Pubblicato il 25/06/2014, 13:04 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – LE PRIORITÀ DELLA RAI NEL CASO DI UNA “RIFORMA”

Loris Mazzetti sulle pagine del “Fatto quotidiano”, individua gli interventi più urgenti per riformare la tv di Stato.meta name=”news_keywords” content=”il fatto quotidiano, rai, renzi, agcom

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 21, di Loris Mazzetti.

Le priorità della Rai nel caso di una “riforma”

La Rai si è raccontata durante la prima delle tre convention organizzate dal nuovo consiglio dell’associazione dei dirigenti, senza fare un minimo di autocritica per non aver reagito all’editto bulgaro, a Berlusconi che ha imposto strategie industriali e editoriali, a immissione di dirigenti e consiglieri di amministrazione provenienti da Mediaset e da Publitalia, a direttori di rete catapultati direttamente dalla politica, a segretarie particolari dell’ex Cavaliere messe a capo di settori strategici dell’azienda.

LA CONVENTION è stata comunque importante per aver alimentato il dibattito attorno alla Rai in attesa dell’annunciata riforma, da parte di Renzi, del settore radiotelevisivo a cui stanno lavorando i tre sottosegretari: Giacomelli, Lotti e Legnini. È importante che Giacomelli, che ha la delega alle Comunicazioni, abbia capito che il Paese, per avere un mercato libero, deve mantenere un servizio pubblico forte e indipendente, per far questo due sono le priorità: il rinnovo alla Rai della Concessione che la legge Gasparri fa terminare a maggio 2016 e una tv pubblica slegarla dai partiti, quindi la proprietà non può essere di un ministero (attualmente il Tesoro detiene il 99,56%), due le soluzioni: o la nascita di una Fondazione come da proposta di legge Gentiloni, o di un Consiglio per le Comunicazioni Audiovisive come da proposta popolare “Per un’altra tv”.

Giacomelli deve stare attento perché il regolamento della Convenzione non può essere fatto dal suo ministero ma dall’Authority per le Comunicazioni, l’Agcom, come da legge istitutiva del 1997. Le nostre autorità non sono indipendenti: ogni commissario rappresenta un partito e le competente spesso mancano. L’Agcom attualmente ha una maggioranza di centro-destra, Bersani e Franceschini, per poter avere la presidenza di Soro in quella sulla Privacy, hanno regalato un consigliere dell’Agcom a Casini in cambio del suo appoggio. L’Agcom è così composta: Cardani è il presidente voluto da Monti, Po sterno, è l’uomo dell’Udc, Nicita. Per il Pd, ora viene il bello: Preto, capo di gabinetto a Bruxelles del fedelissimo di Berlusconi Tajani e Martuscello, uomo di Dell’Utri ex responsabile di Publitalia in Campania.

È evidente che l’Agcom non è al di sopra delle parti. Renzi, fra le tanti riforme, dovrebbe inserire l’obbligo di trasparenza e la scelta per curriculum dei commissari della authority, esattamente come è avvenuto con la nomina di Raffaele Cantone alla presidente dell’Anticorruzione.