Pubblicato il 03/11/2014, 14:02 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – LA RADIO DIGITALE CORRE E VUOLE FREQUENZE

Le vendite di apparecchi dab accelerano, arrivano nuovi accordi con l’automotive. Rai e privati dietro il marchio “Digital radio” estendono la copertura e ora si muovono perfino le locali. Solo l’Agcom non tiene il passo.meta name=”news_keywords” content=”affari&finanza, radio digitale, dab, digital radio, agcom

Rassegna stampa: Affari&Finanza, pagina 26, di Stefano Carli.

La radio digitale corre e vuole frequenze

Le vendite di apparecchi dab accelerano, arrivano nuovi accordi con l’automotive. Rai e privati dietro il marchio “Digital radio” estendono la copertura e ora si muovono perfino le locali. Solo l’Agcom non tiene il passo.

A giugno le vendite di radio digitali in Italia sono triplicate. Dato eclatante, ma che non deve accendere trionfalismi perché il totale del parco radio digitale italiano è ancora ridotto. Ma la rapida crescita lascia ben sperare ed è soprattutto un buon risultato che Digital Radio, il marchio unitario dei consorzi che portano avanti in Italia la digitalizzazione della radiofonia in standard Dab, potrà presentare la prossima settimana (il 4 e 5 novembre) quando per due giorni Roma sarà la capitale mondiale del Dab. Il World Dab Forum che per la terza volta si tiene in Italia, è il punto di incontro annuale di produttori di hardware e terminali, di fornitori di reti e di broadcaster e infine del settore automotive, primo distributore mondiale di ricevitori radio e servirà a fare il punto della transizione digitale della radio. Un mondo molto più frammentato di quello tv e in questa polverizzazione c’è il gap che la separa dal media “maggiore”. Eppure la radio ha una audience più ampia e più diffusa della tv, se si guarda ai grandi numeri, ma la frammentazione indice sulla raccolta pubblicitaria e quindi sulle risorse del sistema. Ma ora il mezzo è sulla via del recupero del tempo perduto. La qualità del suono digitale, la portabilità dei terminali (il 70% degli ascolti è in auto) la maggiore capacità di aderire a comunità di ascolto locali ne stanno sostenendo la ripresa. Una ripresa che ha il suo faro nel mercato britannico. Qui la radio Dab veicola il 65% di ascolti di radio digitale (il 13% si sintonizza tramite il televisore, il 17% invece la ascolta online). E la quota è cresciuta di quasi il 10% nell’ultimo anno. Un inglese su due ha un ricevitore Dab a casa e il 21% la ascolta tramite uno smartphone. Dato importante perché è alla base della decisione del governo britannico di appoggiare il progetto portato avanti dalla Bbc e dall’insieme dell’industria radiofonica britannica di chiedere ufficialmente ai produttori di telefonia mobile di inserire un ricevitore Dab negli smartphone. In effetti fino a quattro/cinque anni fa i cellulari di fascia alta avevano un ricevitore Fm analogico, ma è stato tolto su pressione delle telco che puntavano a velocizzare la crescita del traffico dati online. Problema oggi superato visto che le reti mobili hanno ormai il problema opposto, almeno finché non inizieranno a investire più intensamente sulle nuove reti 4G a banda ultralarga.

Il mercato italiano è ancora indietro, anche se, come visto, le cose hanno preso a muoversi più rapidamente. «In Italia abbiamo ormai 1200 punti vendita dove gli utenti possono acquistare una gamma sempre più ricca di radio digitali – spiega Fabrizio Guidi, presidente di Club Dab Italia -. Nei primi sei mesi dell’anno sono stati venduti oltre 100 mila apparecchi. In più abbiamo coinvolto 18 case automobilistiche e su ben 120 modelli di auto l’autoradio Dab è ormai trai primi optional. Trenta modelli la montano direttamente di serie. Copriamo 5mila chilometri di autostrada e la copertura del territorio in esterno è arrivata al 65%». Anche sul fronte dell’offerta ci sono importanti sviluppi in corso. Ai tre consorzi storici, che nella digitalizzazione della radiofonia svolgono il ruolo di soli operatori di rete, se ne stanno aggiungendo di nuovi. Già trasmettono in Dab le otto emittenti di Club Dab Italia (Rds, Radio R101, le tre radio del Gruppo Espresso, DeeJay, Capital, M20, Radio Maria, Radio Radicale e Radio24) ; le emittenti che aderiscono a Eurodab Italia (Rtl, Radio Italia, Viaradio Digital, Radio Padania Libera e Radio Vaticana) e ovviamente la Rai. Ma stanno iniziando a organizzarsi anche le mille radio locali, finora rimaste alla finestra soprattutto per la difficoltà di mettersi assieme in consorzi territoriali. Si stanno ovviamente muovendo le maggiori, quelle aderenti alla Frt, che si sono raccolte nel consorzio CR Dab (sono oltre 50 emittenti, dalla pugliese Radio Norba alla sarda Radiolina, dall’umbra Subasio alla bolognese Sesta Rete). E un quinto consorzio ha preso forma dall’associazione Aeranti Corallo, con una decina di emittenti che hanno realizzato due mux locali in collaborazione con RaiWay nelle provincie di Bologna, Venezia e in Trentino. Il punto dolente di tutto questo fermento italiano è sul versante istituzionale: il processo di assegnazione delle frequenze va ancora a rilento. A livello ufficiale solo le frequenze del Trentino Alto Adige sono state definitivamente assegnate la scorsa primavera. Si sperava di arrivare all’appuntamento del World Dab Forum con in tasca una nuova tornata di assegnazioni, limitata però a Val d’Aosta, Piemonte Occidentale e Umbria, ma l’AgCom è in ritardo e non ci riuscirà prima della fine del mese. In tutto il resto d’Italia le emittenti, Rai compresa, trasmettono ancora su frequenze provvisorie autorizzate invia sperimentale. Ma i consorzi hanno deciso di andare avanti lo stesso con gli investimenti. Club Dab ha per esempio in programma di estendere al copertura a Napoli entro l’anno e nel 2015 di arrivare a coprire quasi tutto il Sud. Anche con accordi di co-siting con RaiWay. E questa è una buona notizia: le sinergie accelerano il processo e non possono che far bene alla crescita del mercato.