Pubblicato il 26/06/2014, 13:03 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – SHOW DI MATTEO RENZI CON I CINQUESTELLE IN STREAMING: “È IL GRANDE FRATELLUM”

Il premier “battezza” la legge elettorale illustrata dal M5S, ma questa volta il dialogo tra Pd e grillini è partito.meta name=”news_keywords” content=”la repubblica, matteo renzi, movimento 5 stelle

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 9, di Sebastiano Messina.

Matteo e i Cinquestelle, ironie in streaming: “È il Grande fratellum”

Il premier “battezza” la legge elettorale illustrata dal M5S, ma questa volta il dialogo tra Pd e grillini è partito.

Sembrava un teatro dell’assurdo, quello spettacolo inedito che ieri abbiamo visto in diretta da Montecitorio, con i personaggi che fingevano di parlare tra loro rivolgendosi invece a un pubblico invisibile. Il titolo giusto sarebbe stato “La prova”. Una prova di dialogo, certo, qualcosa che finora gli autarchici grani non avevano mai concesso a nessuno (almeno in Italia), un copione così insolito che neanche loro stessi sapevano bene come gestire. E anche se quella di ieri non era la rivincita del turbolento faccia-a-faccia con Grillo, quando il capo dei Cinquestelle urlò al presidente incaricato «Non ti faccio parlare, non sono democratico!», stavolta il premier non s’è trovato davanti il muro di gomma su cui sbatté Bersani, né la delegazione muta che ascoltò Letta.

E anche la scenografia era diversa: non più la solenne sala del Cavaliere, con il grande tavolo che teneva distanti anche fisicamente gli interlocutori, quella sala dove s’era finora celebrato il rito dello streaming a cinque stelle e che Renzi avrebbe preferito cambiare «perché porta un po’ sfiga», ma la piccola aula della commissione Esteri, con un tavolino stretto sul quale c’erano solo quattro bottigliette di minerale e otto bicchieri di plastica a dividere la delegazione del Pd da quella dei Cinquestelle. Due uomini e due donne da una parte una scelta simbolica di Renzi quattro uomini dall’altra. Assenti Grillo e l’indimenticata coppia delle prime due puntate, il duo Crimi-Lombardi, lo streaming ha conosciuto stavolta due nuovi protagonisti. I primo era Luigi Di Maio, il napoletano con l’aria sveglia del bravo ragazzo che secondo i boatos del Movimento sarebbe il candidato premier preferito da Grillo, e che già ieri ha tentato un primo duello con Renzi.

C’era stato un precedente: durante il dibattito sulla fiducia, dopo un paio di show grillini il presidente del Consiglio gli mandò un biglietto: «Scusa l’ingenuità, caro Luigi, ma voi fate sempre così? Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci…». E Di Maio non solo rispose piccato, «Basta con questi biglietti berlusconiani», ma pubblicò il carteggio su Facebook. È per questo che ieri Renzi gli ha chiesto, a un certo punto: «Ci diamo del lei o del tu?». «Come vuole lei» gli ha risposto l’altro, scegliendo di tenere le distanze, che però non sono bastate a evitargli la stoccata più efficace del premier: «Lei quanti voti ha avuto, nelle vostre primarie? Mi pare 182, giusto? Ecco, noi con 182 voti non riusciamo a eleggere neanche un consigliere comunale. La Moretti, che è qui accanto a me, ne ha presi 230 mila. Glielo dico senza polemica, per farle capire che noi non abbiamo paura del voto di preferenza…».

Da quel momento in poi, dal volto del giovane vicepresidente della Camera è sparita quell’aria di primo della classe con cui aveva esordito, quella con cui spiegava che «la nostra legge elettorale, come voi ben saprete, è stata scritta da centinaia di migliaia di cittadini». E quando lui ha tentato di restituire il colpo, rinfacciando al Pd l’alleanza di Prodi con Mastella, non gli è andata meglio, perché Renzi gli ha replicato secco: «Mastella io non lo cito neanche se mi sforzo. A lei invece viene naturale». L’altro protagonista della quarta puntata dello streaming a cinque stelle escludendo un paio di battute di Alessandra Moretti è stato un volto nuovo, Danilo Toninelli, il deputato che ha trasformato in una proposta di legge la riforma elettorale votata sul sito di Grillo. Occhiali da secchione, capello riccio e matita in mano, Toninelli ha assunto subito l’aria del professorino paziente che spiega la democrazia all’inclita, semplificando con un esempio alla portata di tutti la differenza tra il suo progetto e quello di Renzi: «Vede, con il premio di maggioranza il governo è l’amministratore di un condominio molto litigioso, mentre con il nostro sistema è il padrone di un palazzo che si sceglie gli inquilini».

E si vedeva che c’era una passione sincera, dietro quella difesa della riforma votata arate sul web («È il primo esperimento al mondo che riesce») una passione che però alla fine gli ha fatto assumere i toni del piazzista della Folletto, quando esaltava gli effetti prodigiosi del suo gioiello, come «il divisore molto selettivo» o «la limitazione enorme di un problema gravissimo: la frammentazione». Lui parlava, e intanto Renzi osservandolo con palese perplessità pensava a come impedire che quelli che avevano soprannominato «Pregiudicatellum» il suo Italicum potessero continuare a chiamare «Democratellum» la loro controproposta.

Prima l’ha definito «il Toninelli Co.», poi «il Democratello», ma alla fine ha trovato le parole che cercava: «Il Toninellum, detto anche “Complicatellum” o “Grandefratellum”…». E deve aver colpito nel segno, a giudicare dalla reazione del tandem Di Maio-Toninelli, che hanno provato insieme a togliergli la parola, gelati dalla risposta del premier: «Cosa fate, parlate in coppia come Ric e Gian?».