Pubblicato il 12/03/2014, 14:02 | Scritto da La Redazione

J-AX: «QUELLA VOLTA CHE MI CHIAMÒ MARIA DE FILIPPI»

Scelto come “coach” per rappresentare il rap, l’ex Articolo 31 ha raccontato a TVZOOM i motivi che lo hanno spinto a partecipare a “The Voice”, svelando alcuni retroscena.meta name=”news_keywords” content=”<j-ax, the voice, piero pelù, raffaella carrà, maria de filippi>”

Senza Cocciante, The Voice rinuncia a un po’ di classe, ma con l’innesto di J-Ax, probabilmente ne guadagna in appeal. Soprattutto verso i più giovani, si sa che il rap, l’hip-hop, le rime stradaiole sono pane quotidiano delle nuove leve. Che poi, a dirla tutta, J-Ax non è un rapper, o meglio, non è solo un rapper. Il rap però costituisce un elemento fondamentale della sua creatività e della sua carriera. Il rap, in altre parole, è una virgoletta rosa sulle parole “Articolo 31”.

Lei è stato scelto per far parte dei “coach” con uno scopo preciso.
«Ho accettato con entusiasmo. Da sempre il mio nome è associato al rap, anche se ho vinto dei dischi di platino con album che non sono affatto rap. Sono però fiero di rappresentare la categoria. Specie perché la tv in passato ignorava l’argomento in questione».
In passato. Ora la musica sta cambiando?
«In passato, ogni volta che si parlava di rap, la tv proponeva la solita parodia dei ragazzi che si agitano e dicono “yo”, togliendo credibilità al genere. Ora le cose stanno cambiando, per fortuna. Basti pensare alla vittoria di Rocco Hunt sul palco dell’Ariston. Per quanto mi riguarda, ricordo con piacere una telefonata di Maria De Filippi, che mi chiese di segnalare dei talenti “rap” per Amici. Da lì sono stato sdoganato come consulente ufficiale, anzi, come sindacalista della categoria».
Ci sarà qualche rappresentante di categoria nella sua squadra di The Voice?
«In squadra soltanto un concorrente dimostrerà di saper rappare. Per il resto, i partecipanti hanno background musicali eterogenei. Non tutti i rapper si fidano ancora dei talent. Ma è importante veicolare un messaggio».
Raffaella Carrà ha dichiarato: «The Voice non è un talent buonista, è un talent educato». Come si concilia con l’indole da dito medio alzato dei più giovani?
«I litigi, le polemiche televisive, hanno stufato, non credi? Sono roba noiosa. È bello emozionarsi con la musica, senza troppe costruzioni dietro».
Soprattutto perché i concorrenti si giocano una carriera possibile.
«Si giocano un’occasione importante. Poi, usciti da qui, la grossa differenza la faranno i pezzi. Il successo di un artista sta tutto nella qualità dei suoi brani».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto J-Ax)