Pubblicato il 25/02/2014, 19:03 | Scritto da La Redazione

ROBERTO RUSPOLI: «REAL TIME SI AVVICINA ALLA TV ANGLOSASSONE, PER QUESTO MI FA SENTIRE A MIO AGIO»

TVZOOM ha incontrato il conduttore di “Fuori Menù”, che ritorna su Real Time ogni martedì alle 22.10 per raccontare le sfide di due coppie di chef amatoriali, alle prese con la realizzazione di una “cena perfetta” e con le dinamiche della gestione di un ristorante.meta name=”news_keywords” content=”roberto ruspli, real time, fuori menù, sebastiano rovida

Facciamo due conti. L’abbuffata sanremese è già un pallido ricordo. Stando ad alcuni commenti sui social network, è stata un’abbuffata che ha provocato un’indigestione, rimediabile solo con una buona dose di bicarbonato catodico, provocante funzioni fisiologiche simili a quelle di Fantozzi dopo aver tracannato litri di acqua Bertier.
Rachida ha levato le tende da Masterchef. Tuttavia il suo fantasma aleggia ancora sulle tavole degli italiani. Come detto da qualcuno: ci seppellirrà tutti.
Che cosa resta per rinfrancar gli appetiti televisivi? Per esempio, il ritorno di Fuori Menù, ogni martedì alle 22.10 su Real Time. Gli elementi sono gli stessi dell’anno scorso: 2 coppie di chef amatoriali si sfidano con a disposizione 2 ore per cucinare, 90 minuti per servire e 20 commensali affamati pronti a giudicare.
A fare gli onori di casa, Roberto Ruspoli, spalleggiato da Sebastiano Rovida nei panni di sous-chef agli ordini degli aspiranti cuochi.
Il format piace perché è giocoso. Non si prende mai troppo sul serio e mette i concorrenti alla prova con un mortale nemico dell’umanità: il tempo.
Ruspoli, pittore per vocazione, conduttore tv per intenzione, si diverte un mondo: «Real Time ha attinto molto dalla cultura televisiva anglosassone e io, culturalmente formato a New York, sono davvero a mio agio», dice.

Partiamo dalla forma: rispetto all’anno scorso, qualcosa è cambiato?
«Il format segue la falsariga della stagione scorsa. Gli aspiranti chef si sfideranno su tutto ciò che concerne un’autentica gestione di un ristorante. Saranno i commensali stessi a giudicarli, indicando alla fine della sfida quanto sono disposti a pagare per la cena preparata. Rispetto all’anno scorso, è cambiata la location e l’impianto scenografico. In più, quest’anno, ogni coppia di chef sarà presente per giudicare la cena organizzata dalla coppia avversaria».
Anche quest’anno, vi sarete trovati di fronte a un’umanità variegata, quanto a concorrenti…
«Quest’anno forse i concorrenti sono ancora più simpatici».
Qualcuno l’ha colpita più di altri?
«Durante la prima puntata, si vedrà una nonnina di origine argentina davvero brava e ricca di peculiarità. Ma non voglio rovinarvi la sorpresa. Ho riscontrato però maggiore abilità ai fornelli».
Chissà, forse è anche merito dell’inflazione di cooking show. La gente li guarda e, da casa, impara.
«Se fosse così, ben vengano. Non so come si siano intrattenuti a casa i concorrenti prima di venire in trasmissione. Però, un conto è saper cucinare un buon piatto. Un conto è gestire le dinamiche di un ristorante, con tutte le incognite del caso. Soprattutto, avendo l’obbligo di preparare una cena soddisfacente con un tempo preciso a disposizione».
Che cosa capita, in quel caso?
«Beh, spesso subentra il panico».
Subentra a cadenza ricorrente?
«Di solito, dopo la prima ora di gioco. Quando si inizia a comprendere che, tra i propositi iniziali e la loro effettiva realizzazione, c’è una bella differenza».
Lei, Ruspoli, nella vita è un artista. Condurre format che hanno la tavola al centro della scena, penso anche al successo di Cortesie per gli ospiti, ha destato la sua attenzione personale per i fornelli?
«A dirla tutta, la cucina non è mai stata al centro dei miei pensieri. Ora le cose stanno cambiando. Inizio a comprendere le ricette più complesse. D’altra parte, ciò che facciamo ci influenza inevitabilmente, no?».
Appunto. Dunque mi conceda una domanda intrisa di retorica. C’è qualche legame tra la creazione artistica e la conduzione di un format tv?
«Entrambi i processi realizzativi si pongono un unico scopo: comunicare. In entrambi i casi, utilizzo me stesso per mettermi al servizio di qualcosa. Quello che cambia, sono il linguaggio e i contenuti. Il mestiere di pittore ha una cifra poetica poco adatta alle esigenze di mercato. In tv, la formula parte da presupposti differenti. Ma Roberto Ruspoli rimane Roberto Ruspoli».
Quando dipinge decide lei, quando conduce in tv si mette nelle mani di una produzione complessa.
«A volte è bello diventare un colore nelle mani di qualcun altro. Anzi, sa che cosa le dico?».
Dica.
«Quando lavoro nel mio studio in solitudine, mi astraggo dalla realtà. Lavorare in tv mi ha avvicinato al mondo reale. Sembra un paradosso dirlo, perché la tv non sempre è realtà. Eppure è così».
Dopo il successo di Cortesie per gli ospiti, in tanti le avranno chiesto di scrivere un galateo.
«Non ho mai preso in considerazione l’idea. Se decidi di scrivere qualcosa, significa che quel qualcosa nasce da un’urgenza interiore quotidiana. Io non mi sveglio alla mattina con il pensiero di apparecchiare la tavola (ride, nda). E poi, il galateo è materia già trattata da molti. Senza contare che oggi, nella maggior parte dei casi, più che pensare a regole sovrastrutturate di buone maniere, bisognerebbe impossessarsi nuovamente delle basi, dell’ABC».
Pensa mai a un’evoluzione della sua carriera televisiva?
«Real Time è una dimensione che mi soddisfa molto. Mi piace la sua freschezza. Culturalmente, mi sono formato a New York, Real Time conserva tratti affini al mondo televisivo anglosassone. Per il futuro, vorrei continuare a sperimentare più forme di comunicazione possibili. Continuando la mia crescita personale».
Niente etichettature, dunque.
«Ho smesso di schematizzare. E ho iniziato a vivere».
Una curiosità: in generale, che cosa le piace del mondo tv anglosassone?
«Adoro l’umorismo inglese, perché ha tratti surreali. Il surreale è la leva con cui si può affrontare qualsiasi argomento, mantenendosi ironici, distaccati e leggeri. Spesso, nella tv generalista italiana, ci si confronta con un perbenismo manierista eccessivo, persino ipocrita. Nei programmi inglesi invece si riescono a dire cose anche molto toste, e il pubblico ha i mezzi per comprenderle. Senza scadere nel trash, beninteso, che nelle nostre generaliste non manca. Per questo Real Time mi piace. Presenta quei tratti di freschezza che altre realtà non hanno».

Gabriele Gambini

(Nella foto Roberto Ruspoli)