Pubblicato il 09/08/2014, 17:35 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – CAMILA RAZNOVICH: “LICIA COLÒ, NON PRENDERTELA. È SUCCESSO ANCHE A ME”

«Avvicendarsi in tv è normale, se fa scalpore è solo perché siamo donne». Per la prima volta Camila Raznovich parla della Colò, del “Kilimangiaro” e di molto altro. Dall’infanzia in India alla paura di volare.meta name=”news_keywords” content=”io donna, camila raznovich, kilimangiaro, licia colò

Rassegna stampa: Io donna, pagina 59, di Candida Morvilla.

«Licia, non prendertela. È successo anche a me»

«Avvicendarsi in tv è normale, se fa scalpore è solo perché siamo donne». Per la prima volta Camila Raznovich parla della Colò, del “Kilimangiaro” e di molto altro. Dall’infanzia in India alla paura di volare.

«In Italia il “catfight” viene fomentato solo quando c’è un avvicendamento fra donne. Se un programma passa di mano tra uomini, la polemicanon c’è». Camila Raznovich scrolla le spalle, come a dire che questo Paese fatto così. Dal 12 ottobre condurrà Alle falde del Kilimangiaro, storico programma della domenica pomeriggio di Rai 3 e di Licia Colò. E subito sono partite le polemiche. La Colò ha rilasciato dichiarazioni aspre, sostenendo che il direttore di rete Andrea Vianello le aveva snaturato il programma col risultato di renderlo “Dottor Jekyll e Mister Hyde”. Non se l’è presa con Camila, sulla quale però hanno sparato a zero vari blog. Gliene cito uno a caso. Leggo: «Come si sentirebbe una donna di mezza età a vedersi defenestrata dal suo habitat, il suo meritato posto fisso, a favore di un’ex veejay radical chic? È come se tutte le cinquantenni venissero licenziate per lasciar posto a più rampanti trentenni». Camila: «Intanto, ringrazio per “la trentenne”, ma il 13 ottobre compio 40 anni, ho due figlie, non sono più “la giovane di Mtv”. Con Licia, il gap generazionale non c’entra, abbiamo dieci anni di differenza, non venti. Il punto è che questi discorsi non vengono fatti quando si tratta di uomini». Per esempio, quando Antonella Clerici ha lasciato La Prova del Cuoco per maternità, Elisa Isoardi è stata molto criticata. E ora leggo che Simona Ventura lancia frecciate a Victoria Cabello che, dopo Quelli che il calcio…, la sostituisce anche a XFactor.

Lei si è chiarita con la Colò?

Non credo ce ne sia bisogno: Licia ha manifestato un problema con l’azienda, non con me. Inoltre, la conosco e la stimo, abbiamo lavorato insieme a Lasciatemi cantare: sono sicura che, quando partirà il Kilimangiaro, mi farà gli auguri. Gli avvicendamenti sono normali, anche io ho lasciato Amori Criminali ad altri.

Affronterà quattro ore di diretta ogni domenica.

Con me ci sarà Dario Vergassola, che avrà le sue rubriche e mi farà da spalla. Io, appena finisco Radiodue, dove conduco Selfie alle otto del mattino, mi trasferisco a Roma con le mie figlie: lavorerò in redazione tutta la settimana, il mio compagno ci raggiungerà nei weekend.

Il suo compagno, l’architetto Eugenio Campari, è un santo.

Ha sempre saputo che, dopo lo stop seguito all’ultima maternità, desideravo nuove sfide. Al Kilimangiaro, dovrò anche girare documentari, a volte portando con me Viola che ha 5 anni e Sole che ne ha 2, perché voglio raccontare come sono cambiati i viaggi delle famiglie.

Lei con le sue figlie dove va?

Ovunque. Siamo state in campeggio in Croazia per far loro capire che esistono il cielo e i rumori della natura: sono bambine di città, viviamo a Milano. Con Eugenio, abbiamo programmato il Kerala e poi la West Coast degli Stati Uniti in camper. Da subito, gli ho detto: i nostri figli devono crescere nel mondo.

Anche lei non è mai stata stanziale.

Sono nata per caso in Italia da genitori di Buenos Aires, mamma di origini italiane e papà di origini russo ebraiche. Ho fatto le elementari tra Milano, Londra e soprattutto l’India, perché i miei erano seguaci di Osho. L’adolescenza l’ho spesa tra gli hippies dell’ashram di Pune e il severo liceo Beccaria di Milano.

Dopo, non si è stancata di viaggiare?

Mai. Ho vissuto quattro anni a Londra, tre a New York, sono stata sposata con un australiano e ho vissuto metà anno a Perth. Finito il liceo, sono andata in India per un anno: dovevo far pace con l’altra mia natura più naive. Ho fatto viaggi da incosciente, che alle mie figlie vieterei.

Tipo?

Sono stata nel Deserto dei Tartari con una ragazza danese e due guide locali, senza cellulari. Ci svegliavamo con le tracce dei serpenti accanto ai sacchi a pelo, poteva succederci qualunque cosa, ma è stato meraviglioso. Cantavo Time of the Season degli Zombies ed ero felice. Anche se mangiavamo usando sterco di cammello come combustibile.

È vero che con la maternità le è venuta paura di volare?

Appena c’è turbolenza, comincio a sudare, mi viene un mezzo attacco di panico. Ho il terrore di lasciare orfane le bambine. Invece, una volta da ragazza, ho fatto Londra-Buenos Aires e ho dormito 15 ore di fila, tanto ero tranquilla in volo.

Dove andava?

Alla ricerca delle mie origini argentine, mentre papà era malato e si avviava alla fine. Ho fatto due mesi, zaino in spalla, da Buenos Aires al Costa Rica, sulle Ande, da sola. Sono viaggi che ti mettono di fronte a te stessa: se ti senti sola, se sei felice… Sono processi che ti devi smazzare tu.

Quale viaggio più di altri l’ha messa di fronte a se stessa?

Ero in Bolivia, su un altopiano a cinquemila metri, a smaltire la perdita di mio padre. In un ostello, con la febbre altissima e senza farmaci, ho avuto la percezione netta che, per tutte le persone che puoi incontrare e che ti possono amare, nel momento in cui muori, sei davvero sola.

Viaggiare è anche ricerca di se stessi?

Anche. Ma quando penso alle mie figlie, sono convinta che solo l’esperienza di luoghi, odori, persone, lingue diverse può educarle alla multiculturalità. Il mondo di domani sarà aperto e le persone elastiche avranno più chance di essere felici.