Pubblicato il 10/11/2014, 17:35 | Scritto da La Redazione

SILVIO BERLUSCONI TELEVISIVO: QUASI QUARANT’ANNI DI PICCOLO SCHERMO E COSTUME ITALIANO

Viaggio nella carriera tv del fondatore di Mediaset, tra gesti d’amore verso i suoi più stretti collaboratori e abiti sbagliati.meta name=”news_keywords” content=”silvio berlusconi, canale 5, mediaset, fininvest, rai

Ripercorriamo la carriera televisiva di Silvio Berlusconi, colui che ha cambiato il modo di fare tv e il pensiero degli italiani, tra sostenitori e acerrimi nemici. Gli sgoccioli degli anni Settanta venivano da un monopolio televisivo tutto appannaggio della Rai, non c’era nessun altro “grande”, se non le piccole reti private locali. Anche perché la legge non lo permetteva. Con l’avvento di Fininvest e delle sue tre reti si assiste a una rivoluzione: quiz, varietà, cartoni animati, telefilm, show piuttosto spinti con ragazze seminude, cercavano di tener testa alla tv pubblica in tutti i modi, differenziandone i contenuti e il linguaggio. Sotto l’attento monitoraggio dell’editore Berlusconi, la creatura cresceva anno dopo anno, educando i telespettatori a un altro modo di vedere tv. Alla fine degli anni Ottanta non era poi tanto raro vedere l’ammiraglia Canale5 battere in ascolti l’insuperabile Rai1; il pubblico iniziava ad affezionarsi a personaggi nuovi e ad abituarsi alle vecchie glorie della tv di Stato, che pian piano, seppur con alterni successi, passavano alle televisioni del Biscione. La fortissima attenzione ai target di età permetteva alla concessionaria Publitalia di macinare soldi e convincere gli investitori a dare il loro denaro a questa o quella produzione; anche il modo di vedere e localizzare la pubblicità stava diventando un punto cardine in entrambi i colossi, e l’incuriosito pubblico di allora vide in questa manovra un’anomala novità ai quali seguirono feedback economici elevatissimi. Agli albori degli anni Novanta il pubblico era ormai cambiato: telefilm e mode erano le discussioni dei giovani, l’amore tra un prete e una ragazza era sdoganato, lo psico-thriller in prima serata anche, i telegiornali avevano adottato uno stile più americano. La trasformazione del suo impero nella quotata Mediaset, la politica, le inchieste giudiziarie, poi gli scandali, le separazioni, vallette in continua modalità-spogliarello, fanno di Berlusconi un personaggio a tutto tondo: amato, temuto e odiatissimo. Per molti è il diavolo che ha imbarbarito i costumi, per altri colui che ha dato la possibilità di scegliere tra Uomini e Donne e SuperQuark, tra Michele Santoro ed Emilio Fede. La vanità imperversa, l’apparire diventa una necessità primaria, l’abitudine agli scandali non fa più scandalo, le adolescenti al pomeriggio la fanno da padrone: insomma, si superano i limiti in molte occasioni.

L’azienda, per lui, è da sempre una famiglia (non solo perché ci lavorano tutti i figli), ma anche i suoi fedelissimi diventano come parenti: quando la figlia di Fatma Ruffini fu operata a un tumore al cervello, Berlusconi restò a vegliarla per giorni. Pur di non perdere neanche un bollettino medico si fece installare l’ufficio in uno sgabuzzino. E ancora, quando il manager Gigi Reggi fu operato di cancro al rene, al risveglio post operatorio lui era lì. Forse a raccontargli una delle sue celebri barzellette. Ma anche i prodotti che mandava in onda erano analizzati uno a uno: quando un film aveva un finale straziante, pretendeva che venisse fatto un montaggio in stile happy end, per non ammorbare il telespettatore. O come quella volta che con Gigi e Andrea, che, a Sabato al circo in una sketch con Cristina D’avena, usavano armi finte, davanti ai figli spaventati impose di non usarle più. Sbadato lo è sempre stato: i suoi collaboratori hanno sventato varie volte figuracce, come quella d’indossare calze scozzesi in un servizio per la Gazzetta dello Sport, o quello di vestire un giacchetto di pelle che era tre volta la sua taglia per un reportage di Rai 2. Oggi tutto questo sarebbe impensabile, soprattutto dopo due decenni di politica in trincea.

 

Stefano Bini

 

(Nella foto, da sinistra, Silvio Berlusconi e Mike Bongiorno negli anni Ottanta)