Pubblicato il 29/04/2014, 11:34 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA – NON BASTA LA SPENDING REVIEW PER LA RAI, BISOGNA VENDERE QUALCOSA

Il Governo Renzi chiede 150 milioni di euro dal canone Rai, così i tagli previsti dal Dg Gubitosi non basteranno più e bisognerà intervenire su alcuni asset.meta name=”news_keywords” content=”il messaggero, rai, cda, asset

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 9, di Claudio Marincola.

Cda Rai: i tagli non bastano, asset da rivedere

Vendere le torri alte oltre 50 metri, quelle che portano il segnale nelle case degli italiani? Oppure cedere quote d’azienda o di singoli canali, come suggerisce qualcuno? O ridurre la produzione di cinema e fiction, cosa che il ministro dei Beni culturali Franceschini ha chiesto di evitare a qualsiasi costo? Viale Mazzini si trova dinanzi a un bivio. Tagli e sforbiciate questa volta non bastano più. I 150 milioni cash che il governo con il decreto Irpef tratterrà dal canone non lasciano margine a trattative. È tutto già deciso. «L’azienda dovrà ridisegnare il suo perimetro, cambiare pelle», lascia intendere chi conosce le intenzioni del dg Gubitosi e prova ad anticiparne le mosse. La relazione del dg oggi In Cda non conterrà un elenco dettagliato delle cosiddette «aree di rendita» dove intervenire, come è già accaduto in passato (risparmiando circa 200 milioni). Giacché l’accorpamento delle sedi regionali o la cancellazione dei canali tematici non basterebbero. «I benefici si fa notare nei corridoi di viale Mazzini si spalmerebbero nell’arco di più anni, qui i 150 milioni servono subito».

I DUBBI DEI CONSIGLIERI Il Cda solleverà obiezioni circa l’incostituzionalità del decreto già pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Certo. L’ufficio legale ci sta lavorando. Vero anche questo. Ma nell’attesa il piano «B» è diventato il piano «A»: ipotesi di intervento della Cassa depositi e prestiti e ipotesi vendita di RaiWay, un piccolo colosso che mette insieme 2.300 postazioni, 23 sedi operative, 600 dipendenti e 1.800 strutture. Il momento è critico: i ricavi del gruppo hanno registrato nel 2013 una flessione di 38 milioni di euro rispetto al 2012. La pubblicità è in fase recessiva. Le tante Cassandre che si aggirano intorno alla Rai evocano il collasso del servizio pubblico greco iniziato con un «prelievo forzoso».

LA LETTERA La situazione però è diversa: il bilancio 2013 si è chiuso con un attivo di 5 milioni di euro. L’attuale management ha rimesso i conti in ordine; ridotto il costo del lavoro; investito nella digitalizzazione, investimenti che nell’esercizio in corso non verranno toccati. Stesso dicasi per i concorsi, comunque espletati. Il sindacato Usigrai intanto è pronto a mobilitarsi il prossimo 8 maggio contro «un atto che ha profili di illegittimità». «L’unico modo concreto per parlare di Rai sostiene il segretario Vittorio Di Trapani è farlo in un’ottica di riforma del sistema, a partire dai criteri di nomina dei vertici». Guglielmo Rositani, in qualità di “consigliere anziano” ha inviato una lettera ai parlamentari della commissione di Vigilanza per «bloccare l’anomalo provvedimento governativo». Il canone, secondo Rositani «è un’imposta di scopo», vincolata perciò agli adempimenti degli obblighi del servizio pubblico». E c’è chi dietro la lettera di Rositani vede un’iniziativa condivisa anche più in alto.