Pubblicato il 07/01/2015, 10:02 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – PINO DANIELE E LA TELEVISIONE. STORIA DI UNA DIFFIDENZA

Il critico televisivo de “Il Fatto Quotidiano” analizza come la tv ha omaggiato il cantautore napoletano, scomparso tre giorni fa.meta name=”news_keywords” content=”pino daniele, il fatto quotidiano, rai, che tempo che fa

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 21, di Nanni Delbecchi.

Pino Daniele e la televisione. Storia di una diffidenza

Una volta tanto la Rai ha avuto i riflessi pronti. Non che ci voglia molto, basta mettere mano al palinsesto quando accade qualcosa di grave e inatteso, come l’improvvisa scomparsa di Pino Daniele. Per una malinconica coincidenza Daniele, molto restio ad apparire in video, si era appena esibito durante il veglione di Capodanno su Rai 1, e aveva fatto gli auguri in diretta: «Che questo sia un anno sereno. Speriamo». Di quell’anno gli restavano da vivere tre giorni, e per una volta si è vista la Tv rendere omaggio a un grande personaggio, più o meno il contrario di quello che ci capita vedere tutti i giorni. Per una coincidenza ancora più malinconica, lunedì il più schivo dei cantautori è stato di continuo in Tv. Sky Arte ha riproposto il bel documentario di Luca Dondoni Pino Daniele Nero a metà, Rai 1 ha a sua volta riproposto lo speciale Canzone, appena realizzato per celebrare i trent’anni del suo album più celebre; ma il momento più commovente è stato attorno alle 20, quando su Rai 3 si è visto Pino Daniele rispondere alle domande di Fabio Fazio nella replica di una puntata di Che tempo che fa datata 2007. La poesia delle repliche, la Tv che diventa macchina del tempo e restituisce i morti da vivi, ci ripaga a volte della volgarità del video quotidiano. Nel botta e risposta di quella lontana serata si sono viste rivivere la dolcezza, la tenerezza, quell’imbarazzo che rende incompatibili per istinto all’enorme lente di ingrandimento della Tv. Non che Pino si fosse risparmiato, in quell’occasione.

A UN TRATTO aveva perfino fatto outing, svelando a Fazio che aveva cominciato a tingersi la barba. «E i capelli?». «Quelli non ci riesco, mi manca il coraggio». Forse non era solo mancanza di coraggio, era qualcosa che aveva a che fare con l’alchimia agrodolce della sua ispirazione. Nero a metà, Pino Daniele, ma anche bianco a metà. Poco dopo abbiamo anche capito qualcosa di più sulla sua allergia al piccolo schermo. È stato quando Fazio gli ha chiesto se fosse cambiato il ruolo della musica rispetto agli Anni 70, e lui non ha avuto dubbi. «È cambiato molto, la musica ha perso il suo ruolo sociale. Adesso si fa una gran confusione tra musicista, cantante e showman: secondo me è stata la Tv a rovinare tutto». Rivisto in controluce, Pino Daniele era, ed è, un musicista in purezza che non poteva né voleva diventare uno showman; e aveva intuito, semplicemente, che la televisione non c’entrava nulla con lui, poteva fare solo confusione. Pino Daniele era un fedele: agli anni in cui era nato artisticamente, a Napoli e soprattutto a se stesso. Lo si era già visto nella serata d’onore di Alta Classe condotta da Gianni Minà nel 1992, e diventata culto su YouTube. Bisognava trovare un modo per stanare la ritrosia di Pino e quel modo fu l’amicizia con Massimo Troisi. «I due erano così amici che il cantante non avrebbe mai accettato l’invito se non ci fosse stato il suo compagno di avventure artistiche», ha dichiarato Minà, ma si rivelò vero anche il contrario. Insieme vennero, insieme risposero alla prima domanda, e poi partirono per la tangente: «Massimo, ho scritto una canzone, mi fai un film?». Cinque minuti perfetti in cui anche Minà viene travolto senza pietà. L’ombra di Eduardo, Totò e Peppino, improvvisazione pura, Napul’è: l’incredibile certezza che perfino la Tv può diventare musica.