Pubblicato il 25/07/2014, 18:35 | Scritto da La Redazione

ANDREA OSVÀRT: “TORNO A GIFFONI DOPO 10 ANNI, MI GODO IL SUCCESSO DI ‘THE TRANSPORTER’ E SOGNO LA REGIA”

L’attrice di origini ungheresi è la star della giornata del 25 luglio al Giffoni Film Festival. TVZOOM l’ha incontrata e ha chiacchierato con lei.meta name=”news_keywords” content=”<the transporter, andrea osvàrt, giffoni, the transporter>”

Che stravaganza convincente, apparire dive e antidive con l’innata naturalezza di voler esser solo se stesse. Andrea Osvàrt, sangue magiaro, accento quasi italiano, ci riesce. A vederla sembra una diva, a parlarle un’amica accomodante che con il tono di voce modulato sembra quasi voglia confidarti un segreto. Noi, quel segreto, lo rendiamo pubblico. Andrea è la star del Giffoni Film Festival nella giornata di venerdì 25 luglio. Assieme a TVZOOM ha conversato di progetti passati e presenti. Con uno sguardo al futuro.

Andrea, cosa la porta a Giffoni?
«I bambini. Loro sono uno dei motori del Festival. E rappresentano un bellissimo ricordo. Sono venuta qui la prima volta dieci anni fa, col film The Clan, di Christian De Sica, e torno oggi».
Dieci anni di evoluzione professionale multiforme.
«Un percorso artistico vario. Che ha visto nell’Italia uno sfondo importante. Sono partita dalla televisione, c’è stato un tempo in cui mi chiamavano “showgirl”. Poi, studiando e applicandomi, sono riuscita a fare il grande passo verso il cinema e le fiction».
E oggi è in prima linea negli USA.
«Sono soddisfatta. Ho avuto un ruolo da protagonista per il cinema e la parte di Carla Valeri nella serie The Transporter (ideata da Luc Besson, in Italia trasmessa da Italia 1, nda)».
Carla Valeri di The Transporter, un personaggio che aggiunge una caratura tutta al femminile rispetto al ciclo di film omonimi.
«Una donna dura. Tecnologica. Una spia internazionale. Un ruolo diverso rispetto al classico stereotipo femminile da fiction. Un’esperienza stimolante, che è stata molto apprezzata».
La domanda è d’obbligo: il lavoro su un set italiano, il lavoro sul set internazionale. Che cosa cambia?
«Negli USA ci sono più soldi, più comodità, sei messa maggiormente a tuo agio. Ma non è necessariamente un tratto solo positivo. In Europa c’è maggior umanità nel gestire i rapporti. Anche se è più facile che durante la lavorazione di un film capiti qualche disguido, amo i set italiani».
Un sogno professionale da coronare?
«Passare dall’altra parte della barricata. Stare dietro la macchina da presa».
Lei ha sangue ungherese, è laureata in letteratura italiana, ha una dimensione internazionale. La guarda, la tv, nei suoi viaggi?
«Confesso di non possedere la tv. Ma sono al corrente di quanto viene trasmesso, sì».
E…?
«E penso ci sia necessità di indirizzare i format su un profilo maggiormente…diciamo culturale. Attenzione, però. Per culturale non intendo qualcosa di noioso. La tv è un mezzo potente, penetra nelle case. Dovrebbe prestare attenzione ai valori, all’educazione del pubblico. Contribuire a una crescita, ecco».
Lei di tv ne ha fatta, molta, anche nelle vesti di conduttrice, in Italia. Lo rifarebbe?
«Volentieri. Ma prima dovrei tornare a stare in pianta stabile in Italia per rinverdire il mio italiano».
E lo dice in un italiano ottimo, migliore di quello di molti nostri connazionali.

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Andrea Osvàrt)