Pubblicato il 01/03/2014, 22:27 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA: BRACCIALETTI ROSSI, TRA FIABA E CORAGGIO

Stasera su Rai Uno l’ultima puntata della serie diventata un caso televisivo; intanto si prepara già il seguito mentre la rete ammiraglia della tv pubblica recupera ascolti sotto i 24 anni  
Rassegna Stampa: L’Unità, pagina 21, di Daniela Amenta

Braccialetti rossi, tra fiaba e coraggio

Si prepara già il seguito mentre la rete ammiraglia della tv pubblica recupera ascolti sotto i 24 anni

La buona notizia, per gli oltre 6 milioni di telespettatori e per le migliaia di fan sui social network, è che ci sarà un seguito, un Braccialetti Rossi numero 2. Anzi, ci sono già delle anticipazioni.
Per esempio si vocifera il «ritorno» di Davide, il ragazzino che non è sopravvissuto all’operazione e che ci ha fatto versare litri di lacrime. Sarà una sorta di fantasma, o meglio uno spirito guida per la banda del «Watanka». E ci saranno altri personaggi e nuovi baci e altre battaglie da combattere assieme per sconfiggere la malattia.
Intanto stasera su Rai Uno l’ultima puntata della prima serie, sipario momentaneo su Braccialetti Rossi con tanto di festa pop e concertino finale.
Un successo crescente: in cinque puntate lo sceneggiato tv (o meglio l’hospital teen drama, come lo definiscono gli esperti) ha polverizzato ascolti, scalato share, messo in difficoltà il resto dei palinsesti. Lo stesso braccialetto rosso, che nella storia viene messo al polso dei ragazzi durante gli interventi, è diventato un gadget alla moda, un simbolo identitario tra gli adolescenti. Per non dire dei commenti sul canale YouTube che ripropone le puntate: appassionati, amorevoli, sognanti. E tifo scatenato per i protagonisti, e lutto vero, sentito e condiviso per la dipartita di Davide detto «il bello». Segno che siamo già ben oltre il prodotto televisivo.
Com’è noto la serie racconta le vicissitudini di un gruppo di ragazzini ricoverati in ospedale e non per modesti infortuni: c’è chi infatti è affetto da tumore, chi vittima di un incidente, chi a rischio anoressia. E c’è, appunto, anche chi muore. Storie pese, insomma. E per la prima volta sdoganate dalla rete ammiraglia della Rai in prima serata. Non facile superare un tema tabù. Così come non è semplice in un mondo di Violette e di Grandi Fratelli, di Amici-Nemici e di format che esaltano l’antagonismo esasperato, la prestanza fisica e il bullismo avere a che fare con giovanissimi con le gambe amputate, i capelli a zero per la chemioterapia e che possono concedersi una corsa solo sulle sedie a rotelle.
Il contraltare è il tono di Braccialetti rossi: spesso favolistico, con trovate artificiose, al limite del cartoon. Per esempio, a raccontare le vittorie e le sconfitte di questi piccoli pazienti che diventano amici in corsia è Rocco, undicenne in coma da 8 mesi. E anche l’ospedale è quasi onirico, così perfetto, efficientissimo, perla della Sanità pubblica, popolato da medici e infermieri bravi come Doctor House e affettuosi come Santa Teresa di Calcutta. Per non dire della solidarietà che trasuda anche dalle flebo e della sceneggiatura talvolta ballerina. Ma è fiction, quindi anche il tono a tratti esageratamente posticcio si tollera. E come potrebbe essere altrimenti, come criticare semmai le avventure di una banda di bambini che combatte il male?

SPETTATORI GIOVANISSIMI
L’altro dato positivo è che Rai Uno con questa operazione si accaparra una fetta interessante di mercato «giovanile». I numeri parlano chiaro: il 17% dello zoccolo duro degli spettatori ha meno di 24 anni. Il direttore Giancarlo Leone gongola, il regista Giacomo Campiotti cammina a qualche millimetro da terra e Carlo Degli Esposti, produttore della Palomar parla con emozione di un «miracolo che ci ha permesso di superare gli steccati, i pregiudizi, gli stereotipi». Azzeccato il cast (i baby attori sono davvero bravi), azzeccata la colonna sonora con i cammeo di Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Laura Pausini, Emma e Francesco Facchinetti. Anche in Spagna, dove la serie è nata sull’onda dell’autobiografia di Albert Espinosa , il delirio collettivo viaggia spedito tra il piccolo schermo e il web. Steven Spielberg, fiutata l’aria, ha acquistato i diritti della mini serie per l’America. E c’è un altro aspetto della faccenda, il più importante. Braccialetti rossi è seguito anche negli ospedali, quelli veri, dove bambini veri, in carne ed ossa, combattono draghi giganteschi. E che all’improvviso non sono più invisibili, ma i coraggiosi fratelli e sorelle della super tribù del «Watanka».