Pubblicato il 14/06/2014, 12:05 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA: LA RAI È IN PERDITA, MA PAGA DIRIGENTI E GIORNALISTI PIÙ DELLA BBC


Il direttore di ItaliaOggi, Pierluigi Magnaschi, ha spiegato, nei giorni scorsi, perché oggi una tv di Stato non ha più ragione d’essere. L’informazione è libera, anche grazie a internet. L’informazione di Stato non ha mai avuto niente in comune con la libertà e la democrazia.

 

RASSEGNA STAMPA: ItaliaOggi, pagina 4, di Tino Oldani

 

TORRE DI CONTROLLO
La Rai è in perdita, ma paga dirigenti e giornalisti più della Bbc.
E su 1.939 giornalisti ben 324 (17%) hanno la qualifica di dirigente

Il direttore di ItaliaOggi, Pierluigi Magnaschi, ha spiegato, nei giorni scorsi, perché oggi una tv di Stato non ha più ragione d’essere. L’informazione è libera, e grazie a internet, chiunque può tenersi informato in mille modi, anche gratuitamente, senza subire le imposizioni e le manipolazioni dei potentati politici di turno. L’informazione di Stato non ha mai avuto niente in comune con la libertà e la democrazia: era la norma agli albori della radio, di cui tutti i regimi totalitari (fascismo, nazismo e comunismo) si servirono per educare le masse al culto del Duce, del Furher e del Soviet supremo. L’Eiar, antenata della Rai durante il fascismo, faceva esattamente questo, in regime di monopolio assoluto. E così è stato fino agli anni Settanta, quando il monopolio radiotelevisivo di Stato ha cessato di esistere, aprendo il campo ai privati. Le tv e le radio di Stato hanno tuttavia conservato un ruolo in tutti i Paesi europei. Ma da nessuna parte la tv e la radio pubblica sono diventate un carrozzone costoso e clientelare come in Italia. Da anni, milioni di italiani devono tirare la cinghia. Ma in Rai, azienda pubblica, è come se nulla fosse accaduto, e, nonostante i bilanci in perdita, la fa sempre da padrone il vecchio andazzo: politicizzazione, cattiva amministrazione, assunzioni pilotate dalle raccomandazioni, sprechi e stipendi mega-galattici a prescindere dal merito, ma anche dal buon senso. Un malcostume retributivo sul quale la Rai è riuscita a mantenere un segreto quasi assoluto. Ma ora, a squarciare il velo, è giunta una ricerca di Roberto Perotti, docente della Bocconi e consigliere economico del premier Matteo Renzi, che mette a confronto la Rai e la Bbc inglese, due reti pubbliche, con un’analisi quantitativa del costo del lavoro. E probabile che i risultati di questa ricerca fossero a conoscenza del premier Renzi quando, intervistato a Ballarò da Giovanni Floris, rispose a brutto muso che i 150 milioni di contributo che la Rai deve versare per finanziare il bonus da 80 euro, attingendoli dal proprio bilancio, sono solo l’inizio di una cura da cavallo a cui la tv di Stato, salvo sorprese, sarà sottoposta in un futuro molto prossimo. Il modello a cui si ispira il governo, a giudicare dalle conclusioni dello studio di Perotti, è la Bbc, dove le autentiche follie retributive che caratterizzano la Rai non sono neppure immaginabili.
Qualche cifra. Per dimensione finanziaria, il gruppo Bbc è il doppio del gruppo Rai. Il fatturato del primo è di 5.575 milioni di euro, contro i 2.761 del gruppo tv italiano. Ma nella Bbc il costo del lavoro e il numero dei dipendenti sono superiori a quelli della Rai soltanto del 40 e del 70 per cento, rispettivamente. Segno di virtù. Nel dettaglio: la Bbc ha 23.399 dipendenti che costano 1.403 milioni di euro l’anno, mentre la Rai ne ha in organico 13.158, che costano 1.015 milioni. Di conseguenza, pur avendo la metà del fatturato della Bbc, la Rai elargisce ai suoi dipendenti una remunerazione media di 77.139 euro l’anno, superiore di circa 13 mila euro allo stipendio medio pagato dalla Bbc (62.635). Una vera cuccagna salariale, che, in Rai, viene pagata non con gli utili (assenti da anni), bensì con il canone, che copre due terzi delle entrate (1.748 milioni su 2.761 di fatturato), più o meno gli stessi due-terzi del canone inglese. Con la differenza che, qui da noi, gli stipendi da favola sono elargiti a una pletora di raccomandati politici grazie alla gabella imposta ogni anno a milioni di famiglie. Ma c’è di peggio. Pur avendo più dipendenti della Rai (il 50% in più), la Bbc ha il 20 per cento in meno di dirigenti (sono 444 nel gruppo inglese, contro i 573 della radio-tv italiana). Ma ciò che più colpisce nella ricerca è il numero incredibilmente elevato di giornalisti-dirigenti (394) rispetto al numero totale (1.939): significa che ci sono ben 17 capi ogni cento redattori. «Pochi enti al mondo, pubblici o privati, devono avere un tale rapporto tra dirigenti e non dirigenti», commenta incredulo Perotti. Che subito dopo non trova le parole adatte per esprimere il suo stupore di fronte all’entità dei compensi dei circa 600 dirigenti Rai, messi a confronto con i pari grado della Bbc. Tony Hall, direttore generale della Bbc, guadagna 450 mila sterline l’anno (492 mila euro); Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai (prima del taglio chiesto adesso da Renzi) ne prende parecchi di più: 650 mila. Tra i dirigenti della Bbc, nessuno riceve più di 500 mila euro, e solo tre si collocano tra 400 e 500 mila. In Rai invece ci sono quattro stipendi ‘sopra i 500 mila euro, e altri quattro nella fascia 400-500 mila. In Rai, la fascia più numerosa dei dirigenti (74%) guadagna tra 100 e 200 mila euro, mentre sotto i 100 mila euro si colloca appena il 13,8%. Alla Bbc i dirigenti sotto i 100 mila euro sono più numerosi (32%) che in Rai, mentre nella fascia 100-200 mila ve ne sono meno (56%). Numeri che fotografano la differenza tra un’azienda radiotelevisiva gestita con criteri di efficienza (la Bbc), rispetto a un carrozzone clientelare (la Rai) con i bilanci in perdita, la pubblicità in calo, e l’audience dei tg in declino costante da anni.
«La Rai deve cambiare» sostiene fin dal titolo la ricerca di Perotti, anche se nessuno ha ancora chiarito in modo univoco se il tetto di 240 mila euro imposto dal governo agli stipendi pubblici dovrà valere anche in Rai. Su un punto però la ricerca del docente bocconiano insiste: dal 2002 ad oggi il personale e il costo del lavoro in Rai sono sempre aumentati; alla Bbc invece il personale è diminuito del 22 per cento, a fronte di un aumento delle entrate sia pubbliche che commerciali. Un buon modello da imitare, per «cambiare verso» anche al carrozzone della Rai, per poi venderlo ai privati e farla finita una volta per tutte con i tg da Grande Fratello.