Pubblicato il 29/09/2014, 11:31 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – GOMORRA INTEMATIONAL LA SERIE VA IN TRASFERTA

Riprese da marzo a Napoli, ma anche in Spagna e Germania E Saviano al Salina Doc Fest: «L’Italia non vuole vedere la realtà».meta name=”news_keywords” content=”il mattino, gomorra, roberto saviano

Rassegna stampa: Il Mattino, pagina 22, di Titta Fiore.

Gomorra intemational la serie va in trasferta

Riprese da marzo a Napoli, ma anche in Spagna e Germania E Saviano al Salina Doc Fest: «L’Italia non vuole vedere la realtà».

Ancora Napoli. Ancora Scampia. Ma anche location internazionali in Spagna, in Germania, in Inghilterra, perché la camorra oggi non ha confini. «Gomorra», la nuova serie, parte esattamente da dove era finita la prima: dall’evasione del boss Pietro Savastano, dalla quasi morte di suo figlio Genny, dalla fuga di Ciro «l’immortale». Sullo sfondo vendette sanguinose, faide feroci, guerra tra clan, affari. Una sceneggiatura ispirata ancora una volta alla cronaca, il metodo è confermato. Al mio obiettivo era raccontare il potere, i meccanismi del potere, in un arco lungo», dice Roberto Saviano in un videomessaggio al Salina DocFest, dove l’integrale di «Gomorra» è stata proiettata in una maratona che ha fatto il pieno di pubblico. Per una volta, al festival del cinema del reale che Giovanna Taviani organizza da otto anni con inesausto entusiasmo, si è parlato di televisione e la serie da record di Sky nata da un’idea di Saviano è stata analizzata come prototipo narrativo. Lo rivendica lo scrittore dagli Stati Uniti, ricordando le polemiche che hanno accompagnato le riprese e la messa in onda delle prime puntate: «Ho dovuto subire molti e assurdi attacchi sul fatto che avrei diffamato Napoli, Puntate tradotte in inglese: non è mai successo sporcato ulteriormente l’immagine del Paese, e della città soprattutto. Una follia che mi fa venire in mente una scena del film “C’eravamo tanto amati”, quando nel cineforum di Nocera Inferiore un professore dice a proposito di “Ladri di biciclette”: “Questi stracci ci diffamano davanti à mondo”. Ecco, la situazione è rimasta identica. È il pantano italiano. Una parte della politica e del pubblico è infastidita dal racconto della verità». E cita, a riprova di questo «disastro immenso e confuso», gli ultimi casi di cronaca, «il carabiniere che spara à ragazzo al Rione Traiano» e il clima di tensione sociale nel quartiere, per allargare il discorso via via alla nuova emigrazione giovanile nel Mezzogiorno, all’ingerenza della criminalità, all’incapacità politica di gestire l’emergenza. «L’Italia non vuole guardare», dice, mentre negli Stati Uniti una serie come «House of cards» sulle malefatte del potere alla Casa Bianca è attesa con impazienza da fan anche dà presidente Obama. Di spettatori appassionati in varie parti del mondo ne ha trovati tanti anche «Gomorra». La prima serie è statavenduta in settanta paesi e ora le avventure dei «Savastanos» come li ha ribattezzati «Der Spiegel» saranno doppiate in inglese, un altro primato.

Nel frattempo, la fiction diretta da Stefano Sollima con Francesca Comencini e Claudio Cupellini ha fatto incetta di ascolti e di premi e ora è arrivata al cinema, distribuita in oltre duecento sale di tutta Italia. A marzo 20151e riprese della nuova stagione, annuncia Nils Hartmann, il direttore delle produzioni originali Sky. In autunno la serie dovrebbe essere pronta, forse nel periodo natalizio la messa in onda. Cast confermato, naturalmente. Si ricomincia dalla latitanza di don Pietro Savastano, ma il copione è blindato. «Ci dicono pochissimo» conferma Fortunato Cerlino, pronto a indossare di nuovo i panni del boss. «Gireremo ancora a Napoli, spesso si dimentica che questa fiction significa lavoro per tanta gente. In tre mesi gli addetti à casting hanno visto più persone del collocamento in Ire anni». Non ci sarà, invece, Maria Pia Calzone, la primadonna. Donna Imma Savastano è morta in uno degli ultimi episodi e non c’è modo di farla tornare, nemmeno «in spirito» o in qualche provvidenziale flash-back. «Non coincide con l’estetica di Sollima, e poi si è già fatto qualcosa di simile in “Romanzo criminale“» commenta l’attrice. «Il capo degli sceneggiatori mi ha scritto: “Se avessimo immaginato lo spessore del personaggio, non ti avremmo fatto morire. Pazienza, sono comunque contentissima e l’affetto del pubblico mi fa vivere in maniera serena “il trapasso”». In compenso è arrivata una pioggia di premi: l’ultimo, l’Atrodite all’attrice dell’anno, glielo consegneranno alla vigilia del Festival di Roma. E ora, progetti? «Ora vorrei fare cose altrettanto belle, ma più festose, leggere. Però sento anche la responsabilità di non deludere il pubblico. Devo fare molta attenzione, non ho particolare fretta. Mi godo questo regalo bellissimo. In fondo gli attori sono mendicanti d’amore».