Pubblicato il 10/03/2014, 13:32 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA: SFRECCIA IL TRENO NETFLIX E DISTURBA LE MAJOR

Vuole raddoppiare il budget sui diritti. Ma consuma gratis tutta la banda larga.meta name=”news_keywords” content=”corriere economia, netflix, pay

Rassegna stampa: Corriere economia, pagina 14, di Edoardo Segantini.

Sfreccia il treno Netflix e disturba le major

Il successo di Netflix, regina dello Svod (subscription video on demand, abbonamento ai servizi video in streaming su richiesta), comincia a dare noia ad alcuni. Innanzitutto alle major di cinema e tivù. Secondo una ricerca – scrive l’analista Augusto Preta sul Corriere delle Comunicazioni – lo Svod rappresenta il 67% delle transazioni digitali e cresce più rapidamente di tutte le altre forme di video. È la fruizione televisiva non tradizionale preferita dagli americani, con una quota di mercato del 49% e un fatturato di 3 miliardi di dollari. Negli ultimi due anni, gli abbonati ai servizi di pay tv come la mitica Hbo («Boardwalk Empire», «The Newsroom»), Showtime e Starz sono calati del 6%, contro una crescita del 4% degli abbonati Svod.

Naturalmente Netflix non è l’unica a beneficiarne: ne traggono vantaggio anche i suoi concorrenti come Hulu Plus e Amazon Prime. Negli Stati Uniti, Netflix ha superato i 30 milioni di abbonati mentre Hbo ne ha 28, Showtime 22 e Starz 21,8. La pay tv rappresenta il 60% dei ricavi degli studios. È in altre parole un signor partner che acquista i diritti di film e serie tv prodotti da Hollywood per proporli più tardi con la sua offerta on demand. Ma, oltre che partner, Netflix è diventata anche un temibile concorrente: perché, se da un lato acquista i diritti dagli studios, dall’altro produce suoi programmi originali in competizione con i canali pay e i grandi network (vedi il clamoroso successo di «House of Cards» con Kevin Spacey). Il confronto dei prezzi di abbonamento mensili è eloquente: 6,99 dollari al mese (negli Usa) per Netflix contro i 17,99 di Hbo e i 12,99 di Showtime e Starz. Per capire le grandezze di cui parliamo, il budget di Netflix per l’acquisto di diritti e la produzione di contenuti propri, oggi di 2 miliardi di dollari, dovrebbe raddoppiare nei prossimi anni.

Uno dei binari su cui sfreccia il treno di Netflix è l’uso di Internet come rete distributiva. In America, nelle ore serali, l’azienda consuma, praticamente gratis, quasi la metà della banda larga disponibile. Ma qui la locomotiva si scontra con le società di telecomunicazioni, le telco, obbligate dalle regole attuali a far pagare a tutti lo stesso pedaggio sulla rete, indipendentemente dal fatto che facciano circolare singoli vagoni o, come nel caso dei video, lunghissimi convogli. La recente decisione della Corte d’Appello di Washington ha giudicato incostituzionale questo modello di net neutrality e dato ragione agli operatori telefonici. Se la decisione verrà confermata, società come Verizon e At&t potranno bloccare i servizi che consumano più banda, come Netflix, o, più probabilmente, concludere accordi commerciali che facciano pagare la rete secondo l’effettivo consumo.