Pubblicato il 03/06/2014, 15:04 | Scritto da La Redazione

SERGIO MUNIZ: «MADDALENA CORVAGLIA È UN MIX TRA WONDER WOMAN E RAMBO»

TVZOOM ha intervistato uno dei concorrenti del talent Rai “Si può fare”, condotto da Carlo Conti. Tra bilanci personali, aneddoti e progetti per il futuro, l’attore e modello non si è risparmato. Ecco che cosa ci ha detto.meta name=”news_keywords” content=”sergio muniz, si può fare, maddalena corvaglia, carlo conti, isola dei famosi

Lo abbiamo conosciuto in tv nelle vesti di naufrago all’Isola dei Famosi. Rubava il cuore delle spettatrici con la facilità con cui un bimbo trangugia un barattolo di caramelle. Correva l’anno 2004. Il tempo è passato, Sergio Muniz (oggi sposato e padre di una bambina) ha sperimentato varie forme di professionalità artistica, ma non ha perso il gusto per l’avventura. In Si può fare, discusso talent Rai condotto da Carlo Conti, ha fatto il funambolo. Si è cimentato con il cerchio aereo, ha camminato sulla corda. Ha ingaggiato battaglia con gli altri concorrenti. Non si è aggiudicato la vittoria finale, ma solo perché, tra gli avversari, c’era Wonder Woman.

Dico bene, Sergio? Maddalena Corvaglia era Wonder Woman?
«Maddalena Corvaglia è un mix tra Wonder Woman e Rambo, non so se mi spiego».
In Si può fare ha tirato fuori di nuovo il suo spirito battagliero.
«Non sono molto competitivo nei confronti degli altri. Lo sono, invece, nei confronti di me stesso. Dunque, più ostici sono gli avversari, più ho l’occasione di imparare, specie in un talent come Si può fare».
Si è divertito?
«Mi sono esibito con un cerchio gigante da 20 kg, ho camminato sulla corda affinando le mie capacità di concentrazione. Sono stati giorni intensissimi. Molto belli».
Come giudica l’esito del talent?
«Non c’era la pretesa di confezionare un talent alla The Voice. Si è trattato di entertainment puro, pensato per divertire. I concorrenti avevano background artistici molto diversi e si sono esibiti in specialità che non appartenevano a loro. Quella era la forza su cui si è basato lo spettacolo».
Contento di aver lavorato con Carlo Conti?
«Lui è una garanzia di qualità».
E dei giudici, che mi dice?
«Avevano caratteristiche diverse. Pippo Baudo spesso andava a simpatie. Amanda Lear fondava i suoi giudizi subendo l’influenza della componente estetica. Il look, lo stile, le movenze. Ognuno aveva la sua specificità».
Wonder Woman a parte, altri concorrenti l’hanno stupita?
«Lo Cicero. Ha grandi doti di spettacolo, sa intrattenere il pubblico, ha voglia di mettersi in gioco. E poi, ha un’agilità sorprendente!».
Sa che quest’anno corre l’anniversario della sua partecipazione all’Isola?
«Sono trascorsi dieci anni, lo so».
Sa che l’Isola tornerà? Stavolta sulle reti Mediaset.
«Ma dai? Avevo sentito qualche voce, ma non sapevo dell’ufficialità».
Si ricorda di quel periodo?
«Eccome. Vedi, nella mia carriera, l’Isola ha costituito uno spartiacque. C’è un prima e c’è un dopo Isola, mettiamola così».
Si spieghi meglio.
«Prima dell’Isola, lavoravo molto bene come modello. Ho iniziato a farlo quando, per mantenermi, caricavo e scaricavo i camion a Bilbao. Già a quell’epoca, cominciavo a studiare da attore. Lo preciso perché, talvolta, mi capita di leggere che avrei iniziato a studiare recitazione dopo la partecipazione al reality. Non è così. Avevo già un mio insegnante di recitazione e mi ero messo a studiare».
Dopo l’Isola, che cosa è cambiato?
«In Italia, non ho più potuto fare il modello. Ero diventato un personaggio troppo riconoscibile. Ho fatto però il testimonial. Una cosa diversa, che puoi fare saltuariamente. Mi sono inventato nuove strade. Ho colto proposte interessanti, come La signora delle Camelie, con Francesca Neri. Ho partecipato a fiction, film. Ho cantato. Ora faccio molto teatro».
Il teatro è una dimensione soddisfacente?
«Il teatro garantisce emozioni a chilometro zero. Sei a contatto diretto col pubblico. È anche molto faticoso. Ti porta a viaggiare spesso. L’ultima commedia interpretata è Tres, a fianco di Anna Galiena e Marina Massironi. Un successo. Sono davvero soddisfatto».
Fare teatro porta a essere snob nei confronti delle altre forme d’espressione?
«Al contrario. Ti fa capire quanto un attore debba essere completo. Dunque non snobbo la tv. E nemmeno il web, se la proposta è interessante».
Di recente, ha lavorato per il web?
«Ho partecipato a Dark Resurrection, un fan movie ispirato a Guerre Stellari. L’ho fatto a titolo gratuito, perché mi stimolava l’idea di confrontarmi con giovani moviemaker talentuosi e con progetti interessanti. Andatevela a cercare, su YouTube».
Spesso ha dichiarato di amare la fantascienza.
«Adoro la fantascienza. Peccato che in Italia le “sci-fi” non siano prodotte e ci si affidi al mercato americano».
Il web è un’opportunità in più per aspiranti moviemaker? Un po’ come i reality, un tempo, per la tv.
«Il web ha potenzialità enormi. Ma può anche essere dispersivo. Deve essere usato con giudizio. È un mondo scandito da una forte settorialità. Può scatenare anche istinti primari un tempo sopiti. Nel senso che, se cerchi violenza o sesso estremo, sul web ce li hai a portata di mano. Preferisco quando gli ingredienti sono miscelati in una narrazione ampia e completa».
Il web è arrivato e la tv è cambiata.
«Molto cambiata. Introducendo anche novità interessanti. Ho seguito In Treatment con grande attenzione».
Ecco. Prenda in mano il telecomando. Faccia un po’ di zapping e ci dica che cosa preferisce guardare.
«Guardo volentieri tutti i telegiornali e le fonti di informazione. Sono appassionato inoltre di documentari. Prevalentemente di biologia e natura».
Quando, invece, cambia canale?
«Quando ci sono i talk show politici. Un genere troppo inflazionato. Mi hanno stancato. Non amo vedere le persone che si parlano addosso».
In Spagna e nei Paesi Baschi, lo spazio televisivo dedicato alla politica è inferiore?
«I politici spagnoli non sono migliori di quelli italiani, intendiamoci. Ma la tv italiana, sui talk di quel genere, a volte ci marcia».
Il momento migliore e quello peggiore da lei vissuto nella tv italiana.
«L’Isola, ovviamente. Ha rappresentato uno shock sia in positivo, sia in negativo. Ero partito senza aspettative, non credevo di raccogliere tante emozioni tutte assieme».
La rifarebbe oggi, se glielo domandassero?
«No. Ora la mia strada si è evoluta. Ci sono tanti progetti nuovi».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Sergio Muniz)