Pubblicato il 23/07/2014, 12:33 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – DANIELA BONGIORNO: “IL MIO MIKE NEL CUORE DI TUTTI, MA RAI E MEDIASET L’HANNO TRADITO”

L’attacco della vedova di Bongiorno: «Né uno show né una strada. Mike dimenticato da tv e Milano». Cinque anni dopo la morte del conduttore che ha fatto la storia della tv italiana, la moglie si sfoga: «In viale Mazzini pensano solo agli amici e da Silvio neanche una telefonata».meta name=”news_keywords” content=”mike bongiorno, daniela zuccoli, la repubblica, silvia fumarola, rai, mediaset

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 22, di Silvia Fumarola.

Daniela Bongiorno: «Il mio Mike nel cuore di tutti ma Rai e Mediaset l’hanno tradito»

L’attacco della vedova di Bongiorno: «Né uno show né una strada. Mike dimenticato da tv e Milano». Cinque anni dopo la morte del conduttore che ha fatto la storia della tv italiana, la moglie si sfoga: «In viale Mazzini pensano solo agli amici e da Silvio neanche una telefonata».

Mike Bongiorno moriva, stroncato da un infarto, l’8 settembre 2009. «Uno strano profeta che parlava di un grande avvenire di cui non sappiamo più nulla», ha scritto di lui la poetessa Alda Merini. «Né Rai Mediaset hanno fatto un gesto per ricordarlo. Per non parlare della sua città, Milano – sussurra la moglie Daniela Zuccoli Bongiorno -. La gente continua a volergli bene, ma vorrei che fosse ricordato come merita, anche dalla tv. In questi anni solo silenzio». «La prego, non creiamo l’equivoco: Mike non è stato dimenticato. Perché la gente continua volergli bene, non sa quante lettere riceviamo. Ma per il quinto anniversario della morte vorrei che fosse ricordato come merita, anche dalla tv. In questi anni c’è stato solo silenzio». Daniela Zuccoli Bongiorno pesa le parole «perché non so se a lui farebbe piacere questa mia presa di posizione, la prego non mi faccia apparire arrogante… Con tutto quello che succede nel mondo, è l’ultima cosa che vorrei. Mi spinge a parlare solo il dispiacere». Mike Bongiorno moriva, stroncato da un infarto, l’8 settembre 2009. Ha fatto la storia della televisione, unito il Paese con i quiz e le gaffe, quel saluto: «Amici ascoltatori, allegria!», è entrato nelle case di generazioni di italiani. Gentile e determinato, dagli anni del boom al boom della tv commerciale, è stato una presenza familiare. «Uno strano profeta che parlava di un grande avvenire di cui non sappiamo più nulla», ha scritto, quando è scomparso, la poetessa Alda Merini. L’Italia si è fermata il giorno dei funerali, ma questo è un Paese senza memoria. «Sono cinque anni che non c’è più» sussurra la moglie, «né Rai né Mediaset hanno fatto un gesto per ricordarlo. Per non parlare della sua città, Milano».

Daniela, è delusa?

«Stupita. Mike è ancora nel cuore della gente. Ricordo i versi della bella poesia della Merini: “Malato di tormenti imprecisi/ hai portato l’America in Italia/ nelle nostre povere case/ quando non c’era niente”. C’è il senso di vicinanza, la condivisione. Al contrario, il potere e le istituzioni sono lontani da lui. L’ennesima dimostrazione di quanto la politica non sia in sintonia con la gente, distante dalla realtà: i politici vivono in un mondo di ideologie, non sanno cosa sia la riconoscenza. L’unico è il presidente del Consiglio Renzi».

Non a caso, Matteo Renzi partecipò come concorrente alla “Ruota della fortuna”.

«Ecco, lui è uno spiraglio di speranza, nomina Mike molto spesso e lo ricorda con grande affetto e gratitudine».

Invece Rai e Mediaset non hanno speso una parola.

«Mike non è solo il presentatore dei quiz, ha fatto per 60 anni la televisione, attraversando la storia del Paese, entrando nelle case per tre generazioni. Tanti lo ricordano e ci scrivono, fa parte degli album di famiglia: “Il giorno in cui mia figlia si è fidanzata c’era Mike”, “Il giorno in cui mia nonna è morta…”. Prima che comunicare alla pancia delle persone, ha unito nord e sud. La gente correva nei cinema a vedere Lascia o raddoppia?, sa quanti televisori sono stati venduti grazie a lui? Un amico mi ha detto: “La Rai a viale Mazzini dovrebbe avere la statua di Mike invece di quella del cavallo”».

