Pubblicato il 11/10/2014, 16:01 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA: PREMIUM IN TELECOM? «E PRICE SENSITIVE»


Tlc-media. Se il progetto avanzasse non ci sarebbero ostacoli Agcom, ma l’operazione andrebbe notificata all’Antitrust. Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri non smentisce l’ipotesi del conferimento.

 

Rassegna Stampa: Il Sole24Ore, pagina 24, di Antonella Olivieri

 

Tlc-media. Se il progetto avanzasse non ci sarebbero ostacoli Agcom, ma l’operazione andrebbe notificata all’Antitrust

Premium in Telecom? «E price sensitive»

Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri non smentisce l’ipotesi del conferimento

«Non si può dire niente. Vero o falso che sia, è price sensitive». Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, non smentisce l’ipotesi del conferimento di Mediaset Premium in Telecom Italia, ma non commenta. Telecom, da parte sua, ha ribadito più volte, anche recentemente, che non ci sono contatti tra i due gruppi. Come scritto ieri da «Il Sole-240re», infatti, l’ipotesi non è ancora arrivata sul piano operativo-aziendale. Ma il tema c’è. E la cosa sorprendente è che, se un progetto di questo tipo dovesse andare avanti, non si scontrerebbe con posizioni pregiudiziali da parte di chi dovrebbe “vendere”. Conferendo la pay-tv, il gruppo del Biscione si ritroverebbe ad avere al massimo 1’8% del capitale ordinario di Telecom Italia, dando per buona la valutazione di 900 milioni di equity implicita nell’ingresso di Telefonica, con l’11%, in Premium. Va detto che la quota rilevata dagli spagnoli faceva parte di un’operazione più ampia che ha portato la compagnia presieduta da Cesar Alierta a conquistare a caro prezzo il 100% di Canal+, la paytv che era controllata dal gruppo Prisa (editore del Pais) e nella quale Mediaset aveva una quota del 22%. E inoltre, Telefonica ha tenuto l’opzione di rivendere a Mediaset la quota in Premium entro i primi giorni di gennaio. Dal bilancio pro-forma al 3° novembre, in vista dello scorporo della pay-tv nella Spa Mediaset Premium che dovrebbe diventare operativa a fine anno, dovrebbe emergere un valore del capitale investito dell’ordine di 100 milioni, il che significa che per arrivare a 900 milioni, l’avviamento sarebbe di 800 milioni. In dieci anni di vita, la pay tv del Biscione non è mai stata in utile, se si eccettua il 2010, quando è stato centrato il target di break-even. Poi si è scatenata la guerra dei prezzi e, mentre il costo dei diritti è lievitato, il prezzo degli abbonamenti è rimasto piatto. Sulla scena si sono affacciati nuovi attori, da Internet-tv come Netflix alle stesse compagnie, telefoniche come British Telecom, che si è messa a comprare diritti in proprio, soffiando la Champions League a Sky nel Regno unito. Con gli ingenti investimenti fatti per conquistare i diritti del calcio, Mediaset può sperare di far quadrare i conti della sua pay-tv, ma alla lunga la tecnologia del digitale terrestre non può reggere la concorrenza, in rapida evoluzione, della tv via Internet. Di qui la valutazione realistica di considerare anche la vendita di Premium, via conferimento, a chi, come Telecom, ha la tecnologia per veicolare i contenuti. Ottenendo in cambio una quota di Telecom, Mediaset riporrebbe nella stessa posizione di Vivendi, cioè quella di fornitore di contenuti che beneficerebbe solo indirettamente della riuscita di una formula di convergenza con le tlc. Per Telecom il problema è come sollecitare la domanda, al momento carente, per la banda ultralarga e i contenuti “pregiati”, come appunto il calcio, potrebbero fornire una risposta. Si tratterebbe di valutare se perseguire una strategia di accordi commerciali, come quello stretto con Sky, oppure se muoversi in proprio. Se Premium finisse in Telecom, con la società e il suo organico di 200-250 persone, sarebbero trasferiti infatti anche i diritti per trasmettere le
partite di calcio e in particolare i diritti per la serie A, pagati circa 370 milioni per il triennio 2015-2018 e quelli per la Champions League, 230 milioni all’anno per tre anni a partire dall’agosto 2015. Quando, ai tempi di Olimpia, Marco Tronchetti Provera aveva discusso con Rupert Murdoch i termini di una possibile alleanza, il nodo si era rivelato essere chi avrebbe dovuto «fatturare» il cliente, dal momento che entrambi lo pretendevano. Con la pay-tv in casa il nodo sarebbe sciolto. Se avanzasse un’ipotesi di questo tipo, ostacoli regolamentari con l’Agcom a quanto risulta non  dovrebbero essercene, ma l’operazione dovrebbe essere notificata all’Antitrust che dovrebbe esprimersi nel merito della concentrazione.