Pubblicato il 14/11/2014, 19:01 | Scritto da La Redazione

CON LA PUNTATA SUL BULLISMO, “X FACTOR” HA DIMOSTRATO CHE SI PUÒ PARLARE AI GIOVANI IN MANIERA INTELLIGENTE, IN UN CONTESTO LEGGERO

CON LA PUNTATA SUL BULLISMO, “X FACTOR” HA DIMOSTRATO CHE SI PUÒ PARLARE AI GIOVANI IN MANIERA INTELLIGENTE, IN UN CONTESTO LEGGERO
Il talent show di Sky Uno ha rotto uno schema consolidato nella tv italiana: i temi profondi per i giovani telespettatori non vanno bene. Invece, ieri sera, si è dimostrato che è un problema di linguaggio.meta name=”news_keywords” content=”x factor, sky, sky uno, bullismo“ Se X Factor vira sul sociale e fa un boom di ascolti […]

Il talent show di Sky Uno ha rotto uno schema consolidato nella tv italiana: i temi profondi per i giovani telespettatori non vanno bene. Invece, ieri sera, si è dimostrato che è un problema di linguaggio.meta name=”news_keywords” content=”x factor, sky, sky uno, bullismo

Se X Factor vira sul sociale e fa un boom di ascolti è il segno che davvero la televisione sta cambiando. Ieri il programma di Sky Uno ha superato di nuovo il milione di ascoltatori, con oltre il 4% di share. In linea con la settimana scorsa, in crescita del 20% anno su anno. Non sarebbe una grande notizia, considerando che questa edizione del talent di Sky, sempre al top delle discussioni sui social, sin dalla prima puntata ha battuto tutti i record di ascolto delle precedenti, ma invece è un punto di partenza per una riflessione su dove sta andando la televisione del futuro. La puntata di ieri si è aperta con 5 minuti integralmente dedicati al tema del bullismo, con un video molto efficace dei giudici e dei concorrenti e con l’integrale di Take me to church di Hozier, video che non è stato mandato in onda dalla maggior parte delle televisioni del mondo per via dei contenuti ritenuti «troppo espliciti» sul tema dell’omofobia. Un tema, quello del bullismo, che non fa impennare generalmente l’Auditel, a meno che non ci sia di mezzo qualche fatto di cronaca nera. L’intera puntata ha girato intorno al racconto della discriminazione e della violenza, con scelte di brani difficili e  anche discutibili, arrangiamenti a volte ancora più discutibili (basti pensare a quello fatto su Like a prayer di Madonna o su Il gioco del cavallo a dondolo di Roberto De Simone), coreografie forse fin troppo ricercate e lontane dal pubblico come lo intendiamo generalmente quando abbiamo in mente anziani assopiti davanti allo schermo. Ma con una costanza di messaggio del tutto inusuale, per un programma che è e resta di intrattenimento super leggero. E che è amato enormemente dai ragazzi, visto che è tra di loro che questa edizione di X Factor sta davvero spopolando.

È su questo che si deve riflettere, sul fatto che il talent show canoro di Sky Uno ha rotto un altro tabù della televisione italiana, la convinzione ripetuta come mantra dai tanti dirigenti televisivi del nostro Paese messi lì per chi sa quale ragione: i contenuti che fanno riflettere – soprattutto se inseriti in un contesto “leggero” – non fanno ascolti, specialmente tra i ragazzi. Invece se si usa il loro linguaggio, se non si ha paura e se si è credibili, anche la televisione può essere una buona scuola. Quinti tanto di cappello  a Sky, soprattutto a chi guida i loro programmi, considerando che questa scelta è stata fatta all’interno di uno show che ha un pubblico giovanissimo, con il quale non solo bisogna scegliere con attenzione i temi che si trattano, ma anche e soprattutto come lo si fa. Un’altra lezione per la Rai che, più di ogni altro broadcaster nel nostro Paese, avrebbe dovuto anticipare e non andare al traino anche questa volta.

 

Hannibal

 

(Nella foto il cast di X Factor)