Pubblicato il 19/11/2014, 14:03 | Scritto da La Redazione

DA TELEMILANO 58 A CANALE 5: UN DOCUMENTARIO RACCONTA LA NASCITA DELLA TV COMMERCIALE. NEL BENE E NEL MALE È LA NOSTRA STORIA

Da canale via cavo per gli abitanti di Milano 2 a impero mediatico. Questa è la storia raccontata dalla rivista “Link”. Giovanissimi Claudio Cecchetto, Barbara D’Urso e Claudio Lippi che s’inventano un linguaggio e un lavoro nuovo.meta name=”news_keywords” content=”telemilano 58, canale 5, mediaset, silvio berlusconi

Da una tv di quartiere a un impero mediatico il passo è immenso e immaginarselo sembra davvero impossibile. E invece è quello che fece Silvio Berlusconi a metà degli anni Settanta, partendo da un servizio video locale per i condomini di Milano 2, arrivando a Mediaset e diventando uno degli uomini più ricchi e potenti d’Italia. Già, perché Canale 5, nata nel 1980, è figlia di TeleMilano, un canale via cavo per gli abitanti del quartiere residenziale costruito ai margini di Segrate nel 1974, che dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 1976, che dava la possibilità anche ai privati di trasmettere via etere in ambito locale, diventa prima una rete cittadina, TeleMilano 58, poi regionale e infine nazionale, nel 1980. Negli scantinati di Milano 2, nelle cantine dei bar davanti al celebre laghetto, dove erano stati improvvisati gli studi, giovanissimi esordienti come Claudio Cecchetto, Barbara D’Urso, Claudio Lippi, Bruno Longhi, Massimo Boldi, Diego Abatantuono, Jerry Calà, guidati dal veterano Mike Bongiorno, sperimentavo un nuovo modo di fare tv. Già, il mitico Mike, che dopo decenni di Rai sembrava al tramonto della sua carriera, ha saputo rinnovarsi e costruirsene una nuova di altrettanto successo, diventando il decano della televisione commerciale, dopo essere stato quello della tv pubblica. Tutto questo è raccontato in un bel documentario dal titolo TeleMilano 58, allegato a Link – Idee per la televisione, pubblicazione edita dal Marketing strategico di Mediaset, in libreria e su tablet da oggi, mercoledì 19 novembre.

Il documentario, che ovviamente non ha alcun aspetto critico, essendo una celebrazione, ha un unico difetto: troppo breve. Il viaggio attraverso le immagini di repertorio di quei pionieri della televisione fanno parte della nostra cultura nazionale, che tanto hanno cambiato la società, in meglio e in peggio. Per questo quando finisce rimane la voglia di continuare a vedere ragazzi con pantaloni a zampa di elefante che si inventano un lavoro, senza avere maestri a cui fare riferimento. Vedere un Mike Bongiorno ancora giovane, nonostante all’epoca fosse dato per finito, che con eleganza conduce uno strano quiz in uno studio angusto, come se fosse ancora in un teatro Rai. Un Silvio Berlusconi baldanzoso che sprona la sua ciurma di pirati dell’etere a fare la storia della comunicazione italiana. Poi arrivò l’amicizia con Craxi, una strana Legge Mammì, la politica e un’ancora più strana Legge Gasparri. Ma questa è tutta un’altra storia.

 

twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto Mike Bongiorno nel primo studio di TeleMilano 58, in uno scantinato di Milano 2)