Pubblicato il 22/04/2015, 16:04 | Scritto da La Redazione

IL GIAPPONE, I FUMETTI, LE BARBE DA HIPSTER, LA TV: INTERVISTA A FIORE MANNI, LA FASHION DESIGNER PIÙ AMATA DAI RAGAZZI

IL GIAPPONE, I FUMETTI, LE BARBE DA HIPSTER, LA TV: INTERVISTA A FIORE MANNI, LA FASHION DESIGNER PIÙ AMATA DAI RAGAZZI
Ogni lunedì conduce su Super! (canale 47 del DTT) "Camila Store Best Friends", in cui dispensa consigli di look al target teen/kids. Ma Fiore Manni è molto di più: l'abbiamo incontrata e ci siamo fatti raccontare particolari inediti della sua vita e della sua carriera.

 

C’è un tratto comune a tutti gli “otaku” occidentali (la schiera dei collezionisti ossessivi di manga e di anime nipponici): la passione, irrazionale e sconsiderata, per tutto ciò che riguarda il Giappone, coltivata con la convinzione di appartenere a una cerchia di privilegiati. Per tutto si intende “tutto”: dal primo biglietto di viaggio sullo Shinkansen alle osservazioni astronomiche a caccia dell’Orsa Maggiore di Kenshiro. Il Giappone non è per chiunque. Si concede a chi ne riconosce la magia. E in tv, nessuno sa riconoscerla e interpretarla meglio di Fiore Manni. Che è un’otaku. Che è stilosissima. Che fa la fashion designer, ma anche l’autrice di fumetti. Che conduce su Super! ogni lunedì alle 15.15 Camilla Store:Best Friends, appuntamento amato dal pubblico teen/kids in cui invita nel suo atelier una coppia di ragazze under 14, legate tra loro da un’amicizia durevole, aiutandole a personalizzare il proprio outfit tra momenti di di shopping e customizzazione di accessori. Con un occhio alla moda di Tokyo.
Abbiamo incontrato Fiore e tracciato un suo inedito identikit, suggerito da concatenazioni argomentative.

R come RICORDI. «Il mio primo ricordo da fashion designer risale a quando avevo 7 anni: ero sul divano e cucivo tanti coniglietti di pezza. La passione per la moda forse è nata in quel momento».

M come MODA. «La moda e il design sono una via per sperimentare i tratti della nostra personalità. Un gioco divertente, che ci mette a nostro agio con noi stessi e con gli altri attraverso la creatività».

G come GIAPPONE (PARTE 1). «Il mio primo viaggio in Giappone risale al 2010. Avevo fatto tanti piccoli lavoretti per pagarmelo e l’emozione di leggere all’ aeroporto di Tokyo la scritta in giapponese: “Benvenuti”, me la porto ancora dentro».

G come GIAPPONE (PARTE 2). «La passione per lo stile e la cultura giapponesi è nata in me negli anni ’90, quando ero piccola. Quel periodo, per il Giappone, era magico. La street fashion di Tokyo influenzava la moda occidentale in modo originale e mai omologato. Gli stessi brand occidentali annoveravano una figura professionale che andava a Tokyo per interpretare e carpire le nuove proposte in fatto di stile».

O come OMOLOGAZIONE. «Oggi purtroppo la globalizzazione ha intaccato anche lo stile giapponese. Si sta perdendo l’originalità delle proposte a vantaggio di un’omologazione stereotipata mondiale, influenzata dall’onda hipster newyorkese, oppure dalla korean wave. Nel mio ultimo viaggio ad Harajuku, il quartiere fashion di Tokyo, ho visto lo stesso cappotto color panna addosso a circa 60 persone differenti. I tempi stanno cambiando anche lì».

F come FUMETTI. «Oltre al mio ruolo di fashion designer, coltivo l’aspirazione di diventare autrice di fumetti. Al Lucca Comics presenterò il mio primo lavoro edito. Si intitola 4 ‘o clock (edizioni Shockdom). Si tratta di un fumetto a colori, disegnato con acquerello e ritoccato con photoshop, ambientato nel periodo Vittoriano. La mia fonte di ispirazione, ovviamente, sono i manga. Il mio disegnatore preferito è Inio Asano».

C come CAMILLA STORE. «In questa edizione di Camila Store Best Friends su Super! ho incontrato un target di ragazze anagraficamente più elevato. Ho quindi osato un po’ di più nel suggerire la personalizzazione del loro look. È stato molto divertente. Ogni coppia di amiche veniva da me, ciascuna con le proprie valigie, che durante la puntata si scambiavano. Da lì è iniziata la customizzazione degli outift, all’insegna della condivisione di un’esperienza e della non omologazione alla moda stereotipata».

M come MASCHI e H come HIPSTER. «In quest’edizione ha partecipato anche un ragazzo. Ne sono stata felice. Adoro disegnare la moda da uomo. Per quanto riguarda i maschi di oggi in generale, li renderei più colorati, con qualche scelta di tessuto più ardita. Soprattutto, leverei loro le barbe e gli occhiali da hipster: non è possibile che per strada si vedano solo cloni, uno uguale all’altro!».

S come SCARPE. «Le Vans di Guerre Stellari sono le mie scarpe preferite».

P come POPOLARITA’. «Essere riconosciuta per strada dai fan un po’ mi imbarazza. Non so come comportarmi. Succede che a volte mi indichino e mi fissino, senza poi venire a parlarmi. Io non so cosa fare. Non so se sia meglio aspettare che siano loro a rivolgermi la parola o salutarli per prima. A rompere lo stallo, di solito, ci pensano i genitori. Vengono loro a presentarsi, raccontando della passione dei loro figli per il mio programma. Una volta mi è capitato di scendere al supermercato sotto casa in pigiama, struccata e con gli occhi gonfi di sonno, a comprare il necessario per la colazione. Una mamma mi ha riconosciuta. Mi ha squadrata dicendo: “Sai che sei meglio in televisione?”».

T come TELEVISIONE. «Non amo particolarmente guardare la tv. Farla, però, mi diverte. Specie in programmi che coinvolgono i bambini. Oltre a Camila Store Best Friends, mi piacerebbe condurre un format sui sogni di realizzazione dei ragazzi. Aiutandoli a trovare la strada per concretizzarli».

F come FUTURO. «Per il futuro, spero di diventare brava a disegnare. Fare l’autrice di fumetti è la mia più grande ambizione, ma è anche fonte di insoddisfazione, perché fino a oggi non ho avuto il tempo necessario per perfezionare il mio stile. Ho sempre studiato all’università e lavorato, non concentrandomi sul disegno come avrei voluto. Devo darci dentro, ho tante lacune da colmare».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Fiore Manni)