motivazioni dell’ abbandono del decreto dovrebbero esserci anche le critiche del Colle sul bulimico utilizzo dei decreti legge da parte del governo ma anche l’ urgenza di spingere avanti il dossier Rai che, dopo il passaggio in Senato, potrebbe diventare il quinto decreto da chiudere prima dell’ estate.

Il timore, a questo punto, è che il passaggio al Cipe allunghi enormemente i tempi per svincolare i fondi. Mentre il disegno di legge, tra discussioni infinite e ulteriore smembramento, potrebbe diventare il binario morto del piano originario: la maledizione della banda stretta continua a colpire. Ieri si è tenuto anche il consiglio di Telecom per affrontare il tema del cambio di azionariato: Vivendi, diventato il primo socio con il 14,9% avrebbe chiesto due posti nel board. Ma nessuno degli attuali consiglieri sembra disposto al passo indietro, mentre il presidente Giuseppe Recchi ha auspicato che i vertici del gruppo francese incontrino al più presto il governo italiano. E su fronte dei soci anche Generali, che aveva il 4%, è uscita con la cessione della quota sul mercato.