Non hanno organizzato niente?

«Niente. Come mai la Rai, la prima azienda culturale pubblica, non ha memoria e ignora le proprie radici? Perché non gli ha mai dadicato un documentario, una fiction, un premio o una serata? Me lo chiedo».

Si è data una risposta?

«Per ragioni ideologiche. Perché curano solo i loro amici. C’è grande incompetenza da parte di chi fa televisione. Non mi stupisco che il governo decida di fare tagli in Rai, ma andrebbero cacciati gli incompetenti. Fabio Fazio da tempo ha proposto di rifare Rischiatutto, ci teneva tanto, era un modo per far rivivere Mike. Nessuno ha risposto. Fiorello era legatissimo a mio marito, ha rinunciato a una serata per offrirla alla fondazione di Mike. Uno speciale della Rai sarebbe un omaggio dovuto e anche un affare. Non costerebbe niente, gli amici verrebbero gratis».

La Rai ha le sue colpe, ma suo marito ha fatto nascere la tv commerciale e ha lavorato a Mediaset per trent’anni. Qualcuno si è fatto vivo?

«Qui c’è l’aggravante della mancanza di riconoscenza. Certo, l’azienda è nata grazie a Mike che l’ha fatta crescere e diventare grande. Solo Gerry Scotti ha fatto una raccolta fondi per la Fondazione Bongiorno e voglio ringraziare Pippo Baudo che ha fatto il testimonial, Carlo Conti e tutti quelli che si sono offerti. Ma dai vertici delle aziende che tanto hanno avuto da mio marito, niente. Invece Sky, che meno gli deve rispetto alle altre due, è stata più generosa e più attenta alla memoria».

Anche Silvio Berlusconi era sparito. Pochi mesi prima di morire suo marito lo raccontò in tv in un’intervista a Fazio.

«Silvio è desaparecido. Mike lo cercava, certo non per il lavoro. A 85 anni aveva da due mesi il contratto di Sky sulla scrivania e non lo firmava perché Silvio era il suo amico, sa, i sani principi, la correttezza… Forse la riconoscenza non fa parte del Dna di Berlusconi. Pensi che è padrino del mio figlio più piccolo, Leonardo: mai una telefonata per un compleanno o la laurea. Ma c’è un altro grande assente: il Comune di Milano».

Possibile?

«Mi dispiace, il sindaco Pisapia ci ha fatto perdere tempo con incontri e chiacchiere, ma ha trattato Mike come un cittadino di serie D, però il Comune di piazze e vie agli amici ne ha intitolate tante. Come famiglia abbiamo offerto di donare, anche privandocene con dispiacere, l’archivio storico di Mike, i suoi oggetti più cari: dagli sci alle sue carte. Un modo di farlo sentire vicino alle persone che gli volevano bene, tra le cose della vita quotidiana. Il Comune di Milano non ha trovato lo spazio per fare una mostra: lo vede com’è lontano il potere dalla gente comune? Eppure sarebbe carino avere un parco Mike Bongiorno o una piazza intitolata a lui. Mi hanno suggerito di fare petizioni ma non ho fatto niente».

Perché?

«Perché certe cose non si devono chiedere. Per Milano Mike è un mecenate, ha fatto come Robin Hood, ha chiesto ai ricchi per dare a chi non ha niente. Ha comprato macchinari per gli ospedali, ha aiutato tanti istituti. È stato un benefattore della città e con la Fondazione continuiamo ad aiutare il Comune, i nostri furgoncini distribuiscono le cose a chi ha bisogno».

Però di dimostrazioni pubbliche di affetto ne ha avute.

«Ricordo i funerali, l’evento più visto della Seconda repubblica. Una folla immensa. Sono qui a rendere pubblica la mia amarezza non solo come moglie che lo ama e lo ricorda sempre, ma anche perché tanta gente mi chiede: “La tv non fa niente?”. È un sentimento popolare. Essendo Mike pop (sorride) sarebbe da mettere tra le opere d’arte».

Oggi cosa chiede per Mike?

«Rispetto per la sua storia».