Pubblicato il 12/01/2015, 19:06 | Scritto da La Redazione

LUCIA MASCINO: “IL PUNTO DI FORZA DI ‘UNA MAMMA IMPERFETTA’? L’IMMEDESIMAZIONE CHE CREA COL PUBBLICO”

Da domani 13 gennaio la serie, nata per il web e proposta con successo in tv, approda su TimVision in esclusiva, per una riproposizione dei 50 episodi delle due stagioni. Abbiamo incontrato l’attrice protagonista e dialogato con lei sui punti di forza del prodotto scritto da Ivan Cotroneo.meta name=”news_keywords” content=”lucia mascino, una mamma imperfetta, ivan cotroneo, timvision

Mamma. E imperfetta. Capace di sommare tante piccole imperfezioni in una storia dinamica, pulsante. Realistica, come si dice. Perché il segreto del successo de La mamma imperfetta, nel fluire contingentato degli 8 minuti a puntata per un totale di 50 episodi e due stagioni scritti e diretti da Ivan Cotroneo, sta tutto lì: l’eroina che non salva il mondo, ma si districa nelle pieghe familiari di una quotidianità spassosa dove identificarsi con lei è davvero possibile. «Ricevevo addirittura messaggi da parte di spettatori che mi suggerivano potenziali storie da rappresentare in video», ammette Lucia Mascino, 37 anni, attrice di teatro, cinema e tv, che si porta nel cuore Mariangela Melato come modello a cui tendere. È  lei, la protagonista della serie che verrà riproposta da domani, 13 gennaio, in esclusiva su Tim Vision. Al suo fianco torneranno il marito Davide (Fausto Sciarappa), i due figli Antonio e Maria, il lavoro, le amiche Irene (Anna Ferzetti), Claudia (Vanessa Compagnucci) e Marta (Alessia Barela). Torneranno anche per giustificare numeri imponenti: sul web, la serie ha totalizzato 4,2 milioni di views e la media di spettatori per puntata è stata di 1,1 milioni. Il format è stato venduto negli USA, in Spagna, in Germania e in Francia.

Il suo personaggio si chiama Chiara Guerrieri.
«Non lo trovate un nome bellissimo? Indica una luminosità combattiva, è emblematico».

Bello. Magari anche utile nel fornire suggestioni alla sua rappresentazione.

«Mi ha stimolata. Molto. La scrittura della serie ha una sua forza naturale. Contiene ritmo, azione, comicità. Forniva suggerimenti all’approccio già dalla prima lettura. Leggendo la sceneggiatura mi sembrava di affiancare la scrittura alla vita con la comicità brillante come valore aggiunto. Emergeva chiaramente la figura di una donna impacciata, ma dotata di una verve naturale, capace di prendersi in giro, di farsi tante domande, di sostenere la quotidianità con ritmo e carattere».

Lei se le è fatte, delle domande, prima di interpretarla?

«Ho preso spunti dai racconti di mamme che ho conosciuto. Ma i tempi di lavorazione erano piuttosto stretti. Mi sono buttata. Con naturalezza, freschezza. Ho usato l’istinto per immedesimarmi».

C’è aderenza tra lei e il suo personaggio?

«Non più di tanto. Ma ho attinto da una mia parte goffa, che esiste realmente. Sono rimasta sorpresa, perché ho scoperto tratti del mio carattere che non avevo mai approfondito. Ero abituata a interpretare personaggi anomali, quasi estremi, soprattutto a teatro. Ne La mamma imperfetta ho trovato invece tante sfumature di normalità. Fin dalla prima scena, quando mi sono presentata guardando dritto nella telecamera».

La serie ha ottenuto un notevole successo.

«Avete presente i meccanismi odierni della pubblicità? Funzionano quando il fruitore riesce a immedesimarsi nel protagonista dello spot, toccando corde di appartenenza. Ecco, La mamma imperfetta asseconda questo bisogno. Consente l’identificazione immediata nell’impianto narrativo, sostenuta da una scrittura brillante».

Non un’immedesimazione da sogno. Niente eroismi. Tante piccole cose del quotidiano.

«Non è un’eroina da super serie tv americana. È un’anti-eroina che si confronta col quotidiano. E tiene un diario, espediente narrativo perfetto per raccontare delle confidenze. Ecco. Questo è lo strumento per capire la serie: il fatto che si presenti come confidenziale, non troppo celebrativa, raccontando una storia con criteri di verosimiglianza».

Il tutto in 8 minuti a episodio. Abbastanza per il web, pochi per la tv. O forse no.

«La serie nasce come web fiction. Ogni prodotto, ovviamente, deve adattarsi alla piattaforma per cui nasce. 8 minuti ci sembravano addirittura troppi per la rete. Invece si sono rivelati adeguati. E hanno funzionato anche in tv. È vero che la brevità non stanca, in televisione, ma non è detto che sia sempre una caratteristica vincente. Tempi e ritmi di ciascun spettacolo devono essere calibrati in funzione di ciò che si vuol raccontare. L’essenziale è riuscire a coglierne l’essenza».

Una donna, una mamma per la precisione, al centro del racconto. È retorico chiederle com’è la situazione femminile nella sua professione, in Italia, oggi?

«C’è strada da fare. Attualmente sono in montagna, sto girando un film. Qui c’è una direttrice della fotografia di origine tedesca. È con il marito e con il figlio. Lui si occupa del bambino, perché gli strumenti legislativi tedeschi consentono anche ai padri di prendersi un’aspettativa e occuparsi dei figli. Ma non voglio scadere davvero nella retorica. Il bello de La mamma imperfetta, per esempio, sta anche nella scelta di un cast al femminile composto da attrici non molto famose, ma funzionali a un progetto in cui poter essere protagoniste. Mi pare una direzione giusta».

Da domani la serie approderà su TimVision.

«Una bella opportunità per chi ancora non l’ha vista. Un conto è andarsela a cercare, un conto è sapere che viene trasmessa. La rende più vicina, più a portata di mano».

Nel frattempo, quali progetti le riserverà l’anno nuovo?

«Il 14 gennaio inizio a girare a Soprabolzano, località tirolese, un film prodotto dalla Tempesta, per la regia di Caterina Carone. Si intitola Fräulein, una commedia delicata con ingredienti un po’ italiani, un po’ tedeschi. Ho un ruolo interessante a fianco del bravissimo Christian De Sica. Poi tornerò a teatro a fianco di Filippo Timi nel Don Giovanni e in Favola, al Teatro della Pergola di Firenze».

Il suo sodalizio professionale con Filippo Timi è di lunga data.

«A lui devo molto. Mi ha fatto scoprire corde della mia capacità interpretativa che non conoscevo, soprattutto ne La Sirenetta, dove ho interpretato un personaggio che parlava in romanesco e che consideravo sulle prime a me totalmente estraneo. Forse è questo il bello di fare il mio mestiere. Essere osservata e oggettivata da occhi esterni e scoprire di volta in volta lati nuovi della tua personalità».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Lucia Mascino)