Pubblicato il 12/08/2014, 09:33 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – LA SCURE DELLA RAI SUGLI APPALTI ESTERNI: “CI COSTANO TROPPO”

Ecco il piano per riformare RaiFiction e RaiCinema. Antonio Pilati: «Basta servire caviale, dobbiamo produrre noi».meta name=”news_keywords” content=”la repubblica, antonio pilati, raifiction, raicinema, cda rai

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 11, di Aldo Fontanarosa.

La scure della Rai sugli appalti esterni: “Ci costano troppo”

Ecco il piano per riformare RaiFiction e RaiCinema. Antonio Pilati: «Basta servire caviale, dobbiamo produrre noi».

A 8 mesi dalla fine del suo mandato, il vertice Rai apre la madre di tutte le questioni. Nel mirino di Viale Mazzini finiscono i produttori esterni di film, fiction e show televisivi; il loro strapotere contrattuale; le superfatture di pagamento che inviano avidi alla tv di Stato. Il cantiere di lavoro, tra i più complicati, verrà aperto già a settembre. Come conferma Antonio Pilati, consigliere della Rai: ma del rompete le righe estivo, abbiamo stilato un bilancio della nostra attività. I conti aziendali sono in ordine, malgrado tempeste di ogni tipo. Redazioni di punta come Tg1, Tg3 e RaiNews24», aggiunge, «lavorano con gli strumenti del digitale; il piano di riforma dell’informazione è già partito. A questo punto, proveremo a scalare l’ultima montagna». Quella degli appalti esterni, da ridurre, e delle fabbriche produttive interne, tutte da rilanciare. Nelle prime riunioni informali, a fine luglio, il vertice Rai ha già individuato le principali criticità: «Per tante, troppe sere – spiega Pilati – noi serviamo sulla tavola degli italiani del caviale. Una portata sofisticata e costosa, che non possiamo più permetterci». Prendete, ad esempio, Rai 1. Nei palinsesti della nuova stagione tv, la Prima Rete arriva a proporre una serata di informazione o di sport; due serate d’intrattenimento e ben quattro di fiction. Il caviale, appunto, lo champagne. Si tratta di serie tv di medio-alto livello che la televisione di Stato paga a un prezzo elevato. Andrebbero centellinate, invece se ne abusa. A partire dalla stagione 2015-2016, almeno una serata di fiction andrà eliminata («riavvicinando la Rai agli standard delle altre emittenti pubbliche europee»), per fare posto a produzioni (interne) di informazione o spettacolo.

Un primo documento di lavoro conferma, poi, un problema storico del gigante Rai. C’è scritto che le «diverse aree aziendali lavorano a compartimenti separati. Ciascuna funzione rimane focalizzata sul perimetro di attività», andando solitaria per la propria strada. E il virus dell’individualismo avrebbe colpito, ad esempio, Rai Cinema. Brava a produrre pellicole che spopolano nei Festival e al botteghino (come il Leone d’Oro “Sacro Gra“), Rai Cinema sarebbe lenta a capire le esigenze delle reti. Ne è convinto il vertice di Rai 1 che ha formulato questa critica presentando ai consiglieri il nuovo palinsesto. Quando il canale principe di Viale Mazzini cerca un film da trasmettere, tra quelli che RaiCinema produce o acquista, fatica a trovarne di congeniali alla propria linea editoriale. Dice il consigliere Pilati: «Bisogna rompere la stagione del non dialogo e creare un luogo dove RaiCinema e RaiFiction si con frontino con le reti storiche e i nuovi canali del digitale. Il dialogo dovrà essere continuo, costruttivo e portare ad acquisti e produzioni pienamente funzionali alla messa in onda». Viale Mazzini, dunque, si rifugia in prodotti pronti “chiavi in mano” (come le fiction dall’ascolto garantito). E non sempre confeziona opere su misura per le sue reti e i canali. È un doppio errore pensa l’attuale vertice che apre un’autostrada ai produttori esterni, scaltri ad offrire soluzioni immediate ad un’azienda pachidermica. Ma il loro strapotere va fermato. A febbraio, la Corte dei Conti notava che la grande maggioranza dei dipendenti Rai è fatta di impiegati, impiegati di produzione, addetti alle riprese e alle regie, tecnici, operai. Parliamo di 8.422 persone che andrebbero schierate nelle fabbriche interne, per confezionare prodotti d’eccellenza. «Assegnare molti appalti esterni pur disponendo di così tanti dipendenti è una disfunzionalità che non regge più», avverte Pilati. I punti deboli della Rai si inseriscono per altro in uno scenario internazionale sempre più intricato. Sky Italia è finita nella pancia della consorella inglese BskyB e adesso è pronta ad aumentare l’offerta di serie tv tra le più amate al mondo. La stessa Mediaset si rafforza grazie all’ingresso della spagnola Telefònica nel capitale della sua pay-tv Premium. «E ci sono colossi come Amazon, Google, Netflix che si fanno largo grazie alla Rete, con spregiudicatezza e velocità a noi sconosciute. In un simile quadro la Rai deve cambiare con urgenza», avverte Pilati, «pena la condanna a un ruolo sempre meno centrale».