Pubblicato il 30/06/2014, 13:03 | Scritto da La Redazione

IL REGISTA GIOVANNI VERONESI SI CONCEDE UN MESE DI RADIO, LA TV INVECE PUÒ ATTENDERE.

Il regista di tanti film amati dal pubblico giovane conduce su Radio2 “Non è un Paese per giovani”, il nuovo programma, in onda fino a fine luglio, in cui, tra ospiti e interventi, intervista i tanti ragazzi scappati dall’Italia per motivi professionali meta name=”news_keywords” content=”giovanni veronesi, radio 2, non è un paese per giovani

Non è un Paese per giovani: è partito questa mattina alle 8 e andrà avanti per tutto luglio su Radio2 il nuovo programma condotto dal regista Giovanni Veronesi che racconta, con il suo consueto stile ironico e l’ausilio di diversi ospiti (stamattina ha aperto Fiorello via telefono) la vita dei ragazzi che hanno scelto di lasciare l’Italia per trasferirsi all’estero. «Si parla sempre del fatto che i giovani se ne vanno e stanno meglio all’estero, ma non è sempre così. Non mi interessa la fuga di cervelli, anzi sono anche un po’ antipatici, a me interessano i ragazzi normali che vanno via per fare un mestiere che non fanno qui perché non ci sono le università o le opportunità. L’aria che si respira in Italia si è appesantita negli ultimi 20 anni talmente tanto che un ventenne non riesce nemmeno a respirare. Noi cinquantenni abbiamo ormai i polmoni marci».

Come li avete trovati questi ragazzi?

«Tramite amicizie o la redazione di Radio2. Con il passare del tempo farò sì che la radio diventi un luogo dove i giovani possono chiamare quando vogliono, mi piacerebbe che diventasse una trasmissione di servizio».

Cosa fanno all’estero questi ragazzi che voi chiamate?

«La maggior parte studiano, altri sono stagisti, altri ancora apprendisti in vari posti. In Italia se dici che vuoi studiare già ti guardano un po’ strano per capire che cosa c’è sotto».

Lei ha detto che si sente in parte responsabile del fatto che l’Italia non sia un Paese per giovani, perché?

«Anche io sono un corrotto dagli anni ’80 e ’90. Noi 50enni dobbiamo ammettere davanti ai nostri giovani che siamo stati tutti collusi, in questi ultimi 30 anni c’è stata una corruzione globale: questi ragazzi sono venuti su con un esempio veramente sbagliato».

Lei è un regista che con i suoi film si rivolge anche ai giovani. Ma i ragazzi di oggi vanno al cinema?

«In Italia il pubblico cinematografico ha due fasce: una che va dagli 8 ai 16 anni e una che salta tre quattro generazioni e parte dai 35 fino ai 60: le sale sono riempite da gente come me che ha 50 anni, perché i 20enni scaricano i film, hanno i tablet. Un produttore americano mi diceva che negli Stati Uniti i rapper diciottenni dicono che andare al cinema è da sfigati. Ecco, a tutto questo va dato una specie di riassettata».

Anche voi registi dovete fare i conti con il fatto che i giovani non vi seguono più, no?

«Certo, ma io ormai ho raggiunto tutti gli scopi al cinema, per cui sarò libero di fare i film che vorrò. Per esempio mi piace molto l’idea di fare un film su questo argomento che tratto nella trasmissione radiofonica».

Matteo Renzi è abbastanza giovane per essere un premier italiano?

«La politica è un’altra cosa, è un mondo a sé, non c’entrano niente le persone purtroppo. Renzi svecchia la politica, non le trappole culturali create negli ultimi 30 anni. La politica gira intorno a se stessa, facendo finta di parlare della gente. Spero che Renzi sia una persona più che un politico, nel senso che non sia così tanto politico da occuparsi solo di quello. Vorrei sentirgli dire qualcosa che riguarda i giovani, le scuole, la cultura».

L’Italia calcistica dei giovani ha fallito, è un brutto esempio per quei ragazzi che decidono di restare?

«Il calcio è come la politica, dove gli stipendi sono a sé, il senso della vita è a sé: un ventenne che guadagna milioni senza averne il criterio è chiaro che può essere viziato e scostante. Siamo finti nel giudicare Balotelli, se avesse fatto tre gol lo avremo osannato, invece siamo usciti e ora ci lamentiamo dei giovani che non tirano la carretta. Tra l’altro Buffon è giovane, non è un vecchio, sai quanta carrette dovrà tirare nella sua vita… Il calcio è un mondo così esasperato che non può essere preso a paragone con la vita dei giovani normali».

Avrà ospite De Gregori?

«Mi piacerebbe, è un mio mito, vorrei parlare con lui, a briglia sciolta, sul significato dell’essere giovani. Ha insegnato tanto con i suoi pezzi, è un vero poeta».

E se dopo la radio le proponessero la tv?

«A me piace tutto il mondo dello spettacolo, non dico mai di no a priori, certo è che la cosa che cerco io in tv non c’è: la libertà. In radio c’è ancora: quando c’è un direttore che ti dà carta bianca nel senso che sa che non gli farai fare brutta figura, sei contento. Non penso che la tv potrebbe dare questa libertà, o forse solo su Sky o sui canali tematici».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Giovanni Veronesi)