Pubblicato il 29/12/2014, 16:31 | Scritto da La Redazione

FRANK: “CHE COSA HANNO IN COMUNE BEPPE SEVERGNINI, ISTANBUL E GLI AC/DC? SCOPRITELO CON ME A ‘DEEJAY ON THE ROAD'”

FRANK: “CHE COSA HANNO IN COMUNE BEPPE SEVERGNINI, ISTANBUL E GLI AC/DC? SCOPRITELO CON ME A ‘DEEJAY ON THE ROAD'”
  Francesco “Frank” Lotta è tornato su Radio Deejay con “Deejay on the road”, contenitore in cui lo speaker accoglie di puntata in puntata un ospite da cui si fa raccontare il viaggio che gli ha cambiato la vita, attraverso una playlist personale e sorprendente. Beppe Severgnini fermo a un baracchino all’aperto di Istanbul che […]

 

Francesco “Frank” Lotta è tornato su Radio Deejay con “Deejay on the road”, contenitore in cui lo speaker accoglie di puntata in puntata un ospite da cui si fa raccontare il viaggio che gli ha cambiato la vita, attraverso una playlist personale e sorprendente.

Beppe Severgnini fermo a un baracchino all’aperto di Istanbul che ascolta un pezzo degli AC/DC. Sembra un’immagine partorita dalla mente di David Lynch, invece è una delle confessioni raccolte da Frank, al secolo Francesco Lotta, a Deejay on the road (http://www.deejay.it/programmi/deejay-on-the-road/). Il contenitore radiofonico, giunto alla seconda edizione, è partito domenica 28 dicembre alle 22 su Radio Deejay e accompagnerà quotidianamente gli ascoltatori nel periodo natalizio mantenendo inalterati i capisaldi dell’anno scorso: un ospite vip in studio, diverso di puntata in puntata, disposto a raccontare il viaggio in solitaria che gli ha cambiato la vita attraverso una playlist musicale personale e intimista.

Viene spontaneo, ascoltando Deejay on the road, definirlo un “viaggio musicale”.

«La musica è determinante per tirar fuori il lato insolito, ricco di sorprese, dei personaggi che mi sono venuti a trovare in studio. Con la scusa dell’imbastire una playlist, ho scoperto aspetti divertenti e sorprendenti dei miei ospiti».

Alberto Angela, Beppe Severgnini, Luca Parmitano, Camila Raznovich, tanto per citarne alcuni di questa edizione.

«Ecco. Per esempio, non mi sarei mai aspettato che un personaggio come Severgnini mi raccontasse il suo viaggio a Istanbul scegliendo un pezzo degli AC/DC ascoltato per caso in un baracchino all’aperto della città turca».

La tua trasmissione punta a quello: usare la musica come pretesto per raccontare.

«La contestualizzazione del viaggio raccontato dai miei ospiti è solo una leva. Il bello è scoprirli nella loro umanità. Per esempio, ho scoperto la grande passione di Alberto Angela per Joe Cocker. Siamo rimasti quasi un’ora, prima di registrare la puntata, a selezionare i dischi da abbinare al suo racconto. Ne ho conosciuto l’incredibile semplicità e spontaneità. Non era scontata in un personaggio del suo calibro. Una piacevolissima sorpresa. Non l’unica». 

Anticipiamone altre.

«Le sentirete. Avrò con me Luca Parmitano con un aneddoto spettacolare. Poi Camila Raznovich che si racconterà sfruttando anche il volano della sua recente conduzione di Kilimangiaro».

Si dice che questo sia uno dei punti di forza della radio: rimanere uguale a se stessa nonostante le evoluzioni dei media.

«In parte è vero. La radio ha una portata rivoluzionaria capace di adattarsi alle tecnologie che cambiano. Ho la fortuna di lavorare in una radio di punta come Deejay, con una grande visibilità. Se ci si pensa, però, il discorso potrebbe essere adattato in qualsiasi contesto. L’ascoltatore chiude gli occhi, si lascia cullare dal mix di parole e musica usando un’arma potentissima: l’immaginazione. Può farlo in modo molto più forte rispetto alla visione di un film o al bombardamento di immagini già confezionate».

Il rischio di chi fa il tuo mestiere oggi?

«Nel mondo social di oggi, tutto ha un volto, tutto è contestualizzato. Anche lo speaker in radio ha una presenza più visibile e tangibile per l’ascoltatore. Una delle cose che ho imparato stando a Deejay è risultare efficace senza oscurare l’ospite in studio, aggirando il rischio di protagonismo esasperato. More talent, less ego, per dirla all’inglese».

I social contribuiscono ad arricchire la tua trasmissione?

«La radio leggerà con attenzione i tweet più carini con l’hashtag #deejayontheroad. Alcuni di essi saranno ritwittati o compariranno sul profilo Facebook del programma. Il web, in questo caso, alimenta in modo più diretto quel rapporto da sempre esistente tra chi fa radio e chi ne fruisce».

A proposito di rapporti. Che cosa hai imparato, personalmente, lavorando a fianco di chi, in Italia, la radio ha contribuito a crearla, in una realtà come Deejay?

«Che posso dire? Cerco di apprendere il più possibile dai mostri sacri che mi girano intorno. Mi sento come in un oceano con tantissimi pesci da fotografare, che rappresentano le qualità da padroneggiare per fare al meglio questo mestiere. Ecco, cerco di farmi guidare dalla sapienza di chi è più bravo di me nell’inquadrarli».

Un auspicio personale per l’anno nuovo.

«Che On The Road possa trovare la sua strada con soddisfazione. E poi, lavorare, lavorare, lavorare per migliorare».

Trovando On The Road la sua strada, avresti la possibilità di invitare nuovi ospiti…

«Il sogno nel cassetto è avere Lorenzo Jovanotti. In una puntata con lui, avrei davvero modo di parlare di qualsiasi cosa. Dal suo background artistico e culturale nascerebbero aneddoti ricchissimi. Per non parlare della playlist musicale. Mi piacerebbe invitare anche Roberto Saviano, per capire come intende la dimensione del viaggio, alla luce delle sue esperienze particolari di vita. Perché On The Road punta a quello: trovare la chiave giusta per descrivere modi diversi di intendere la vita nella sua complessità, fornendo spunti il più possibile positivi e propositivi».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Frank)